Prima guardo ai costi, poi penso al green

In alcuni ambiti It e Tlc, come quello della telepresenza e della videocomunicazione, la leva per gli investimenti e i progetti di innovazione sembra essere ancora il contenimento dei costi. Il risultato è, comunque, un impatto positivo sull’ambiente

Pubblicato il 02 Nov 2009

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Da una ricerca svolta da Easynet Global Services in collaborazione con Imwf (Institute for Management and Economic Research), coinvolgendo 716 manager di diversi paesi europei (Italia, Germania, Regno Unito, Francia, Spagna, Paesi Bassi e Svizzera) emerge che per ridurre le emissioni nocive, quasi un’azienda su tre in Europa sta adottando strategie di riduzione delle trasferte di lavoro, orientandosi verso soluzioni di telepresenza. Non in Italia. Nel nostro Paese i manager appaiono meno sensibili ai temi ambientali e solo il 34% degli intervistati crede nell’importanza di ridurre le quantità di emissioni di CO2, evitando di viaggiare in aereo o in macchina. Il 59% dei manager italiani che si spostano per lavoro sottolinea come l’utilizzo delle nuove tecnologie (come la telepresenza) offra benefici più che altro in termini di risparmio dei costi.
“Non importa!”, dice convinto Sergio Barbonetti, amministratore delegato di Easynet. “In questo momento i manager di ‘casa nostra’ sono più attenti alle spese e quindi a trovare soluzioni efficaci che consentano di risparmiare costi. È più che normale e assolutamente giustificato. Quello che davvero conta è che il risultato finale non cambia, almeno per quanto riguarda le scelte legate alla videocomunicazione”.
“Non siamo la Svizzera (che dai dati dell’indagine si distingue per un buon 55% di manager secondo il quale il tema della tutela ambientale deve suggerire un cambiamento di abitudini verso soluzioni di telepresenza di alta qualità; a dimostrazione che nello stato alpino i benefici ambientali sono considerati alla pari dei vantaggi relativi al risparmio di costi, di tempo e alla velocità di risposta, garantiti dalla videocomunicazione) – asserisce Barbonetti -, ma nonostante nelle strategie aziendali l’utilità degli investimenti venga dimostrata dalla loro efficacia sul fronte economico, è innegabile che determinate scelte abbiano comunque un impatto sull’ambiente, che sia voluto o meno”.
“E, in ogni caso, il mercato mondiale si sta orientando sempre di più verso il green It spinto da un senso di responsabilità comune generale che, anche se ‘guidato’ attraverso l’intervento dei Governi e degli Organi internazionali con normative e atti di regolamentazione di vario genere, ha come effetto quello di smuovere le coscienze”, prosegue Barbonetti. “Sono infatti convinto che le questioni ambientali e sociali non siano più solo frutto di riflessioni ‘ai massimi livelli’ politico-governativi ma siano già elementi che influiscono in modo diretto sulle decisioni dei cittadini, consumatori prima di tutto, ma anche sulle aziende. Non dimentichiamo che accanto ai manager che sono ancora più interessati al taglio dei costi, ci sono aziende che fanno scelte di investimento anche sulla base degli impatti ambientali che queste possono provocare o meno”.
“In molti settori, è vero, l’affermazione del green It avviene solo se ci sono vantaggi economici ben definiti per le aziende. Ma i protocolli internazionali avranno un peso sempre maggiore influenzando, a mio avviso, le future scelte di investimento”, aggiunge Barbonetti. “Non dimentichiamo poi il peso che hanno a livello sociale l’immagine e la reputazione di un’azienda. Sono convinto che assisteremo nel giro di pochi anni a un numero sempre maggiore di consumatori (e anche utenti aziendali) che, tra i parametri di scelta di un prodotto, includerà anche gli aspetti ‘green’ valutando, per esempio, se la casa produttrice di un bene che intende acquistare è attenta e in che misura al rispetto dell’ambiente”.
In altre parole, Barbonetti si dice molto positivo circa l’evoluzione delle politiche e delle coscienze eco sostenibili. “Anche se a guidare la strada, ormai intrapresa e dalla quale non si torna più indietro, saranno in primo luogo le singole persone con le loro scelte, è innegabile l’impatto diretto che ‘il trend’ ha sulle aziende – conclude Barbonetti -. Il settore dell’Automotive né è l’esempio più eclatante; fino a qualche anno fa si sceglieva una vettura per le sue prestazioni in termini di velocità, tenuta della strada, affidabilità; oggi uno dei parametri principali è il consumo e l’impatto ambientale”.
Insomma, nonostante il minor interesse verso il tema dell’eco sostenibilità tra i manager italiani, non mancano tuttavia gli elementi per credere che le cose stiano cambiando.

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