Il 2017 è stato un anno di ulteriore crescita del mercato digitale in tutti i maggiori Paesi, compresa l’Italia, grazie alla consapevolezza ormai diventata convinzione comune che l’innovazione digitale sia il motore fondamentale di crescita, di competitività e di produttività delle imprese e delle Pubbliche Amministrazioni, inducendo queste ultime a superare un generico approccio alla trasformazione digitale, spesso ideologizzata, verso misure più concrete focalizzate su specifiche aree, in primis quelle delle nuove competenze o del reskill di quelle obsolete.
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Digitale e innovazione sono concetti sempre più simbiotici anche nelle visioni e nei programmi dei Governi europei con particolare riguardo alla digitalizzazione dei processi della Pubblica Amministrazione.
Valga per tutti l’esempio del Governo francese che nel Grand Plan d’Investissement 2018-2022, presentato lo scorso ottobre, prevede finanziamenti all’innovazione per 57 miliardi di Euro sull’arco di 5 anni e ne destina 9 miliardi alla digitalizzazione dell’apparato dello Stato (Construire l’Etat de l’Age numerique).
In Italia gli ultimi Governi hanno posto un’attenzione maggiore rispetto al passato all’obiettivo di rendere più efficiente l’apparato della Pubblica Amministrazione.
L’Agenzia per l’Italia Digitale ha svolto negli ultimi anni un lavoro importante dando una struttura ordinata e coordinata a una serie di azioni che hanno smosso le acque stagnanti degli anni precedenti. E, tuttavia, i risultati ottenuti sono ancora insufficienti per diverse ragioni: dagli ostacoli posti dalla burocrazia, alla lentezza con cui nel nostro Paese l’individuo digitale si trasforma in un cittadino digitale, ma anche e soprattutto da una scarsa priorità posta dal mondo politico a questo obiettivo. E forse anche dall‘interpretazione troppo tecnica e meno strategica data al proprio ruolo dal Commissario per la Digitalizzazione.
Ma il digitale avanza in tutto il mondo e la sua contaminazione richiede a Paesi in ritardo come il nostro di recuperare rapidamente questa sorta di “debito digitale sul PIL” e di avviare con velocità un piano di sviluppo e crescita che conferisca alla digitalizzazione del Paese un ruolo centrale.
Il pacchetto di policy da adottare dovrebbe a mio avviso prevedere le seguenti azioni:
- Creare un rinnovato Ministero per l’Innovazione con portafoglio (a differenza di quello presieduto in passato da Lucio Stanca) con il compito di elaborare e realizzare un Piano Digitale per il Paese, coordinando e finanziando in collaborazione con Ministeri, Enti e Regioni i grandi progetti che ne sono alla base.
L’esempio a cui rifarsi può essere ancora una volta quello francese, dove nell’ambito del Governo Macron è stato istituito un Segretariato di Stato per la Digitalizzazione, guidato da un trentatreenne, alle strette dipendenze del Primo Ministro, equiparabile per poteri ad un Ministero. - Destinare maggiori risorse finanziarie per effettuare investimenti consistenti nella digitalizzazione dei processi della Pubblica Amministrazione modificando l’approccio cost-saving ai costi dell’ICT che ha improntato le policies degli ultimi due Governi.
- Dare un ulteriore empowerment all’Agenzia per l’Italia Digitale come soggetto che sotto la guida del Ministero per l’Innovazione Digitale ha il compito di creare il quadro normativo che ne supporta la realizzazione. L’Agenzia dovrebbe inoltre avviare progetti innovativi che potrebbero successivamente essere finalizzati e gestiti dalle singole amministrazioni.
- Estendere il modello Industria 4.0 e Impresa 4.0 al settore dei servizi, riordinando in parallelo il sistema degli incentivi attualmente in essere e prevedere ulteriori incentivi alla creazione di competenze digitali rispetto a quanto già previsto nel Piano 2018.
- Rendere pressoché gratuiti i servizi e i documenti digitali ai cittadini e imprese e rendendo molto onerose le versioni analogiche
- Aumentare la qualità e l’usabilità dei siti delle Pubbliche Amministrazioni
Il tutto andrebbe accompagnato da un grande piano di comunicazione che oltre a informare i cittadini e le imprese sull’utilità del digitale, servisse a stimolarne l’adozione e l’utilizzo intelligente.
È sperabile, dunque, che il Governo che si insedierà dopo il 4 Marzo assuma l’obiettivo della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e del Paese come un imperativo e non come un’opzione.