Pubblica amministrazione locale e Ict: quale rapporto?

Al convegno di presentazione del Rapporto Assinform sull’Ict si è tenuto un interessante dibattito sull’analisi dei progressi finora effettuati e degli interventi ancora da realizzare in tema di Ict nella pubblica amministrazione locale. Tutti d’accordo nel sostenere che occorre razionalizzare la spesa e condividere il know-how con tutte le Pa. Condivisa anche  l’idea di un partenariato pubblico-privato con strategie comuni

Pubblicato il 21 Ago 2007

Dalla cifra di 1.383 milioni di euro, spesi in It nel 2006, emerge l’impegno della Pa locale di adeguarsi alle nuove tecnologie, così come rilevato nel Rapporto Assinform sull’Ict, redatto con il supporto delle principali aziende informatiche; precisiamo che nel Rapporto, la PA locale è intesa in senso stretto, tutta la filiera tradizionale della PAL, dalle Regioni alle Comunità Montane, e in senso più ampio, comprendendo quindi il comparto Sanità e le Utilies (da quelle ancora di proprietà pubblica alle ex municipalizzate). Le politiche di innovazione dei governi che si sono susseguiti negli ultimi anni, in linea con il piano e-Europe 2010 per la costruzione della Società dell’Informazione, costituiscono i driver fondamentali dei cambiamenti tecnologici nelle amministrazioni. Tuttavia, alcuni fenomeni interni, soprattutto sul piano della definizione organizzativa e delle strategie, hanno l’effetto di limitare i benefici del processo di informatizzazione. L’analisi dei progressi finora effettuati e degli interventi ancora da realizzare sono stati affrontati durante il convegno di presentazione del Rapporto al Cnel (http://www.cnel.it/ ), la cui V Commissione (“Grandi Opere e Reti Infrastrutturali”) sta seguendo l’evoluzione del sistema dei servizi pubblici locali. In questo ambito, è nato un interessante dibattito tra gli ospiti, intervenuti a rappresentare il punto di vista del pubblico e del privato.
Dal Rapporto, che ha esaminato il 10% degli enti locali nel periodo giugno-ottobre 2006 risulta che gli investimenti It hanno riguardato soprattutto il refresh tecnologico e l’upgrade del parco macchine. Tali interventi, effettuati per eliminare la disomogeneità infrastrutturale nella Pal, non hanno però ancora indotto gli Enti ad usufruire del collegamento alla Rupar (Rete Unitaria della Pubblica Amministrazione Regionale) per i servizi di connettività e di trasporto dati. In particolare, ad eccezione delle Regioni (93,3%), la diffusione della Rupar risulta abbastanza lenta nelle Province (66,7%), nei Comuni (38%) e nelle Comunità Montane (57,4%). Ennio Lucarelli, presidente di AITech-Assinform (Associazione Italiana per l’Information Technology, http://www.aitech-assinform.it/ ), ritenendo di grande potenzialità il settore dei servizi pubblici interattivi, ha osservato che “dopo il trasferimento di competenze dalla Pac, le amministrazioni non hanno sviluppato le caratteristiche per diventare il front-end dei servizi innovativi, destinati al cittadino ed alle imprese. La Pal ha finora migliorato soprattutto le proprie funzioni gestionali (del personale, della contabilità, ecc.)”.
“Probabilmente, una delle cause è attribuibile alla mancata modernizzazione del back-office”, ha detto Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting ), cogliendo il comportamento conservativo della Pal, piuttosto orientata a preservare le procedure esistenti. “E la scarsa apertura verso le innovazioni dipende in gran parte dai costi dell’informatica, elevati anche per la scarsa considerazione nei confronti delle procedure del riuso e della standardizzazione. La Pal – ha continuato Capitani – dovrebbe, invece, poter gestire la domanda di nuovi servizi e creare opportune sinergie, ponendosi come un “baricentro catalizzatore”, in modo da eliminare le attuali frammentazioni, presenti sul territorio”.

Figura 1 – La spesa It della Pal (enti locali, Sanità locale e Utilities locali) in Italia (2004-2006) e incidenza della spesa Captive – Valori in milioni di Euro e ∆ % Peso % della componente Captive, fonte: AITech-Assinform/NetConsulting

