Passa dai contenuti digitali il futuro dell ’industria ict in Europa

Caratterizzato dal download di suonerie e giochi, il mercato dei contenuti digitali è per ora agli esordi, ma quando "partirà" rappresenterà una grande opportunità per le aziende ict…purché il paese sia in grado di coglierla.

Pubblicato il 02 Gen 2005

La diffusione delle tecnologie Ict è aumentata in modo considerevole negli ultimi cinque anni in Italia, anche se, comparato con quello europeo, il quadro che ne risulta indica una penetrazione allineata e, nel caso della telefonia mobile, superiore alla media per quanto riguarda le famiglie; la diffusione e l ‘uso strategico e competitivo di queste tecnologie risulta invece sensibilmente inferiore presso le imprese, in particolare presso quelle di dimensione minore. In ogni caso, il livello di penetrazione delle nuove tecnologie raggiunto nel nostro Paese può, già oggi, costituire la base per il decollo dell’economia digitale. È in questo contesto che vanno valutate le prospettive e le indicazioni necessarie perché questo decollo si realizzi.

TECNOLOGIE SOTTOUTILIZZATE
Il mercato dei contenuti digitali si trova attualmente in una fase nascente in tutti i maggiori Paesi e, in Italia in particolare, esso sconta tutte le criticità che sono strutturalmente intrinseche a questa situazione:
– sul lato dell’offerta la produzione e la distribuzione locale di contenuti appaiono oggi molto frammentate;
– gli aggregatori sono ancora pochi e di ridotte dimensioni;
– la catena del valore è ancora poco chiara ed è sbilanciata a favore dei gestori di servizi di telecomunicazioni che si appropriano di una quota pari a circa il 60%del valore totale del business realizzato;
-sul lato della domanda, la qualità dell’utilizzo dei contenuti richiesti è di profilo basso, in quanto il business oggi è prevalentemente costituito dal download di suonerie e giochi;
– inoltre gli utilizzatori hanno comportamenti d ‘uso più basati sull’accesso estemporaneo ad informazioni scelte con criteri di casualità che non su quello sistematico e focalizzato su informazioni e contenuti che rappresentino per loro una effettiva utilità.

Il risultato è quello di un mercato composto essenzialmente, in Europa, dal download di suonerie (che, peraltro, ammontano a 60 milioni nel solo primo semestre 2004 in Italia) per un totale di 1800 milioni di euro e di un mercato dove manca un effettivo driver e una o più killer application (vedi figura 1). Di fatto esiste, soprattutto sul lato consumer, una sovrabbondanza di tecnologie che vengono sottoutilizzate o male utilizzate perché non esistono, attualmente, contenuti o servizi che giochino il ruolo di fattori trainanti. La vera criticità strutturale sta però, nel fatto che, allo stato attuale, all ‘interno di questo mercato il business model è oggi basato più sulla spinta alla diffusione di tecnologie e accessi in rete che non su contenuti che rispondano ai bisogni effettivi. Il mercato si basa, infatti, su un modello push guidato dai fornitori e incentivato in tale direzione dalle politiche dei vari governi, più che un modello pull trainato dai bisogni degli utilizzatori. Il puro modello push non sarà, tuttavia, in grado da solo di fare decollare il mercato e l ‘economia digitale.
Il mercato potrà svilupparsi a partire dal basso, dalle necessità degli utenti, da filiere o cluster di domanda organizzati per tipologia di servizio, di settore, per target di utenza o per territorio quando si verificheranno due circostanze:
– la presenza di contenuti che rispondano a bisogni effettivi delle diverse categorie di utenza;
– la possibilità da parte degli utenti non solo di accedere in forma passiva a contenuti, ma di interagire con i fornitori.
È solo dalla evidenziazione di come si configureranno i vari cluster di domanda che il sistema dell’offerta potrà trovare un assetto ordinato e chiaro. E questa condizione costituirà la base per organizzare filiere di offerta relative ai diversi cluster di domanda. Ma se il mercato ripartirà dal basso, questa circostanza rappresenterà una condizione formidabile per la costruzione di una nuova industria locale del digitale che potrà consentire anche a molte società di software e servizi, oggi in situazioni di criticità, di riconvertirsi (vedi figura 2). Questa è un ‘occasione da non perdere per l ‘Italia e per non perderla occorre armonizzare tutte le numerose spinte e le iniziative che oggi esistono nel Paese in un quadro di insieme che sia organico e sistemico. In questo senso le politiche pubbliche devono elaborare un sistema di norme e regole e contribuire a sviluppare sistemi di domanda, ma soprattutto promuovere l ‘aggregazione tra fornitori di contenuti e supportare un nuovo ciclo di sviluppo di un ‘industria nazionale del digitale.

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