TRENTO – La “Trento Smart City Week”, svoltasi a metà settembre – evento per amministratori pubblici, accademici, aziende e cittadini dedicato al tema Città Intelligenti – è stata l’occasione per parlare di Data Driven Administration: a che punto siamo del percorso per raggiungere un modello amministrativo che faccia davvero del dato la base su cui impostare le scelte e i percorsi evolutivi della Pa.
Di questo servizio fanno parte anche i seguenti articoli: | |
LE SOLUZIONI – Data Driven Administration: la ricetta Dedagroup | |
IL PROGETTO – “Co-Innovation Lab”: tecnologie e competenze per l’interoperabilità dei dati |
Ne abbiamo discusso con Dedagroup, presente all’evento, che sta vivendo in prima linea la trasformazione supportando comuni ed enti pubblici in questa delicata fase evolutiva: “Siamo in un momento di cambiamento senza precedenti – racconta a ZeroUno Luigi Zanella, Consulting and Business Development director – Public sector & Utilities di Dedagroup – Soprattutto a livello centrale, la Pa si è resa conto che per sfruttare le opportunità del digitale l’obiettivo non può più essere digitalizzare i vecchi processi cartacei, ma deve essere ridisegnarli completamente, diversamente”; il manager chiarisce con un esempio: se per chiedere l’autorizzazione alla costruzione di un edificio oggi avvengono svariati passaggi documentali tra Asl, Vigili del Fuoco e altri enti per compiere tutte le verifiche necessarie, la vera sfida è far sì che questi controlli siano svolti dai sistemi direttamente già mentre viene compilata la pratica, rielaborando i dati quando vengono inseriti nelle applicazioni.
Il ruolo chiave dell’Agenzia per l’Italia Digitale
Come spiega Zanella, questo salto non può compiersi se a livello centrale non vengono definite delle architetture di riferimento; tutti gli enti devono parlare lo stesso linguaggio perché i sistemi possano cooperare. Per la prima volta la Pa ha a disposizione gli standard necessari: “Mentre prima l’informatizzazione degli enti avveniva solo sulla base delle scelte e delle competenze dei fornitori di tecnologia e servizi, adesso l’Agenzia per l’Italia Digitale ha fissato un disegno unitario a cui tutti – la Pa e le imprese che scrivono software per la Pa – devono fare riferimento: per questo oggi la pubblica amministrazione è davvero giunta a una svolta importante”.
C’è anche un’ottica più ampia a cui si deve pensare: la definizione degli standard in atto è il primo passo perché la Pa entri finalmente a far parte di un ecosistema allargato, a cui partecipano anche imprese e cittadini che sviluppano e fruiscono di servizi nati sfruttando la conoscenza generata dai dati; è il crescere di questi circoli virtuosi – che non possono prescindere dall’interoperabilità dei dati prodotti da tutti gli attori citati – alla base dello sviluppo delle smart city.
Tante fonti, interne ed esterne alla Pa
Esistono tuttavia diverse criticità che la Pa deve considerare, tra queste la quantità e l’eterogeneità delle fonti: “La disponibilità di dati sta crescendo in maniera esponenziale – dice Zanella – Se prima gli enti avevano a disposizione solo quelli che riuscivano a generare, adesso provengono all’Inps, dall’Inail, dal Ministero dell’Istruzione o dei Trasporti ecc.”: una nuova complessità che ogni comune deve gestire. Non solo; come sottolinea Gianni Dominici, Direttore Generale di Forum Pa, per essere davvero data driven si deve attingere e rielaborare anche dati e informazioni prodotti da fonti esterne al sistema Pa, come da analisi svolte da realtà private o da iniziative di crowdsourcing: “Bisogna coinvolgere le persone, per esempio attraverso applicazioni che consentano loro di effettuare segnalazioni legate al territorio: la sfida è andare oltre la logica bipolare che vede la Pa da una parte e gli amministrati, cittadini e imprese, come meri destinatari di intervento pubblico dall’altra; gli open data diventano uno strumento formidabile al servizio del territorio quando esiste una partecipazione civica al valore quando cittadini e imprese non sono visti solo come portatori di bisogni ma anche di competenze e soluzioni”.