Open data, casi e progetti

Di passi sugli Open data se ne stanno facendo a più livelli e l’Italia, almeno in questo campo, potrebbe presentarsi con le carte in regola al confronto internazionale. Ecco alcuni casi concreti in Piemonte e in Toscana.

Pubblicato il 04 Lug 2012

Al momento in cui andiamo in stampa, in Italia sono disponibili oltre 2700 dataset in formato aperto. L’andamento dei rilasci, da marzo 2012 ad oggi, è molto positivo con un incremento dei dataset resi disponibili in formato aperto, pari al 40%.

A testimonianza dell’impegno su questo fronte riportiamo di seguito due esempi. Il Piemonte, la prima Regione a sposare la filosofia open, oggi con Csi Piemonte è capofila del progetto europeo Open-Dai (Opening Data Architectures and Infrastructures of European Public Administrations) che si propone come obiettivo l’apertura dei dati e delle piattaforme per i servizi di eGov delle pubbliche amministrazioni e la loro migrazione su infrastrutture di cloud computing.

Firenze rappresenta invece un caso di eccellenza come amministrazione locale. Da quasi tre anni sta lavorando al proprio interno per creare le condizioni culturali e organizzative per il rilascio degli open data e ad oggi rende disponibili 230 dataset con un incremento di almeno uno al giorno. Il dato è rilasciato con un insieme di informazioni (metadato): tema, formato, responsabile dati, frequenza di aggiornamento, ultimo aggiornamento…

Open-DAI, una piattaforma europea per utilizzare la miniera degli open data

Il progetto Open-Dai, avviato nel febbraio di quest’anno e che si concluderà entro settembre 2014, prevede la realizzazione di nuovi servizi, prevalentemente destinati a dispositivi mobili, e la loro sperimentazione in più settori: dai trasporti e infomobilità alla qualità ambientale, dai servizi di localizzazione all’informazione per il turismo. Si tratta di un progetto da 3,29 milioni di euro che vede coinvolti 4 Paesi (Italia, Spagna, Svezia e Turchia) e 11 società che fanno riferimento a municipalità. L’obiettivo principale di Open-Dai è la realizzazione di una piattaforma per l’esposizione di dati pubblici in modalità open mediante l’utilizzo di architetture service oriented che renderanno più semplice e flessibile lo scarico e l’utilizzo dei dati, offrendo la possibilità di creare nuove applicazioni e servizi a valore aggiunto, sia da parte della Pubblica Amministrazione sia da parte di imprese, associazioni o privati cittadini. La piattaforma, residente su una infrastruttura di cloud computing, garantirà flessibilità, economicità di gestione e scalabilità in relazione ai volumi dell’utenza e dei dati generati.

Stefano De Capitani, amministratore delegato CSI Piemonte

“L’idea alla base degli open data, che si stanno diffondendo a macchia d’olio, è usare riserve di ricchezza come le banche dati pubbliche, che altrimenti sono inutilizzate, e immetterle nel circuito produttivo – sottolinea Stefano De Capitani, amministratore delegato di Csi Piemonte, capofila del progetto – Il problema è però aiutare le aziende a capire come utilizzare i dati, comprenderne le finalità di business e renderli fruibili anche a livello concreto. La difficoltà oggi non è dunque tanto nell’uso delle tecnologie immature, ma nel costruire soluzioni davvero alla portata anche di una Pmi che possa maneggiarli e creare applicazioni da cui trarre business”.

Ed è proprio questo l’obiettivo del progetto che va a definire un’infrastruttura che ne faciliti l’utilizzo concreto e che consentirà anche ad aziende private di costruire servizi attraverso app in parte gratuiti e in parte a pagamento, sulla base del loro modello di business.

Firenze città aperta

Lo scorso 29 febbraio è stato lanciato il portale dedicato agli opendata (http://opendata.comune.fi.it) sviluppato dal Comune di Firenze, in collaborazione con i fornitori della Rete Civica, del sistema di Risorsa Dati e del GeoPortale dell’amministrazione. La collaborazione con Wikitalia ha contribuito al processo di co-design del nuovo sito e di diffusione nei social networks. Wikitalia è un progetto rivolto soprattutto alle amministrazioni locali, sostenuto da Cisco, Microsoft e Google, il cui presidente, Riccardo Luna fondatore ed ex-direttore di Wired, è oggi impegnato in questa nuova sfida volta all’open government.

Giovanni Menduni, Coordinatore Area Programmazione, Sostenibilità e innovazione del Comune di Firenze

Le applicazioni che sfruttano dati open consentono anche al comune cittadino di utilizzare questi dati; ne è un esempio Google Earth che elabora dati georeferenziati di pubblico dominio e questo “consente a ogni utente di ricostruire la città a propria misura, individuando ad esempio i parchi giochi, le piste ciclabili, le rastrelliere per le biciclette, le fermate degli autobus…”, ricorda Giovanni Menduni, Coordinatore Area Programmazione, Sostenibilità e innovazione Comune di Firenze. Se un giornalista deve fare un servizio sulla mobilità urbana, è un altro esempio, può analizzare con Excel l’andamento dei veicoli circolanti, farne immediatamente il grafico, studiare le entrate e le uscite di mezzi di vario tipo alle barriere autostradali. Sono bene accetti i suggerimenti: “È il caso del presidente di un’associazione di ciclisti che, analizzando la mappa, ci ha fatto notare come le piste si siano sviluppate senza un disegno organico che colleghi il centro con le zone residenziali ma che si siano sviluppate in modo più o meno casuale per aggiunte successive”, esemplifica ancora Menduni. I cittadini e le organizzazioni possono suggerire dati mancanti di loro interesse. Dopo il terremoto in Emilia sono arrivate tante richieste di informazioni sulla sismicità della zona.
I dati vengono rilasciati con licenza Creative Common che consente al cittadino, all’impresa o a una qualunque amministrazione pubblica di impiegarlo o sviluppare applicazioni finalizzate alla propria attività o semplicemente definire le forme di visualizzazione.

“Fare open data non significa però tirare fuori i dati dai cassetti e metterli su Internet: a monte è necessario aver sviluppato una procedura interna e aver fatto un progresso culturale – sottolinea Menduni – Da quasi tre anni nell’amministrazione comunale viene svolto un lavoro di federazione delle risorse dati, di bonifica, di integrazione e di trasparenza”. Un lavoro reso possibile da un visione unitaria che ha migliorato l’organizzazione e la qualità dei servizi nel loro complesso. “Si tratta di un’operazione rivolta prima di tutto verso l’interno dell’amministrazione. Il possesso del dato, se non è pubblico, dà potere a chi lo detiene deresponsabilizzandolo nel suo utilizzo (non dovendo renderne conto). Ma essendo dati dei cittadini, pagati grazie ai loro contributi, chi li produce deve restituirli agli stessi avendo come unico limite la privacy, garantita dalla forma di aggregazione, e la sicurezza”.

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