Realizzato dal Centro di Competenza sulle Smart Cities e Communities di Between, Smart City Index 2014 vede Bologna in prima posizione (come lo scorso anno) seguita da Torino e da Milano.
Le aree metropolitane si confermano anche quest’anno in testa, con 6 città dove sono presenti anche Roma e Firenze nelle prime 10. Tuttavia, la maggior parte delle aree metropolitane del Sud non riesce a tenere il passo: la prima è Bari in 20-esima posizione.
Le città medie rinforzano la loro posizione con 20 città nelle prime 30; Trento è la città media più in alto nel ranking e figura nelle prime 10 posizioni con Pisa, Verona, Parma e Brescia. Occupano invece gli ultimi posti le città piccole; fanno eccezione Lodi, Siena, Cremona, Pavia e Mantova, presenti nella prima fascia.
L’analisi, realizzata con il patrocinio dell’Agenzia per l’Italia Digitale e di Andigel (Associazione Nazionale Direttori Generali degli Enti Locali), con il supporto di Enel, Poste Italiane, Selex ES e Telecom Italia, vuole fornire alle aziende e alle istituzioni un contributo per la lettura di un mercato complesso e l’identificazione di roadmap per la costruzione di politiche efficaci di sviluppo.
Andando oltre la classifica, l’analisi evidenzia uno sviluppo delle Smart City italiane ancora lento e disomogeneo, in termini territoriali e di approcci adottati.
“Lo Smart City Index non serve per dividere i buoni dai cattivi, ma per capire dove ciascuna città si trovi in un certo momento, condividere i percorsi, creare una nomenclatura comune”, commenta François de Brabant, Amministratore Delegato di Between (il controllo della società a luglio di quest’anno è passato ad Ernst & Young Financial, ma verranno mantenuti marchio e autonomia operativa).
Nell’edizione 2014 sono state aggiunte all’analisi tre nuove aree tematiche (Smart Culture & Travel, Smart Urban Security, Smart Justice) e sei nuove sotto-aree (Wi-Fi, Energie Alternative, Smart Grid, Giustizia Digitale, Sicurezza Urbana e Digital Security). In molte aree sono stati aggiunti ulteriori indicatori (passando da 153 a 422), per seguire l’evoluzione delle diverse tematiche, per monitorare un numero maggiore di servizi digitali, per aggiungere, ove presenti, dati sull’utilizzo dei servizi.
“L’Index non è il risultato di un’analisi su un campione, ma è un vero censimento – precisa ancora de Brabant – Non ci limitiamo a raccogliere quanto dichiarato dalle amministrazioni, ma verifichiamo quanto effettivamente disponibile come se fossimo noi stessi i cittadini”.
I driver della Smart City
Rispetto alla classifica dello scorso anno non ci sono state variazioni rilevanti, ma si è evidenziata l’accelerazione di alcune dinamiche innovative chiave, destinate a favorire l’evoluzione del fenomeno smart city. I driver che l’analisi evidenzia sono i seguenti:
- la crescita della banda ultra larga fissa e mobile, che ha visto la triplicazione dei capoluoghi coperti da Vdsl, mentre quelli in cui sono state avviate implementazioni Lte sono aumentati di 9 volte;
- nel settore della Sanità, grazie al deployment sul territorio di nuove piattaforme regionali di pagamento, vi è un forte incremento del pagamento online del ticket sanitario;
- a livello di eGovernment accelerano i ritmi di rilascio degli open data; i Comuni che pubblicano open data sui propri portali risultano più che raddoppiati mentre il numero di data-set pubblicati sono quintuplicati;
- cresce anche la diffusione dei servizi di condivisione (car sharing, car pooling, bike sharing); rispetto al 2013 aumenta del 37% il numero di comuni capoluogo che mettono a disposizione dei cittadini almeno uno di questi servizi;
- nell’ambito della mobilità, si sviluppano travel planner e app con un incremento del 50% di capoluoghi che ne dispongono e del 120% di capoluoghi con app ufficiali del trasporto pubblico;
- cresce il numero di impianti per la produzione di energie rinnovabili: del 45% il numero di impianti fotovoltaici e dell’81% il numero di impianti a bioenergie attivi sul territorio nazionale.
