La capacità di ripresa del Paese passa da una nuova, coerente ed efficace politica di trasformazione digitale della PA. Ed è stato questo il leit motiv che ha pervaso la passata edizione del Forum PA. A distanza di alcuni mesi dall’evento ci sembra interessante riproporre alcuni degli spunti emersi nel corso di un incontro al quale hanno partecipato rappresentanti delle amministrazioni e i principali protagonisti dell’offerta di tecnologia digitale che hanno evidenziato come ci siano le condizioni, in termini di risorse, concretezza, volontà di collaborazione e modelli di equilibrio fra regia centrale, contributi locali, partnership fra pubblico e privato, per farcela.
In apertura, il contributo del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, ha subito chiarito: “Oggi l’agenda politica pone il digitale al centro. Ma il vero obiettivo è cambiare la percezione dello Stato da parte dei cittadini, con i quali va creato un rapporto di fiducia”.
Per andare agli obiettivi pratici indicati dall’Europa, il ministro sostiene che potremmo raggiungerli prima del traguardo fissato al 2030. È il caso dell’identità digitale, le competenze digitali, adozione del cloud, i servizi pubblici on line, la connessione alla banda ultra-larga.
“La domanda vera da porci non è se basteranno i soldi, ma se riusciremo a spenderli nei tempi previsti – sottolinea – Per farlo vanno dimezzati, ad esempio, i tempi per le autorizzazione e acquisite le risorse umane necessarie”. Il Ministero per l’innovazione tecnologica punta ad acquisire esperti sul territorio da suddividere squadre operative. Al momento in cui scriviamo (inizio dicembre 2021) è stato lanciato un bando per 1000 esperti per tutti i ministeri coinvolti nel PNRR. Forse troppo pochi.
Verrà istituito un comitato interministeriale con tutti i protagonisti e, a livello territoriale, tavoli di consultazione regionali con i rappresentanti delle amministrazioni, esperti e protagonisti dell’offerta. I fondi saranno erogati a fronte dei progetti messi in cantiere anche grazie all’assistenza alle amministrazioni che non hanno competenze per farli partire, con un ruolo di Consip per mettere a disposizione pacchetti di consulenti. L’idea è mettere in campo il meglio dell’attività centralizzata e sul territorio. “Il modello di governance che abbiamo in mente è pragmatico, solidale e collaborativo, andando a replicare quanto è stato fatto per il certificato vaccinale”, sintetizza Colao.
La risposta del sistema dell’innovazione pubblica
Tiziana Catarci, direttrice Dipartimento di Ingegneria informatica, automatica e gestionale dell’Università di Roma, La sapienza, ritorna sul tema della collaborazione per ricordare che finora le università, le amministrazioni e le imprese a hanno collaborato ma su progetti verticali e scollegati. “Per affrontare i grandi problemi del paese, serve un piano trasversale e condiviso in ottica pragmatica. La visione va declinata in progetti completi, andando a definire le priorità gli obiettivi misurabili”.
Sebastiano Callari, Assessore al patrimonio, demanio, servizi generali e sistemi informativi – Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, sollecita una maggiore attenzione alle competenze digitali (la performance peggiore per l’Italia secondo il rapporto DESI) e a pensare al futuro dei giovani e dei nuovi lavori. Nel campo della sanità propone l’uso di telemedicina e robot per portare le migliori competenze in tutti i territori.
Sempre sul tema sanità, Angelo Tanese, Direttore Generale – Asl Roma 1, sostiene che per la creazione di un rapporto di fiducia con i cittadini è necessario investire su un management pubblico capace di “far le succedere le cose, cambiare il modo di lavorare, guardare di più al risultato, realizzare una collaborazione più equilibrata con il privato”.
Paolo Piccini, Presidente – Assinter Italia che raggruppa le società in house, sostenendo l’ineluttabilità della digitalizzazione della PA, invita a superare la dicotomia e la contrapposizione fra Ict pubblico centrale e locale, cloud e on premise, pubblico e privato. La rete dell’associazione, basata sul cloud first e costituita da 23 data center di classe A, è ovviamente una delle risorse per la digitalizzazione della PA.
Sollecita infine a un maggior coinvolgimento delle persone sul territorio che ne conoscono sia le criticità sia le potenzialità, Roberta Cocco, Assessora alla Trasformazione digitale e Servizi civici – Comune di Milano, nella precedente giunta e richiama alla necessità di collaborazione fra tutti, in particolare il mondo dei vendor che anche nell’emergenza ha sopperito alle carenze di risorse e competenze delle PA.
L’impegno dei vendor
I fornitori di tecnologia, servizi e soluzioni digitali rispondono all’invito alla collaborazione.
Leonardo, per bocca di Fabio Renzi, VP – P.A. Defence & International Agencies LoB – Div. Cyber Security, si rende disponibile a collaborare sui temi della sicurezza, che rappresenta il suo “mestiere” e fornire supporto su progetti digitali avanzati con un approccio ai sistemi complessi.
“Le telco di oggi, come connettivity service provider, che abilitano l’accesso per aziende e privati, devono assumersi la propria responsabilità digitale, in particolare garantendo la sicurezza alle Pa che gestiscono dati sensibili”, sostiene Roberto Basso, Direttore External Affairs and Sustainability – WINDTRE.
“Diamo il nostro contributo con i data center e cloud esistenti che, a fronte della massima efficienza hanno un basso impatto ambientale, grazie all’utilizzo di energia dal fonti rinnovabili”, dice Stefano Cecconi, Amministratore Delegato – Aruba che a sua volta fornisce trust services, come identity provider, pec, identità digitale,…
Gianmatteo Manghi, Amministratore Delegato – Cisco Italia, porta come esempio di co-innovazione il supporto per una modalità digitale per gestire un centro vaccinale e il progetto “Safer Milan” che combina sicurezza fisica e digitale e ribadisce l’impegno di Cisco nella formazione specialistica e di base per superare il digital divide.
Filippo Ligresti, Vice President & General Manager – Dell Technologies Italia, sottolinea che le attività di ricerca della sua azienda sono allineate sugli obiettivi della trasformazione digitale della Pa, in direzione dell’incremento di agilità e scalabilità, verso il cloud, per garantire la cyber security, la capacità di creare valore basandosi sui dati.
Per vincere la sfida, Emanuele Ranieri, Head of Business to Government – Enel X Italia, propone infine un modello di collaborazione e confronto fra attori pubblici e privati che non dovrebbero limitarsi a mettere a disposizione competenze e tecnologie, ma co-investire, data la strategicità della sfida che la transizione digitale comporta.
Non partiamo da zero…
È quanto emerge dalla maggior parte degli interventi delle amministrazioni e dei vendor che prendono ad esempio quanto sviluppato durante da pandemia, ad esempio con il green pass e altri progetti locali, ma anche in precedenza con le piattaforme nazionali. È dunque già delineato, anche se va perfezionato per vincere la sfida della digitalizzazione, un modello equilibrato che combina la regia centrale, i dati e il contributo delle amministrazioni locali, la tecnologia degli attori privati.