Prospettive

Paolo Nespoli fonte di ispirazione all’evento Digital360 Awards – CIOsumm.IT

Con un intervento che ha toccato le corde emozionali del pubblico, l’astronauta Paolo Nespoli ha aperto il secondo digital event del percorso organizzato da Digital360 Awards e CIOsumm.IT. Un evento che ha visto scontrarsi 3 squadre di CIO nel gioco degli Opposti digitali per riflettere in un modo scherzoso sul serissimo tema del new normal

Pubblicato il 20 Lug 2020

Digital360 Awards 2020 Opposti digitali

“Cambiare prospettiva. Imparare a sperimentare, ad esplorare strumenti sconosciuti. Sino a trovare una propria visione nei processi di trasformazione, perché le sfide in fondo sono opportunità”. Le ispirazioni con cui la Nasa forgia le menti dei suoi uomini di punta non si adattano solo alle dimensioni infinite dello spazio celeste. Sono riflessioni umane che potrebbero modellare anche il futuro destinato a compiersi in tempi brevi. Il cosiddetto New Normal.

L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha schiaffeggiato le coscienze come mai nessuno prima: ora è tempo di ripensare ogni cosa. Non solo le attività quotidiane, ma l’intero sistema lavorativo. Vicini o distanti? Contatti fisici o virtuali? Spazi comuni o case adibite a uffici? Quale la giusta prospettiva? Su tutto questo si è riflettuto martedì in uno dei digital event organizzati per riunire, a distanza, la community dei Digital360 Awards e le associazioni di CIO (CIO Aica Forum, Aused, CIONet e FIDAInform) che danno vita al CIOsumm.IT. Un momento a metà fra il motivazionale e il ludico, ma non troppo, per fare il punto su “La rivoluzione dello spazio: persone, lavoro, organizzazione, cambiamento”. E arrivare infine a stabilire, grazie anche agli stimoli regalati dall’astronauta Paolo Nespoli in diretta da Houston, che quel fatidico New Normal non sarà altro che una sintesi degli opposti, del meglio di ogni estremo. Un incontro di visioni, resilienza e malleabilità.

Paolo Nespoli: siate pronti ad accettare le sfide

Proprio a lui, primo italiano a partecipare a una missione di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Europea, è stata dedicata la prima parte del webinar promosso da CIO Aica Forum. Da keynote d’eccezione, il suo intervento ha toccato le corde emozionali del pubblico, fra immagini registrate durante le missioni spaziali e racconti di addestramenti estremi. Con alcuni spunti chiave da tenere nel cassetto: “Capire l’ambiente, la fragilità della vita, credere nelle proprie capacità senza demordere e provare a uscire dalle aree abituali. Perché – ha puntualizzato l’ingegnere meccanico originario di Milano, autore di un libro dal significativo titolo, “Dall’alto i problemi sembrano più piccoli” – chi fa sempre la stessa cosa non commette mai errori, ma non migliora neppure. E resta fossilizzato su quel che è”. E allora, “siate pronti ad accettare le sfide – ha esortato – e a trasformarle in opportunità. Siate flessibili, resilienti, innovativi e protagonisti del processo di trasformazione”. Tutte lezioni apprese non nei corsi di psicologia, ma nei duri percorsi formativi che l’Agenzia spaziale americana mette in atto per i futuri viaggiatori dello spazio. “Anni e anni di preparazione per costruire il senso di squadra e di fiducia – ha puntualizzato Nespoli -, fra esperienze estreme e momenti di condivisione. Perché contare sugli altri, ancor prima che su se stessi, è essenziale quando ci si ritrova lassù”.

Consigli esportabili anche al quotidiano della gente “con i piedi per terra”? E magari a un sistema economico e lavorativo che oggi affronta la sfida più difficile di sempre? Per l’astronauta – ritiratosi con un bagaglio di tre missioni effettuate, per ben 313 giorni, 2 ore e 36 minuti trascorsi nello spazio – assolutamente sì. “Pensiamo solo al concetto di errore – ha fatto notare -. Da buon italiano, arrivato alla Nasa io mi sentivo uno stupido ogni volta che sbagliavo. E cercavo di non diffondere troppo la notizia. Ma gli addestramenti mi hanno insegnato che è necessario imparare a commettere errori, perché questi sono delle ricchezze. Gli sbagli vanno annunciati, gestiti, analizzati e infine esorcizzati, per tirarvi fuori le cose buone che portano con sé. Solo allora possiamo lasciarceli alle spalle”.

Linee guida certo non facili da mettere in atto, ma che diventano un’ottima palestra esistenziale, se associate all’altra grande ispirazione lanciata da Nespoli: imparare ad aver fiducia nel sistema, nella consapevolezza di aver fatto la propria parte perché le cose funzionino. In altre parole, di essere parte di un team.

Le combattive squadre degli Opposti digitali

E anche se non era certo in gioco la stabilità della navicella spaziale, e dunque la vita dei presenti, i suggerimenti giunti in diretta da Houston hanno in qualche modo ispirato lo spirito di squadra che ha rallegrato la seconda parte del digital event. Protagonista del “ritorno sulla Terra”, il confronto fra Opposti digitali con cui tre team di CIO sono stati chiamati a sfidarsi a colpi di tesi sui cambiamenti organizzativi, culturali e digitali che stanno modificando il modo di lavorare. E che dunque caratterizzeranno, nel tempo, la conformazione del New normal dopo la rivoluzione imposta dall’emergenza Covid.

Tre i round in programma, su altrettante opposte visioni (ovviamente pro e contro) pronte a contendersi la supremazia: l’uso delle piattaforme di collaboration e la piena autonomia dei collaboratori a distanza; il ricorso ai rapporti virtuali con i fornitori; la necessità di riorganizzazione degli spazi di lavoro, fra riduzione delle postazioni e creazione di hubquarter.

