BOSTON – Che il filone generale attorno al quale PTC sta ridefinendo se stessa fosse quello dell’Internet of Things (IoT) non era di certo un mistero, soprattutto dopo l’annuncio dell’acquisizione di ThingWorx di fine 2013 [società con sede a Exton – Pennsylvania – che fornisce una piattaforma di sviluppo ed esecuzione di applicazioni machine-to-machine e IoT – ndr]. Sul palco del PTC Live 2014, l’annuale conferenza che l’azienda dedica a clienti, partner, giornalisti e analisti, Jim Heppelmann, presidente e Ceo della multinazionale, ha però dettagliato meglio i contorni della strategia aziendale, spiegando il ruolo che PTC intende avere nello ‘smart connected world’ che si sta delineando. “Oggi siamo ancora agli albori della rivoluzione IoT (il primo segnale è avvenuto nel 2010 quando hanno iniziato ad essere connessi ad Internet non più solo smartphone e tablet ma oggetti di varia natura – ndr) – esordisce il Ceo –, ma tra poco più di 5 anni avremo oltre 50 miliardi di oggetti connessi (fonte: McKinsey), contro gli 8 miliardi di persone”.
Al di là dei numeri ormai noti, ciò su cui Heppelmann invita a riflettere è l’impatto di tale ‘rivoluzione’: “gli oggetti ‘smart and connected’ cambiano il valore dei prodotti e i parametri con i quali si identifica tale valore – osserva il Ceo -. Gli smart connected product includono sensori, software e algoritmi di analisi, human interface… è qui la rivoluzione e la vera innovazione. Questo significa, da un lato, che progettisti, sviluppatori e ingegneri devono cambiare approccio e lavorare alla creazione di prodotti che siano intelligenti e connessi ‘by design’, dall’altro che Alm e Slm (Application Lifecycle Management e Service Lifecycle Management) possono riconfigurarsi grazie all’analisi dell’’intelligenza’ fornita dagli oggetti connessi”. È chiaro dunque che la strategia di PTC continua a poggiare saldamente sui pilastri tecnologici che ne caratterizzano l’offerta in ambito Plm (Product Lifecycle Management), progettazione (su sistemi Cad), Alm ed Slm, ma è in quest’ultimo ambito che la società vede le maggiori opportunità di mercato, per sé, ovviamente, ma anche per le aziende del comparto manifatturiero [ed è proprio qui che si inserisce l’acquisizione di ThingWorx – ndr]. “La crescita degli smart connected product nello scenario dell’IoT sta di fatto ridefinendo la value chain del manufacturing attraverso tre ‘forze’ – spiega Heppelmann -: 1) hardware e software diventano complementari fin dalle prime fasi di progettazione (le innovazioni software diventano abilitatore di innovazione dell’hardware); 2) connettività: embedded e cloud si integrano e diventano complementari; 3) prodotto-servizio: nella catena del valore non sono più distinti”.
Proseguendo nell’analisi degli impatti dell’IoT sulle imprese produttive, Heppelmann descrive le nuove capacità che le aziende dovranno (e potranno) avere, grazie al supporto tecnologico:
“1) monitoring: gli smart connected products richiedono a produttori e possessori/utenti del prodotto una capacità di monitoring superiore (nel nuovo mondo non c’è più distinzione tra fisico e virtuale, lavorano insieme);
2) control: controllo della configurazione del prodotto e di come ‘opera’ e si comporta durante il suo ciclo di vita;
3) optimization: con i prodotti connessi posso ottimizzare la nuova produzione, la manutenzione, posso rivedere i processi, migliorare i prodotti con nuove funzionalità, ecc.;
4) automation: algoritmi sofisticati per analizzare le performance dei prodotti, esaminare e ‘capire’ grandi volumi di dati e migliorare, rivedere, efficientare, rendere più efficace, ottimizzare la produzione, la proposta al mercato, il customer care, i servizi post vendita, la manutenzione…”.
Ed è proprio su queste 4 direttrici che si snoda la nuova offerta di PTC: “in questo scenario cambia il concetto di Plm, molto più esteso perché ora comprende anche la parte in cui ‘il prodotto viene utilizzato’ (come, in che modo, con che performance) – conclude il Ceo -. Per PTC si tratta di un ciclo continuo, di un Closed-Loop Lifecycle Management che comprende progettazione, produzione, servizio [Cad, Plm, Alm, Slm, IoT, Scm sono gli ambiti di offerta che compongono il closed-loop lifecycle management – ndr]”.
I ‘nuovi’ tasselli tecnologici
Il palcoscenico di Boston è servito all’azienda anche per dare risalto ad alcuni importanti annunci di carattere tecnologico. La strategia descritta dal Ceo, infatti, trova una prima conferma dai lanci di prodotto che riassumiamo brevemente di seguito:
1) ThingWorks Platform v5.0: la piattaforma aggiunge funzionalità di ‘federated server deployment’ che consente lo sviluppo e il rilascio di applicazioni IoT per ambienti cloud, on-premise, hybrid e on-device; la nuova piattaforma ingloba anche il cosiddetto AlwaysOn Protocol, un protocollo di comunicazione bidirezionale che limita il consumo energetico e di banda (fondamentale nell’IoT) riducendo così l’impatto sui sistemi operativi; tra le novità anche MatrixMultitenancy Security Model, un sistema per il controllo, la visibilità, la sicurezza e il controllo degli accessi a device, oggetti connessi e informazioni che circolano nell’ecosistema dell’azienda;
2) Creo 3.0: è la piattaforma per lo sviluppo e la realizzazione dei prodotti; l’ultima versione del software consente di unificare tutti i dati all’interno della piattaforma, anche quelli provenienti da sistemi Cad esterni e di altri vendor Ict; la tecnologia Unite, infatti, consente di importare file generati da altri sistemi Cad all’interno del proprio progetto e condividere tali dati in vari formati, gestendo il tutto come se fossero ‘file nativi’ PTC Creo;
3) Slm System: si tratta di un sistema progettato appositamente per gestire l'assistenza a prodotti e dispositivi intelligenti e connessi. La tecnologia consente di avere una visione centralizzata di tutte le dinamiche che ruotano attorno all’ecosistema dell’assistenza globale (servizi di post-vendita, manutenzione, customer care, ecc.) per ottimizzare ogni singolo intervento sia a livello operativo da parte del tecnico, sia a livello decisionale da parte del responsabile.
A completare il quadro degli annunci, l’acquisizione di Atego, società del Regno Unito che propone una soluzione di Mbse-Model Based Systems Engineering per ‘mettere in comunicazione’ il requirement engineering con tutti gli altri processi di progettazione e sviluppo (modellazione architettonica, definizione dei prodotti fisici e funzioni di verifica dei sistemi).