Un’Agenda Digitale per le Regioni per accelerare il cambio di marcia del mercato Ict

Giunto a metà anno, e osservando retrospettivamente il semestre trascorso, il mercato non sembra rispondere, almeno in Italia, alle aspettative di ripresa che si erano manifestate a fine 2010. Il consuntivo del 1° trimestre, reso noto nel corso del Convegno di Presentazione del Rapporto Assinform 2011, è stato deludente in tutti i settori con un calo complessivo dell’Ict del 3,3%, dato peggiore rispetto al -2,1% del 1° trimestre 2010.

Pubblicato il 21 Lug 2011

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Giunto a metà anno, e osservando retrospettivamente il semestre trascorso, il mercato non sembra rispondere, almeno in Italia, alle aspettative di ripresa che si erano manifestate a fine 2010.

Permane una bassa crescita economica
Il consuntivo del 1° trimestre, reso noto nel corso del Convegno di Presentazione del Rapporto Assinform 2011, è stato deludente in tutti i settori con un calo complessivo dell’Ict del 3,3%, dato peggiore rispetto al -2,1% del 1° trimestre 2010 (figura 1).

Figura 1 – Mercato italiano dell’Ict nel 1° semestre 2011 – Valori in milioni di euro e variazioni percentuali
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

L’informatica ha registrato un calo dell’1,3%, mentre ci si attendeva già nei primi 3 mesi dell’anno un ritorno al segno positivo, e lo stesso dicasi delle telecomunicazioni, il cui calo è stato molto più brusco (-4,2%).
Questi andamenti dipendono sicuramente dal permanere di una situazione di bassa crescita dell’economia (1% nel 1° trimestre contro il 4,8% della Germania) che perdura nel nostro Paese nonostante i frequenti annunci di ripresa e di inversione del ciclo e che condiziona negativamente consumi e investimenti in Ict.
La caratteristica fondamentale di questa fase rimane, dunque, l’incertezza sui tempi e sulle modalità della ripresa e le previsioni che si possono elaborare sull’andamento del mercato Ict sull’intero anno non possono che rifletterla, tenendo, inoltre, in considerazione la discontinuità tecnologica in atto (per esempio l’erosione del mercato pc da parte dei tablet e del loro indotto di software e contenuti) e l’impatto del cloud computing sulla catena infrastrutture, hardware, software e servizi.
Questa incertezza a più livelli rende sempre più difficili e meno credibili previsioni univoche sulle crescite di medio e lungo periodo del mercato Ict, soprattutto in Paesi come l’Italia, dove, come si diceva, la ripresa non ha ancora caratteristiche di stabilità e di continuità.

Previsioni 2011: due scenari alternativi
Per tale ragione l’aggiornamento sulle precedenti previsioni sul 2011 presentato da NetConsulting nel corso del Convegno Assinform, è stato effettuato sulla base di due scenari alternativi tra loro.
Il primo scenario, pessimistico e conservativo, è basato su una bassa crescita dell’economia e sulla prosecuzione dell’atteggiamento prudenziale nei confronti degli acquisti di Ict da parte di famiglie e imprese e prevede un forte calo del mercato Ict (-4,5%) determinato in larga parte dalle telecomunicazioni (-5,8%) più che dall’informatica (-0,8%) (figura 2).

Figura 2 – Previsioni sull’andamento del mercato Ict in Italia (2011)
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

Il secondo scenario, definito per differenza ottimistico, ma ancora di segno negativo, è basato sul miglioramento del quadro macroeconomico nel 2° semestre e sulla ripresa della spesa e degli investimenti Ict, trainata dalle componenti più innovative e dall’avvio di nuovi progetti da parte delle imprese.
La previsione conseguente è di un andamento flat dell’intero mercato Ict (-0,1%), positivo per l’informatica (1,3%) e leggermente negativo per le telecomunicazioni (-0,6%).
Questo rappresenta una significativa correzione rispetto alle previsioni, che pure erano molto caute, elaborate pochi mesi orsono e impone, una volta di più, una profonda riflessione che deve basarsi non tanto su analisi congiunturali quanto sul ruolo sempre meno rilevante che il nostro Paese sembra assegnare all’innovazione e alla diffusione dell’Ict come suo strumento primario.
Occorre, per fare questo, passare dall’osservazione di variazioni di crescita alla rilevazione di quale sia lo stato del nostro Paese in termini di patrimonio Ict in senso lato accumulato, dei risultati che esso genera sulla produttività, la crescita, l’efficienza e anche il benessere del Paese, per misurarne i ritardi e mettere una volta per tutte in campo gli strumenti per recuperarli.

Gli obiettivi dell’Europa… e la posizione dell’Italia
Un’occasione importante di riflessione, sia nel senso della diagnosi che dei possibili rimedi, ci viene offerta dalla recente pubblicazione del Digital Agenda Scoreboard 2011, documento nel quale la Commissione Europea pubblica lo stato di avanzamento degli obiettivi dell’Agenda Digitale per l’Europa a un anno di distanza dalla sua adozione in tutti i 27 Paesi dell’Unione.
Il quadro che ne risulta per l’Italia è preoccupante in quanto posiziona il nostro Paese in forte ritardo su tutti i principali indicatori, mettendo in evidenza non soltanto un gap di diffusione (per esempio per quanto riguarda larga banda e Internet) ma una bassa qualità e intensità di utilizzo (eCommerce, servizi di eGovernment, online banking) (figura 3).

Figura 3 – Indicatori della diffusione dell’Ict in Italia e in Europa (2010)
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

La diagnosi di questi ritardi e la relativa cura devono tenere in considerazione le specialità del nostro Paese che non risulta rappresentabile come un contesto omogeneo ma, al contrario, come insieme di realtà molto eterogenee tra loro.
Il riferimento non è soltanto al ben noto divario nell’utilizzo di Ict tra grandi e piccole e medie imprese ma, ancora più rilevante e poco analizzato risulta il divario tra aree geografiche.
Si prenda il caso esemplificativo della quota di utenti Internet sulla popolazione, dove esiste un divario sensibile tra Regioni meridionali e resto d’Italia in un contesto più ampio in cui l’Italia è quintultima nell’Europa a 27 (figura 4).

Figura 4 – Persone di 6 anni e più che hanno usato Internet negli ultimi 12 mesi
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

L’Italia, dunque, deve recuperare un duplice ritardo come Paese nel suo complesso e come contenitore di regioni arretrate dal punto di vista dell’uso di tecnologie.
In questo senso risulta urgente non solo, come si segnalava nell’articolo “Il mercato Ict nel 2010: una ripresa trainata da nuovi fattori di crescita” [pubblicato nel numero di maggio di ZeroUno ndr], predisporre al più presto un’Agenda Digitale in linea con quella europea, ma chiedere a ciascuna Regione di elaborare un’Agenda Digitale Regionale che integri al proprio interno i vari Piani per la Società dell’Informazione in essere, all’interno di un disegno sistemico.
Questa sorta di federalismo coordinato e integrato dell’Ict potrebbe dare una notevole spinta alla crescita dell’intero Paese.

* Giancarlo Capitani è amministratore delegato della società di ricerche NetConsulting, tel 02.4392901, capitani@netconsulting.it

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