Guidati dai tre capitaniAndrea Rangone, presidente Digital360, Mariano Corso, Presidente P4I, e Luciano Guglielmi, CIO Mondadori nonché presidente CIO Aica Forum – i 18 CIO in gara hanno velato di goliardia una sfida che in realtà nascondeva un profilo estremamente serio: immaginare il futuro.

Piattaforme di collaboration

E così le tesi si sono scontrate con toni volutamente estremizzati per raccontare opposte reazioni alle novità. Le piattaforme di collaboration? Da un lato l’idolatria “senza se e senza ma” nei confronti dei nuovi modelli organizzativi a distanza, dall’altro i sostenitori del contatto fisico, del “momento caffè” e della comunicazione non verbale annichilita dagli strumenti digitali.

Due ragioni che non hanno convinto in modo paritario il pubblico, il cui voto ha infine premiato le ragioni del pro e dunque la conquista del nuovo. “Quando si sposta l’orizzonte, si vedono cose mai viste – ha commentato in chiusura di round Tommaso Bonaccorsi di Patti di Tim -. Reagire a una situazione forzata come il lockdown ci ha portati a usare in maniera estensiva gli strumenti di collaboration. E ora è tempo che le organizzazioni e le persone accelerino questo processo di cambiamento: le tecnologie sono molte e molto valide, e ogni azienda potrà trovare la propria ideale soluzione”.

Il rapporto clienti-fornitori

Pubblico meno convinto dai cambiamenti imposti dalla pandemia, invece, sul secondo tema in discussione: il rapporto fra clienti e fornitori. Mentre il periodo di emergenza ha forzatamente spinto verso la virtualizzazione dei rapporti, pare che ora ci si orienti più su un classico “in medio stat virtus”. “Con gli incontri virtuali si arriva subito al punto, ci si focalizza sul tema in questione, giungendo subito all’obiettivo e riducendo gli spostamenti superflui”, ha sostenuto la squadra pro. “Ma esistono robuste eccezioni alla virtualizzazione dei rapporti – hanno ribattuto i contro -. Le nostre aziende possono funzionare in digitale perché è un tessuto già visto, ma quando si crea una relazione iniziale tra organismi aziendali la cosa è più complessa”.

E allora?

“L’evento Covid è stato certamente negativo – ha chiosato Domenico Alessio, di Oracle -, ma da un certo punto di vista ha rappresentato un’opportunità per rivedere processi e modalità di lavoro. In questo quadro, le applicazioni in cloud e le modern best practise possono aiutare aziende a ripartire meglio di prima, anche nei rapporti con i fornitori. Non ci sono visioni giuste o sbagliate: avere rapporti personali è importante, ma opportunità offerte dal digitale sono indubbie”.

“È tempo di trovare nuovi paradigmi e avere il coraggio di staccarci dai nostri punti di ancoraggio, senza scimmiottare l’innovazione che ci abilita a fare tante cose – ha aggiunto Maurizio Semeraro, di Schneider Electric -. Infrastrutture digitalizzate permettono di valorizzare il valore aggiunto delle persone: la difficoltà sta nel trovare il giusto equilibrio”.

Morale: voto del pubblico a favore dei “rapporti umani”. O meglio, di un giusto equilibrio fra uso degli strumenti digitali e incontri personali, che tuttavia non devono e non possono sparire.

Riorganizzazione degli spazi di lavoro

A tener banco nel dulcis in fundo, il confronto sul tema più chiacchierato del periodo Covid, probabilmente tra quelli più destinati ad influenzare il New normal: la riorganizzazione degli spazi di lavoro, con un acceso contest fra i simpatizzanti dello smart working e i sostenitori, ancora una volta, del contatto fisico. Ridurre postazioni, creare hubquarter, ricorrere più pesantemente al coworking: che sia davvero questo il futuro? Per il pubblico sì. Ma a mettere il cappello sulle tesi opposte sono state parole di mediazione. “Io non vedo un futuro trascorso a lavorare in palazzi pieni di persone – ha affermato Carmine Pietro Scalzi, di Westpole -: ci aspetta un mondo necessariamente diverso. Anche se ci saranno situazioni in cui sarà difficile fare smart working, e penso ovviamente, ad esempio, ai medici così come altre attività”. “In questo periodo è venuta a mancare una parte importante del quotidiano lavorativo – ha aggiunto Gianluca Coppola di NetApp: la vita di corridoio, la condivisione, la creazione fiducia con fornitori e dentro l’azienda stessa. Certo, esistono tecnologie che ci aiutano a vivere in questa nuova modalità, ma il punto ora è capire se questa sia la realtà in cui vogliamo vivere o se invece il meglio non sia un mix fra le varie possibilità”.

Rifondare la normalità prendendo il buono di ogni tesi

Già. A match concluso, la domanda che permane è proprio questa: “Non conviene forse prendere il meglio di ogni cosa e rifondare la normalità da qui?”. Chissà. È possibile che il New normal si riveli un giorno solo una grande fusione di “migliori pratiche”, ma arrivarci non sarà cosa semplice.

E allora, come fare? “Nella vita ci confrontiamo ogni giorno con tre grandi categorie mentali: le cose che puoi cambiare, quelle che devi accettare come sono, e la necessità di capire quali cose stiano da una parte e quali dall’altra”. Per Paolo Nespoli è da questa consapevolezza che bisogna ripartire per disegnare il domani. Si tratta solo di iniziare.

E se intanto lo sguardo di questo nuovo viaggio punterà “ad astra”, allora meglio per tutti.

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