Per quasi tutte le famiglie italiane “l’Enel” è “quella della bolletta della luce”, un’entità che periodicamente si materializza presentando il conto, appunto, dell’energia consumata per la vita quotidiana. Ma per chi, nel commercio o nell’industria, usa l’energia per lavorare e produrre, il discorso cambia e il fornitore di energia va considerato alla stregua di ogni altro fornitore di una materia prima da reperire alle migliori condizioni possibili entro un’offerta che oggi ha preso la forma di un mercato tra i più liberalizzati d’Europa. Il ‘caso’ che presentiamo riguarda appunto la possibilità data dall’It di migliorare il procurement dell’energia a vantaggio di utenti e fornitori grazie alla gestione intelligente della rete di distribuzione.
Fino ai primi anni ’90 Enel ha operato in regime di monopolio e ha svolto un compito vitale per lo sviluppo del Paese, varando anche una strategia di diversificazione dell’offerta. Poi la situazione è cambiata e nel 1999 l’Ente ha dovuto confrontarsi con il nascente libero mercato. Cedute le attività ‘non-core’ (acqua e Tlc), la rete di trasporto, molte centrali di produzione e il patrimonio immobiliare, oggi Enel è un gruppo formato da una decina di società che totalizza quasi 80 miliardi di euro di fatturato (compreso il settore del gas naturale), dà lavoro a più di 80 mila dipendenti, ha un’ampia presenza internazionale (Russia ed Est Europa, Francia e Spagna, Usa, Canada e Sud America i mercati principali) e un ricco patrimonio tecnologico. E soprattutto, e siamo al nostro ‘caso’, è una realtà che affronta il mercato dei servizi con una dinamica visione del business e avanzati strumenti per supportarla.
Tutti conosciamo il contatore elettronico, lo strumento che a partire dal 2001 è entrato in ogni casa ed è il terminale dell’Automatic Meter Management System (Amms), il sistema che, con 43 milioni di utenze, 30 in Italia e 13 in Spagna, è la più grande ‘intelligent grid’ che sia stata ad oggi realizzata nel mondo. Raccogliendo informazioni in tempo quasi reale sul consumo di ogni singola utenza e inviandole a un punto di controllo centrale, l’Amms permette di gestire in modo ottimale la fornitura dell’energia su un’area che dalla Puglia alle Isole Canarie copre due fusi orari. Ogni sottorete di bassa tensione riceve la potenza al momento necessaria e compensando i picchi e i cali di un consumo per sua natura molto variabile si economizza al massimo possibile la produzione e soprattutto l’acquisto di energia. Non è poco, ma non è tutto.
Come ci spiega Stefano Gobbato, responsabile dell’Information Center di Amms Endesa, Eon, Hera presso Enel Servizi Ict, “In Italia, come altrove, c’è un mercato dell’energia. È un mercato in tempo reale [tanto che si parla di ‘trading’, come per il mercato finanziario – ndr] e l’energia che compro o vendo in una data fascia oraria non vale come quella che tratto in un’ora diversa. Spingendo i consumi in certe fasce piuttosto che in altre possiamo proporre contratti che avvantaggiano i clienti e migliorare la qualità del servizio”. AItro aspetto importante è la gestione della produzione in una politica di fornitura che oggi punta a impianti di media taglia possibilmente basati su fonti rinnovabili (eolica, fotovoltaica, geotermica e soprattutto idroelettrica) decentrati sul territorio. “La rete in se stessa assorbe energia – ricorda Gobbato – e se posso modulare i
consumi sfruttando l’energia prodotta localmente è un vantaggio per tutti”. Il punto di partenza di questi progetti è, ovviamente, la trasformazione dell’enorme quantità di dati relativi ai consumi degli utenti (le “curve di carico”) fornite dalla rete Amms in precise informazioni. Si tratta di creare una soluzione di analisi e reportistica che, come spiega Gobbato, pur partendo dall’esperienza fatta ad uso interno in Italia, possa essere proposta da Enel Distribuzione sul mercato internazionale come software di complemento alla vendita dei contatori elettronici.
Un punto fermo di questo lavoro, che è al momento in fase di sviluppo con il testing di soluzioni alternative per la scelta del database (i requisiti del quale saranno essenzialmente la capacità di trattare dati rigidamente strutturati in grandi volumi e a grande velocità), è la piattaforma di analisi e reportistica, per la quale si è optato per Jasper Server 4.5, di Jaspersoft. I motivi dichiarati da Gobbato sono soprattutto due: la facilità di ‘drill down’, che permette di passare rapidamente da un’analisi di sommario a una di dettaglio all’interno di uno stesso report, senza cioè dover chiudere un’operazione per lanciarne un’altra, e la flessibilità della presentazione. Le analisi svolte con Jaspersoft possono infatti produrre report configurabili con facilità in decine di formati diversi e supportano differenti linguaggi, in modo da potersi adattare ai bisogni di utenti finali di diverso livello in diversi paesi. Una dote che, nell’ottica di commercializzazione internazionale di cui si è detto è particolarmente preziosa. “Noi cerchiamo infatti – conclude Gobbato – di anticipare quelle che possono essere le esigenze dei clienti che abbiamo e che potremo avere per trasformare i loro dati in informazioni utili a supportare le loro decisioni”.