Antonio Meucci. Se in Italia, terra di grandi artisti e scienziati, si potesse eleggere un solo personaggio come simbolo del Paese, io sceglierei sicuramente Meucci, il padre delle moderne telecomunicazioni, ma anche colui che si è fatto ‘soffiare’ il brevetto del telefono, e la conseguente fama, dall’americano Bell.
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La situazione attuale della digitalizzazione dell’ambito amministrativo mi fa temere una nuova possibile beffa all’ingegno italiano, un nuovo caso Meucci-Bell: ma questa volta rischiamo di parlare di 60 milioni di Meucci e la globalizzazione (i vari Amazon e AliBaba) ci insegna che potrebbe essere troppo tardi. E sarebbe davvero un peccato per un popolo di artisti e di scienziati come il nostro.
Dalla legge Bassanini al CAD, dal ‘Ministero dell’Innovazione e Tecnologie’ di Lucio Stanca alla trasposizione italiana dell’Agenda 2020 Europea fino a una delle più evolute leggi sulla privacy, l’Italia ha avuto un inizio del nuovo millennio brulicante di idee avanzatissime e, sulla carta, meriterebbe il titolo di “best in class” in Europa.
Quando però consulto il sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale dedicato all’avanzamento della trasformazione digitale, provo un senso di disperata tenerezza per questo mio amatissimo Paese: meno del 6% delle amministrazioni pubbliche (per i servizi anagrafici nessun capoluogo di Regione e solo una amministrazione regionale, la ‘solita’ Emilia Romagna) e, di conseguenza, solo 2 milioni di cittadini hanno aderito allo SPID, Sistema Pubblico di Identità Digitale, nato come strumento al servizio del cittadino ma che, al momento, non evita le file negli uffici del Comune.
Se potessi muovere una richiesta al prossimo governo del nostro Paese, da Chief Information Officer ma anche da cittadina italiana, so bene cosa chiederei: semplicità e controllo.
Una semplicità vera, non una “semplificazione”. Questa parola è stata affiancata a innumerevoli decreti che introducono, ad esempio, una norma sulla trasmissione telematica degli incassi che, nel tentativo di utilizzare strumenti tecnologici sofisticati, riporta il Paese indietro di 30 anni nelle infrastrutture della Grande Distribuzione Organizzata italiana.
Chiederei una semplicità vera, che possa risolvere la ‘fatica di vivere’ del cittadino italiano che continua a fare la fila alla Posta nonostante le ‘trasmissioni telematiche’.
Ed il controllo. Quando i risultati della trasformazione digitale delle amministrazioni pubbliche si manifestano con bug, siti in down per giorni o con una pessima user experience, non mi chiedo tanto chi siano i “colpevoli” a livello istituzionale. Piuttosto è interessante capire con quale criterio si decida di affidare a livello operativo questo importante tassello della digitalizzazione e come poi si vada a controllare la giustezza dell’operato.
Mio caro “governo che verrà”, noi CIO delle aziende private abbiamo già il nostro gran da fare per svegliare la coscienza digitale di un management spesso troppo lontano dalla tecnologia. Tutto quello che facciamo, lo sforzo del nostro lavoro quotidiano è rivolto spesso ai vostri stessi interlocutori, quei cittadini che vivono in un Paese ancora basato su carta, raccomandate, uffici postali, code negli uffici comunali.
Per questo motivo, da CIO e da cittadina, il mio appello è alla semplicità: fate in modo di essere semplici. Semplici quando pensate, quando agite e quindi quando legiferate. Perché una vera trasformazione digitale di un Paese non passa solo tramite lo SPID: ha bisogno anche di un assetto legislativo e fiscale ‘smart’, efficace ed efficiente. La versione finale di ogni decreto o legge dovrebbe passare al vaglio di un esperto avente il compito di valutare quanto quella disposizione è in linea con un Paese che vuole essere moderno, ruolo che può essere ricoperto dall’Agenzia Digitale, ad esempio.
E fate in modo di misurarvi solo per quello che avrete fatto davvero per la trasformazione digitale di questo Paese, non per quello che avrete immaginato potesse essere.
L’Italia merita di avere un futuro da protagonista nel mondo digitale perché gli italiani continuano ad avere grandi idee: viva Meucci e il fondo statale Industry 0.0 che gli avrebbe consentito di provvedere a registrare il suo brevetto!