“Il 40% della spesa It”, ha poi specificato Lucarelli, “è stata di tipo captive, destinata cioè a società di servizi controllate dagli stessi Enti, con affidamenti senza gara. Il ricorso all’in-house, anche se consigliato dalla politica europea, si è trasformato in una modalità applicata con troppa frequenza, rischiando così di rendere poco strategico l’utilizzo degli investimenti It”. Negli altri Paesi, segnala il Rapporto, accade il contrario, poiché la tendenza diffusa è di un mercato dell’outsourcing in crescita. In Europa, ed in particolare in Francia, l’efficienza della Pa è conseguita con un generale processo di ammodernamento, in cui si è riusciti ad esternalizzare le funzioni interne non strategiche. Un primo tentativo di porre un freno a questa tendenza è stato il decreto Bersani che limita la diffusione delle attività delle società di informatica pubbliche [si veda a questo proposito l’intervista al sottosegretario Magnolfi].
Enrico Castanini, amministratore delegato di Datasiel (http://www.datasiel.net/ ), ha fornito ulteriori elementi utili a comprendere meglio la posizione istituzionale nei confronti dell’outsourcing. “Oltre ad un generale atteggiamento di diffidenza verso l’esternalizzazione delle proprie procedure – afferma Castanini – la Pal è costretta ad affrontare anche un problema di tipo culturale, legato alla carenza di competenze”. In ambito locale, infatti, la difficoltà di emanare e gestire i bandi di gara è risolta più semplicemente con l’adozione di soluzioni in-house. Mentre, secondo Castanini, “sarebbe necessario che la Pal acquisisca autonomia nella capacità di analizzare le proprie esigenze e poi, rivolgendosi al mercato, possa scegliere i prodotti migliori”.
Il punto di vista di Castanini è condiviso anche da Alberto Tripi, presidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici (http://www.confindustriasi.it/ ), che ha deplorato la prassi quasi consolidata della Pal di non affidare all’esterno i propri processi. Tripi ha sostenuto che “solamente attraverso la concorrenza è possibile creare le eccellenze; quando essa manca allora prevale la mediocrità”. Dichiarazioni condivisibili, quelle di Castanini e di Tripi, anche se non possono essere isolate dalla posizione sul mercato delle due aziende che i due manager rappresentano. Datasiel è la società di informatica pubblica partecipata dalla Regione Liguria e copre un’ampia quota del mercato IT della PA ligure; se quando Costantini parla di ricorso all’outsourcing della Pal pensa a una pluralità di fornitori, il discorso prelude a un impatto positivo dell’innovazione della Pal anche sul territorio imprenditoriale locale, viceversa se Costantini pensa a un uso più spinto di aziende come Datasiel è difficile parlare di vera concorrenza. Tripi è presidente di Almaviva, nuova ragione sociale di Cos, l’azienda che aveva acquisito Finsiel, la cui storia si perde nei meandri delle privatizzazioni all’italiana ma che, di fatto, ha un’importante quota di mercato derivante dal precedente status di quella che era la principale azienda IT pubblica. E del delicato rapporto con i fornitori, ha discusso pure Raffaele Morese, presidente di Confservizi (http://www.confservizi.net/ ), ricordando che “nel passaggio all’e-procurement, i due terzi delle società sono state inizialmente escluse, in quanto prive dei necessari requisiti. Tuttavia, ora sono state reintegrate e possono nuovamente concorrere con nuovo valore alle gare per le forniture”. “Gli enti locali sono stati spinti a lavorare in modo efficiente, ma meno in modo trasparente”, ha continuato Morese, osservando quanto sia importante capire quali siano esattamente le attività “core” da svolgere in-house e quali quelle che invece possono essere appaltate. Consapevole delle difficoltà operative in cui si trovano le Pal, Morese ha proseguito dicendo che “sarebbe opportuno costruire un tavolo di lavoro pubblico-privato, dove determinare una deontologia dell’outsourcing e definire le guidelines per le procedure di appalto”.

Figura 2 – Spesa It suddivisa per enti (2004-2006) – Valori in Min Euro, fonte: AITech-Assinform/NetConsulting

In questo scenario, dove occorre razionalizzare la spesa e condividere il know-how con tutte le Pa, l’idea di un partenariato pubblico-privato con strategie comuni è stata accolta favorevolmente da tutti. Inoltre, ha incontrato l’esigenza, già messa in evidenza dal Rapporto, di individuare una “cabina di regia”, in grado di monitorare e di coordinare l’erogazione dei fondi pubblici, destinati all’innovazione. Lucarelli, nel mostrare grande interesse verso l’iniziativa di Morese, ha rilanciato dicendo che “si potrebbe, a sua volta, prospettare anche un osservatorio indipendente per analizzare il livello dei servizi erogato che gli Enti locali offrono al cittadino, in un quadro di confronto europeo”.
Dell’efficienza pubblica ha, infine, parlato Linda Lanzillotta, ministro per gli Affari Regionali (http://www.affariregionali.it/ ), proponente e fautrice del disegno di legge 772, in cui si “disciplina l’affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali, al fine di favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza”. Discutendo il legame tra la produttività e gli investimenti It, il ministro ha affermato che “modernizzare la Pa è ormai diventato un interesse nazionale prioritario, da affrontare accettando la forte richiesta, proveniente dal territorio, di dotarsi delle nuove tecnologie. Attraverso la copertura totale della banda larga, la Pa sarebbe finalmente in grado di progettare e di erogare quei servizi che consentirebbero al Paese di crescere economicamente, ricavando importanti benefici dalle interazioni con il mercato”. Il difficile problema dei costi potrebbe essere superato formando delle “agenzie pluriregionali” di supporto alla Pal, per gli aspetti di sviluppo e di gestione delle innovazioni tecnologiche. “Attraverso una rete di conoscenze fra i vari soggetti coinvolti in questi speciali enti – sostiene Lanzilotta – le funzioni svolte dovrebbero essere tali da innalzare il livello qualitativo del servizio. Inoltre, le competenze sui programmi di sostegno all’innovazione, oltre a rafforzare la Pal, creerebbero il collegamento tra i sistemi produttivi locali e la Comunità Europea, necessario per inserire la Pa nei meccanismi di finanziamento ai progetti Ict”.
Lanzillotta, appoggiando la nascita delle agenzie pluriregionali, ha concluso che esse potrebbero essere le risorse con cui incrementare anche il numero degli impieghi pubblici, poiché “l’occupazione non si crea moltiplicando il settore pubblico”.

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