Per tutte le metropoli la sfida è garantire un elevato grado di intelligenza per poter gestire le emergenze future che derivano non solo dalla demografia, ma anche dall’aspettativa di servizi di qualità crescente da parte dei cittadini e degli operatori economici che le città intendono attirare. A questi aspetti si vanno a sommare i vincoli di budget, che rappresentano una caratteristica globale e che spingono alla ricerca di soluzioni sempre più efficienti. Queste sono alcune considerazioni che emergono dall’analisi “Smart city leaders need better governance tool” di Forrester che, attraverso interviste a vendor e utenti (realizzate all’inizio del 2011 su una ventina di città americane e big vendor quali Accenture, Atos Origin, Capgemini, Deloitte, Hp, Infor, Ibm, Microsoft, Oracle, Orange Business Services, Sap, Siemens It Solutions and Services, ecc.), evidenzia come uno dei fattori che stanno portando alla ribalta il tema smart city sia anche la pressione esercitata dai fornitori di soluzioni e servizi (l’analisi si basa su interviste a vendor e utenti fra cui Accenture, Atos Origin, Capgemini, Deloitte, Hp, Infor, Ibm, Living, PlanIt, Logica, Mahindra, MetricStream, Microsoft, Oracle, Orange Business Services, Sap, Screampoint, Siemens It Solutions and Services , Steria, the city of Boston, and the city of Wiesbaden – ndr). A questo punto la prima precisazione: la tecnologia è senz’altro indispensabile per risolvere i molteplici problemi delle città, dicono degli estensori dell’analisi, ma non può essere proposta come la panacea per qualunque esigenza. Una smart city è tale solo se dietro c’è una visone globale; non basta l’adozione di alcune soluzioni tecnologicamente avanzate, anche se è del tutto naturale partire da queste per la risoluzione delle principali criticità.
La vera sfida per un approccio olistico è la realtà delle amministrazioni cittadine che si presentano strutturate a silos con dipartimenti che lanciano iniziative specifiche basate sui relativi budget. Il primo passo dovrebbe essere dunque il coordinamento delle iniziative smart dei diversi dipartimenti, attraverso un’infrastruttura condivisa, capace di mettere in comune dati e decisioni, ottimizzando così anche i costi. La buona notizia è la consapevolezza dei responsabili delle città che manifestano in misura superiore a quelli di altri settori interesse per i sistemi di governance (figura 1).
Figura 1 – Strumenti di governance: propensione all'adozione delle Pal
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Strumenti e risorse per le città: la sfida della smarter governance
Forrester si aspetta, parallelamente all’adozione del modello smart city, un incremento dell’adozione di strumenti (come Erp, Crm, Eam – Enterprise asset management) indispensabili per monitorare gli obiettivi individuati, la scelta di manager operativi e in ambito It con caratteristiche professionali adeguate, l’adozione di un continuo processo di performance review attraverso l’impiego di strumenti It. Ma la reale condizione per una nuova era di governance è l’adozione di politiche di open data sia verso i cittadini sia fra le diverse amministrazioni. Questa sarà funzionale anche al miglioramento dell’accesso da parte dei cittadini, la priorità per i decision maker accanto all’aumento di efficienza e produttività (figura 2).
Figura 2 – Priorità per le Pubbliche Amministrazioni Locali
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Stimoli e feedback che arriveranno dai cittadini attraverso molteplici dispositivi e canali, basati su sistemi cloud, aiuteranno le città a ridefinire i programmi e le strategie.
Consapevole di queste esigenze e delle specificità del settore pubblico, l’offerta It sta sviluppando strumenti e servizi per governare le città, a partire dalla definizione di unità dedicate: trasporti intelligenti, smart grid, edifici sostenibili, comunità connesse… Ma al di là delle specifiche soluzioni proposte, la sfida per i fornitori di soluzioni e di servizi It è la realizzazione di una smarter governance che richiede l’integrazione fra i servizi e le infrastrutture che compongono il governo della città, andando a realizzare un sistema di comando unificato. In pratica si tratta di superare i silos informativi aggregando i dati e fornendo un unico punto di accesso. La trasformazione è favorita anche dall’evoluzione dei servizi e delle tecnologie, sempre più sofisticate, che li supportano come nel caso delle smart grid, delle infrastrutture per gestire i trasporti, la distribuzione dell’acqua e la raccolta dei rifiuti. Quando l’infrastruttura fisica incontra la tecnologia digitale, sono necessarie nuove competenze e, spesso, un supporto esterno. E ciò offre interessanti opportunità per i vendor, che ci si aspetta offriranno servizi settoriali condivisi tendenzialmente basati su infrastruttura cloud. L’ampiezza di tecnologie e competenze in gioco è tale che nessun singolo fornitore può dare risposte esaurienti. Forrester prevede dunque la creazione di un ecosistema di più vendor impegnati nell’offerta di servizi e di integrazione.
Chi è smarter è più competitivo
Queste opportunità verranno colte da molte città anche se non ancora pronte per una completa trasformazione top-down: la competizione le spingerà infatti verso un approccio sempre più olistico per identificare dove vogliono collocarsi. Come sostiene l’economista Edward L. Glaeser in un recente libro “Triumph of the City: How Our Greatest Invention Makes Us Richer, Smarter,Greener, Healthier, and Happier” , le città hanno avuto e continueranno ad avere un ruolo fondamentale nell’evoluzione umana: facilitano infatti l’interazione fra persone, attraggono i talenti, incoraggiano l’imprenditoria, favoriscono la mobilità sociale ed economica; ma nelle città si possono concentrare anche fenomeni negativi come disoccupazione, criminalità, inefficienza, inquinamento. Riusciranno dunque a prosperare e ad attrarre cittadini, lavoratori e imprese, soprattutto quelle che forniranno i servizi capaci di assicurare il benessere ai residenti. E la tecnologia è uno strumento indispensabile per chi le guida, per farlo nel modo più efficace.