Fra benessere analogico e riscatto digitale
La survey ha individuato due cluster di città particolarmente interessanti:
- le città del “benessere analogico” che, pur mostrando elevati livelli di qualità della vita, risultano più indietro rispetto alle altre nell’introduzione delle innovazioni, come per esempio Belluno e Gorizia;
- le città del “riscatto Smart” che, pur posizionandosi nelle parti basse della classifica sulla qualità della vita, mostrano livelli di smartness superiori alla media. È il caso di città del Sud come Bari, Napoli, Catania, Lecce e Palermo.
“Credo nell’utilità di fare benchmark e di rendere i risultati disponibili per poter supportare la novità dell’articolazione dell’Agenda Digitale nel territorio, che contiene elementi di assoluta novità in termini di percorso, mercato, incontro fra domanda e offerta e richiede trasversalità e non più un’informatizzazione a silos, come in passato”, commenta de Brabant.
È significativo che alcune città, come Treviso, ultima classificata in Veneto per smartness ma risultata ad alta qualità della vita, abbiano contattato Between per approfondire soprattutto le criticità. “È importante la consapevolezza e la disponibilità al cambiamento anche per attirare i vendor; mentre un atteggiamento apatico e di disinteresse rischia di far regredire ulteriormente nella graduatoria”, ricorda de Brabant.
Il ruolo delle strategie regionali
Infine, dal ranking risulta evidente anche l’importanza che riveste la dimensione regionale. L’applicazione delle politiche di livello regionale infatti, in particolar modo su alcune aree tematiche (come Sanità, Scuola, Efficienza Energetica, Energie Rinnovabili) è in grado di influire sul livello di innovazione di tutte le città della regione; per esempio, nell’area tematica Smart Health, le piattaforme regionali di Sanità Elettronica consentono ai capoluoghi di Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Emilia-Romagna, Toscana e Sardegna di posizionarsi in alto in classifica.
Una struttura a strati
L’evoluzione tecnologica e la sostenibilità economica richiedono oggi una diversa struttura logica della Smart City, articolata in quattro strati fondamentali:
- L’ infrastruttura di base come fattore abilitante per la costruzione di una città intelligente.
- Una rete di sensori tecnologici interoperabili, nell’ottica dell’Internet of things, per raccogliere i big data della città e per controllarne le infrastrutture da remoto.
- Una delivery platform per l’elaborazione e la valorizzazione dei big data del territorio.
- Una serie di applicazioni e servizi a valore aggiunto per la città.
Si tratta di un approccio in grado di esaltare l’interoperabilità delle soluzioni e di dare vita anche a nuove forme di governance della città e di coinvolgimento degli attori coinvolti.
“Questa proposta di struttura della Smart City non è un’invenzione di Between, ma nasce dai comportamenti degli attori (della domanda e dell’offerta) da cui emergono percorsi e una governance che funzionano – sottolinea de Barbant – Diventa dunque interessante fornire una lettura di quanto sta accadendo per segnalare chi sta seguendo il percorso più logico”.
Le parole per definire un percorso
De Brabant ricorda infine alcune parole chiave per individuare il percorso verso la smart city:
- una vision concreta per una realizzazione in tempi brevi di quanto si dichiara e che va comunicata e condivisa;
- la capacità di execution;
- la necessità di una governance conseguente; va identificata una figura di riferimento (il sindaco, un assessore, un direttore generale) indispensabile per superare la mancanza di trasversalità;
- l’interoperabilità non solo all’interno delle singole città ma a livello di sistema paese, visto che il cittadino si sposta sul territorio nazionale;
- la capacità di progettualità;
- il rispetto delle autonomie che rispetta la personalità delle città, senza pretendere di piegare tutti a una regola comune, ma renda compatibili le diverse soluzioni con interoperabilità;
- un rapporto pubblico-privato innovativo.
“I fornitori Ict non devono fare i ‘venditori di spazzole’ ma devono partecipare alla progettualità”, sottolinea infine de Brabant, ricordando che la condizione per ricevere i finanziamenti europei sui progetti deriva dalla capacità di mettere insieme Green e Ict, pubblico e privato.