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Open data nelle aziende, a che punto siamo? I dati del report Capgemini Invent

Dallo studio “Open data maturity in Europe Report 2018: new horizons for open data driven transformation” emerge che servono azioni strategiche e maggiore consapevolezza affinché le aziende vedano gli Open Data come una priorità

Pubblicato il 08 Gen 2019

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Nello studio “Open data maturity in Europe Report 2018: new horizons for open data driven transformationCapgemini Invent ha rilevato discontinuità da parte dei 28 Paesi europei (oltre a Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) nell’abbracciare la trasformazione guidata dagli open data (dati accessibili a tutti, con le sole eventuali restrizioni legate all’obbligo di citare la fonte o di mantenere la banca dati sempre aperta) e diverse scale di priorità in ciascuna nazione rispetto ai piani per implementare tale trasformazione.

Nell’edizione 2018 del report, commissionato dalla Commissione Europea nell’ambito dell’European Data Portal e coordinato da Capgemini Invent, sono state inserite due nuove variabili – impatto e qualità dei dati –che si aggiungono a policy e maturità dei portali, già presi in esame nel periodo 2015-2017. Grazie a questo aggiornamento, lo studio mira a valutare con maggiore meticolosità il grado di maturità degli Open Data, intercettando al meglio le diverse sfaccettature. Inoltre, il benchmark 2018 si è anche posto l’obiettivo di incentivare i governi nazionali a introdurre misure volte a incrementare gli sforzi in ambito Open Data nelle nuove aree strategiche.

Lo stato dell’arte degli Open Data in Italia nel 2018Fonte: European Data Portal

Da tutto ciò emerge che l’Europa non ha ancora raggiunto il suo massimo potenziale, il report rileva infatti un tasso di maturità complessivo del 65%. La valutazione delle quattro variabili mette in luce una certa disparità tra alcune aree in cui sono stati registrati buoni progressi – per esempio “policy” – e altre in cui sono ancora necessarie azioni per far sì che i paesi proseguano verso gli obiettivi fissati a livello europeo.

«Possiamo notare – ha dichiarato Domenico Leone, Public Sector Director, Capgemini Business Unit Italy – la maturità nel cambio di velocità e di sfide che abbiamo valutato e misurato quest’anno. Questo è un esempio di come i paesi europei stiano cercando di compiere importanti passi in avanti, per esempio adottando la giusta policy e il portale più adatto, con l’obiettivo di ottenere un impatto coerente e sostenibile».

In termini di maturità della policy, nel 2018 i ventotto Stati Membri dell’Unione Europea hanno raggiunto un tasso complessivo dell’82%, che indica come questi abbiano sviluppato una solida base in termini di obiettivi strategici per gli Open Data. Alla luce di questi risultati, i Paesi si stanno ponendo ora nuovi obiettivi: quelli meno maturi hanno scelto di compiere il passo successivo, concentrandosi sull’ammodernamento dei propri portali nazionali, mentre i paesi Open Data più avanzati hanno intrapreso azioni per migliorare la qualità della pubblicazione dei dati. Nei Paesi europei più performanti come Irlanda, Spagna e Francia, l’attenzione è focalizzata sul monitoraggio e la cattura dell’impatto derivante dal riutilizzo degli Open Data.

Il report si conclude sottolineando la necessità di un’azione più strategica per consentire progressi più rapidi a livello nazionale e l’urgenza di sviluppare una consapevolezza strategica sul riutilizzo e l’impatto degli Open Data. La dimostrazione di tale impatto rimarrà la sfida principale per i decision-maker nazionali in fatto di Open Data. Allo stesso tempo, dimostrare il loro impatto rimane fondamentale per supportare la leadership politica necessaria, consentendo una maggiore pubblicazione dei dati e favorendo un più intenso riutilizzo di quelli disponibili.

«I paesi dell’Unione Europea devono migliorare la propria strategia per cogliere i benefici attesi dagli Open Data. Sarà fondamentale concentrarsi su alcuni settori prioritari per catturarne e dimostrarne l’impatto. Incentivare la pubblicazione di dati di alta qualità e capire come massimizzare il riutilizzo degli Open Data sarà inoltre cruciale per cogliere l’impatto su questi domini» ha concluso Domenico Leone.

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