Gli Open Data fanno parte integrante delle azioni di Open Government, grazie al quale le amministrazioni possono attuare in maniera veloce e su grande scala il concetto di “trasparenza”e di efficienza amministrativa. Tra l’altro, il comma 1-bis dell’articolo 52 del nuovo Cad (Codice dell’Amministrazione Digitale) prevede espressamente che le pubbliche amministrazioni, al fine di valorizzare e rendere fruibili i dati pubblici di cui sono titolari, promuovano progetti di elaborazione e di diffusione degli stessi attraverso l’uso di strumenti di finanza di progetto, assicurando che i dati pubblici contenuti nei siti siano fruibili in rete gratuitamente e senza necessità di identificazione informatica (art. 54, comma 3) e che la pubblicazione dei dati e dei documenti avvenga in formati aperti (art. 68, comma 3 e 4).
Dal punto di vita giuridico, il tema della privacy è uno dei punti più delicati riguardanti gli Open Data. L’utilizzo di dati aggregati non pone problemi particolari, che invece sorgono quando dai dati si possa risalire alla identificazione di un singolo individuo e quindi sia riscontrabile una lesione della privacy personale. Per evitare simili inconvenienti, l’Autorità Garante della Privacy ha redatto alcune linee guida proprio per fornire indicazioni alle Amministrazioni Pubbliche sul problema della privacy (vedi deliberazione del 2 marzo 2011).
Secondo Guido Scorza (Studio SR&Partners), intervenuto al dibattito sugli Open Data nell’ambito del Forum PA 2011, le informazioni di primario interesse per gli utenti sono senz’altro quelle che consentono di osservare l’attività di una Pubblica Amministrazione “dal di dentro” (come i procedimenti amministrativi), realizzando così la tanto auspicata trasparenza; secondariamente sono di interesse le informazioni legate a particolari settori come cartografia, sanità, mobilità, turismo, sport e comunque tutti quei dati in qualche modo utili a cittadini, imprese, associazioni. Il riuso dei dati open di amministrazioni pubbliche può generare contenuti a elevato valore aggiunto destinati a una categoria più o meno ampia di fruitori. Il caso di Google è un esempio di questo tipo. Google ha come attività principale la ricerca di informazioni sul web per gli utenti e la loro fruibilità, accessibilità e riutilizzabilità. L’ente pubblico pone a disposizione dei cittadini i propri dati (delibere, determinazioni, verbali, metadati, etc.) e tramite il motore di ricerca, l’utente può effettuare la selezione desiderata. L’accordo stipulato tra la società e la Regione Toscana, per esempio, permette di creare un proprio itinerario utilizzando Google Maps. Un altro tipo di applicazione, in questo caso a pagamento, riguarda l’inserimento del motore di ricerca Google Search Engine (Gse) all’interno del sito web dell’ente pubblico, l’indicizzazione dei dati e quindi la loro ricercabilità sia all’interno del sito che tramite Gse.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite vede negli Open Data uno strumento per eliminare le barriere sociali, culturali e tecnologiche tra paesi sviluppati e in via di sviluppo e raccomanda l’adozione di modelli amministrativi di tipo “aperto”. A differenza di quanto accade in altri paesi europei ed extraeuropei (vedi Stati Uniti, Regno Unito e altri) le esperienze italiane in questo ambito sono ancora limitate. Un caso a sé è la Regione Piemonte, primo ente pubblico italiano a definire le linee guida regionali per i processi di riuso e le licenze di distribuzione associate tramite una delibera della Giunta e a predisporre un’apposita piattaforma “dati.piemonte.it”. Le linee guida definiscono le discipline d’uso dei dati e sono improntate a una apertura generale caratterizzata da tre elementi: accesso senza restrizioni mediante strumenti informatici e strumenti di natura giuridico legale che disciplinano l’iter di richiesta e l’accesso al documento o ai dati pubblici grezzi in formati elettronici standard e aperti; utilizzo di strumenti legali standard attraverso l’adozione di licenze in cui sono definiti i termini e le condizioni del riuso, per lo più basate sul sistema Creative Commons e in particolare la licenza Creative Commons CC0, utile a permettere l’uso di dati a condizioni simili al pubblico dominio; la loro riutilizzazione e ridistribuzione gratuita. Il portale della Regione Piemonte consente di ricercare i metadati all’interno di cataloghi regionali e di effettuare il download dei set di dati di interesse degli utenti. Tra gli usi dei dati della Regione Piemonte si segnalano l’analisi dei flussi turistici, la rappresentazione dei dati di studenti e scuole del Piemonte, le strutture ricettive della regione, sport, idrografia e molti altri ancora.
Open Data: trasparenza ed efficienza amministrativa
Oltre al cloud computing, l’altro fattore di innovazione che dovrebbe promuovere una più aperta collaborazione tra Pubblica Amministrazione, imprese, cittadini, associazioni riguarda gli Open Data, ovvero, i dati in formato “aperto” liberamente distribuiti tramite internet e fruibili da chiunque ne abbia interesse.
Pubblicato il 27 Lug 2011
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