Dalle principali ricerche di mercato risulta che quasi la metà dei comuni italiani con oltre 40mila abitanti abbia avviato negli ultimi 3 anni almeno un progetto di Smart City basandosi prevalentemente sul nuovo paradigma tecnologico dell’IoT, sfruttando in particolare il ruolo abilitante delle Wireless Sensor Network (reti di sensori in grado di prelevare dati dall’ambiente circostante e di comunicare tra loro).
Eppure, la sensazione è che si tratti molto spesso di progetti sperimentali isolati dai quali è ancora molto difficile estrarre quella massa critica di conoscenza ed esperienza che faccia da reale volano allo sviluppo di nuove ‘città intelligenti’. Ne abbiamo parlato con Andrea Viganò, Responsabile Business Development e Offering di Italtel, azienda che in collaborazione con altri partner, primo fra tutti Cisco, ha contribuito a costruire da zero quella che potremmo a tutti gli effetti considerare la prima vera Smart City della storia: Expo 2015.
“Si tratta della prima realizzazione di una Smart City che passa da esperienze prototipali ad una vera e propria città intelligente da 250.000 abitanti”, commenta a tal proposito Viganò. “Ma fuori dai confini di Expo la realtà è decisamente differente; in Italia abbiamo migliaia di Comuni di dimensioni molto piccole che non solo devono fare i conti con scarse disponibilità economiche ma anche con barriere infrastrutturali, architetturali e tecnologiche; sarà necessario ‘spendere’ molti anni per la loro evoluzione”.
Ed è forse questa la ragione primaria per cui le Smart City ancora faticano a decollare e, laddove si cerca di ‘sperimentare’ qualcosa, lo si fa prevalentemente nell’ambito del trasporto pubblico e dell’illuminazione intelligente. “Il valore di Expo è comunque innegabile”, aggiunge Viganò: “Ha rappresentato un vero modello grazie al quale si è riusciti a portare i cittadini verso le tecnologie, non viceversa: si è costruita un’intera città sulle tecnologie, dopodiché la si è popolata ‘educando’ il cittadino all’utilizzo dei servizi tecnologici nel modo più efficace. È ovvio che un tale scenario non è replicabile nella vita reale, i vincoli che si presentano nell’introduzione delle tecnologie in scenari già esistenti e consolidati sono decisamente più complessi da superare. Non si tratta solo di modificare le abitudini dei cittadini ma di adeguare un intero impianto cittadino (infrastrutture, connessioni di rete, sicurezza dei dati, controllo in real-time, ecc.)”.
La capitalizzazione dell’esperienza maturata grazie ad Expo, insieme allo sviluppo di una piattaforma IoT che facilita l’aggregazione, la conservazione e l’analisi dei dati provenienti dagli oggetti distribuiti nelle aziende o nei Comuni, di fatto consente oggi ad Italtel di giocare un ruolo importante in determinate aree tematiche, tipiche delle Smart City: monitoraggio dei consumi energetici e della continuità di servizio; telegestione di luci ed impianti; sistemi di comunicazione ed identificazione per i sistemi di videosorveglianza e sicurezza; monitoraggio infrastrutturale degli asset dei Comuni e delle aziende municipalizzate, solo per fare qualche esempio.
“Ci siamo aggiudicati un bando di gara, per la realizzazione di una piattaforma unica e centralizzata di gestione dei dati nonché della realizzazione dell’infrastruttura di connettività a banda larga nei Comuni di Monza a Varese per poter veicolare alcuni servizi di assistenza remota ai cittadini nel loro rapporto con gli enti locali, le aziende sanitarie, gli ospedali”, racconta in chiusura Viganò. “In questo progetto si esprime al meglio l’IoT perché è grazie alla sensoristica e ai wearable device (nonché all’infrastruttura sottostante) che il cittadino riesce a trarre reale beneficio e valore dai servizi pubblici. Il progetto di Monza e Varese esprime una importante evidenza per il nostro Paese con la banda larga si possono offrire servizi digitali per i cittadini, le aziende, gli enti locali in grado di rendere ‘smart’ la città”.