Al LiveWorx17 era naturalmente presente anche Stefano Rinaldi, general manager di Ptc in Italia e, dallo scorso novembre, Senior Vp Western Europe (Italia, Francia, UK, Benelux e Paesi Scandinavi). Abbiamo quindi colto l’occasione per interrogarlo sulla maturità delle nostre imprese nello sviluppare una visione organica della digitalizzazione del business.
Di questo servizio fanno parte anche i seguenti articoli: | |
LO SCENARIO – PTC: come lavorare con il digital twin, il “gemello virtuale” |
Stefano Rinaldi: Se guardiamo soprattutto al nostro tessuto industriale, caratterizzato da imprese di piccole e medie dimensioni ma di qualità e capacità competitiva globale, la plusvalenza che si può generare dalla trasformazione digitale è stata ben recepita, e la sua attuazione sta accelerando anche riguardo la messa sotto controllo dei processi di sviluppo e gestione del prodotto, che con il concetto del digital twin hanno fatto un salto di qualità.
ZeroUno: Come e in che misura questo salto di qualità viene compreso e compiuto?
Stefano Rinaldi: L’idea sta maturando pressoché ovunque. Se da un lato vi sono realtà che hanno problemi generazionali nel passaggio di mano, dall’altro si vede nella tecnologia un mezzo capace di promuovere quell’innovazione che è stata ed è tuttora un punto di forza della nostra imprenditoria. Direi che il ciclo secondo il quale le tecnologie digitali entrano anche nei settori più tradizionalisti accelera rapidamente e quando si parla di Industry 4.0 o smart manufacturing si trova una crescente consapevolezza anche presso le strutture pubbliche e di governo.
ZeroUno: Pare però che su questi temi il discorso finisca troppo spesso per cadere sui possibili incentivi e/o sgravi economici piuttosto che sul percorso da fare per cambiare l’impresa…
Stefano Rinaldi: Il fatto è che si tratta di percorsi da affrontare con risorse che per le nostre Pmi sono sempre limitate. La vera scommessa è come, stando così le cose, aziende come Ptc possano efficacemente accompagnare queste realtà industriali in una trasformazione del Plm che superi la produzione per estendersi al service e all’utente finale. Si tratta di creare tramite la sensoristica del prodotto ‘intelligente’ un ciclo virtuoso di scambio d’informazioni tra fabbricante e utente che faccia superare il concetto di ‘prodotto rilasciato’ per uno, per così dire, di ‘prodotto in progress’.
ZeroUno: E che coinvolga non solo l’ufficio tecnico, ma l’assistenza, il marketing, il modo di vendere… idealmente l’intero business.
Stefano Rinaldi: Certamente: si tratta di un nuovo paradigma nella gestione del cliente, che passa dalla supposizione ingegneristica alla conoscenza dei dati di fatto.
ZeroUno: Quali sono i settori dove la trasformazione digitale può dare più valore alle nostre imprese?
Stefano Rinaldi: Secondo uno studio che abbiamo svolto con McKinsey, il settore suscettibile di trarre il massimo plusvalore dalla digitalizzazione è certamente il manifatturiero. In Italia poi sarebbero molto avvantaggiate le società di trasporti e logistica e il settore agricolo, inteso come ‘smart farming’, che integra le culture alle macchine, ai sistemi d’irrigazione e altro.