Innovazione, dalle parole ai fatti

Pubblicato il 25 Gen 2012

bevilacqua70

Si susseguono le iniziative e gli appelli affinché l’Italia adotti finalmente un’agenda digitale. La più recente e certamente autorevole indicazione viene dall’Autorità garante delle Comunicazioni (Agicom) che ha presentato al Governo un appello per introdurre gli obiettivi dell’Agenda Digitale nel decreto sulle liberalizzazioni, evidenziando il colpevole ritardo dell’Italia, unico fra i paesi industrializzati a non averla prevista in modo formalizzato. L’iniziativa ha trovato molteplici consensi fra cui quello del presidente di Confindustria Digitale, Stefano Parisi, che si è detto disponibile a collaborare e mettere a disposizione proposte per rapidi cambiamenti nella scuola, nella sanità, in altri servizi della pubblica amministrazione, nell’e-commerce e nello start up di nuove imprese.

Dalla stessa Agicom vengono proposte concrete come la promozione di reti Tlc di nuova generazione semplificando le procedure amministrative e favorendo la condivisione dei lavori di scavo fra fornitori di diversi servizi, la creazione di un ambiente favorevole alla circolazione di contenuti digitali e la promozione di transazioni online, lo sviluppo della moneta elettronica grazie a tecnologie per lo sviluppo dei pagamenti in mobilità. Indica inoltre come condizione per un’Italia digitale l’impegno per migliorare le conoscenze informatiche dei cittadini e l’incoraggiamento per le imprese all’uso di internet, anche attraverso incentivi fiscali, corsi agli anziani, programmi Rai dedicati.

Proposte dagli Stati Generali dell’Innovazione

L’indicazione di otto azioni prioritarie per l’innovazione proviene anche dagli Stati Generali dell’Innovazione, iniziativa che punta a mettere in contatto tutti gli stakeholder che lavorano per un cambio effettivo della politica dell’innovazione.
Il primo incontro, a fine novembre, ha riunito rappresentanti di Pmi e professionisti, grandi imprese Ict come Ibm, Hp e Cisco, organizzazioni e associazioni come Formez, Cnipa, Anci, Upi, con l’adesione di circa 100 associazioni, università e centri di ricerca. L’attività si è articolata su quattro temi (creatività e conoscenza condivisa; inclusione digitale; innovazione per lo sviluppo; open government). Ciascuno di questi ha prodotto l’indicazione di due azioni prioritarie da sottoporre al governo. Fra queste: il modello delle smart cities; la messa in rete della filiera dell’innovazione (università, impresa, credito, territorio); il rilancio del percorso verso l’open government; la pubblicizzazione dei dati della Pa in formato aperto; una “call” per l’innovazione digitale che promuova la competitività del made in Italy e delle Pmi. L’ultima azione ha l’obiettivo di riqualificare l’industria italiana dell’Ict e favorire un’iniezione di tecnologie digitali e di nuove tecnologie per aprire i mercati internazionali alle nostre Pmi e per accrescere la competitività delle filiere forti del made in Italy.
A valle dell’evento di novembre, gli Stati Generali dell’Innovazione hanno creato una consulta permanente che sta raccogliendo altre adesioni e che si riunirà entro febbraio. Anche in questo caso le adesioni sono trasversali: si va da Roberto Reggi, vicepresidente dell’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) con delega alle infrastrutture e Fabio Melilli, presidente del Consiglio Direttivo dell’Upi (Unione delle Province d’Italia), a parlamentari di diversi schieramenti come Vincenzo Vita, Paolo Gentiloni, Linda Lanzillotta, Paolo Palmieri, Flavia Perina, ad associazioni (Assodigitale e Forum Pa), a singole personalità come il presidente dell’Istituto per le politiche dell’innovazione, Guido Scorza, il direttore generale di Vega Park, Michele Vianello, il presidente dell’Associazione dei parchi scientifici e tecnologici, Alessandro Giari. “Al momento della prima iniziativa di novembre non è stato possibile identificare un interlocutore nel governo Monti appena insediato – sostiene Flavia Marzano, presidente degli Stati Generali dell’Innovazione -. Questa mi sembra la prima criticità da sciogliere con la prima consulta di febbraio”.

Chi guiderà l’Agenda digitale?

Tante buone idee, per essere messe in atto e superare le immancabili resistenze devono prevedere responsabilità e referenti precisi a livello di governo, anche se la problematica dell’innovazione è ovviamente trasversale. Servirà un sottosegretario che possa fare da raccordo fra innovazione nella pubblica amministrazione, nelle imprese, nell’università e ricerca, come sembra auspicare Flavia Marzano? O, come Agicom propone, una cabina di regia gestita dal ministro dello Sviluppo Economico che coordini e renda trasparente l’azione dei vari attori coinvolti (Governo, Regioni, Enti locali, Autorità)?
Quando andiamo in stampa sembra di capire che il governo voglia affidare il coordinamento dei progetti di innovazione tecnologica al ministro dell’Istruzione e della Ricerca Francesco Profumo, mentre il ministro della Funzione Pubblica e Semplificazione, Filippo Patroni Griffi, gestirà le iniziative rivolte alla pubblica amministrazione e il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, si occuperà invece di infrastrutture. Sarà lui a dover trovare i fondi per la larghissima banda e riuscire nell’impresa di mettere d’accordo i soggetti coinvolti?
Profumo per parte sua ha dichiarato esplicitamente che si occuperà dei progetti per lo sviluppo della scuola digitale, ma anche di smart city, open data e e-government, in collaborazione gli altri due ministeri.
Per ora stanno anche circolando le bozze del decreto semplificazione che seguirà quello delle liberalizzazioni con precisi impegni sui tempi di definizione dell’Agenda. Nello stesso decreto sarebbero indicati impegni per la realizzazione delle infrastrutture per le smart communities, la promozione degli open data, il potenziamento dell’e-government, la promozione della diffusione di architetture di cloud computing per le attività e i servizi delle pubbliche amministrazioni. Forse, questa volta, qualcosa si muove!

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