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Perché evolvere i core banking system non è sufficiente: le banche hanno bisogno di un Digital Integration Hub

L’approccio del Digital Integration Hub sta emergendo come la soluzione più vantaggiosa per conservare gli investimenti nei sistemi IT core preesistenti e, al contempo, acquisire l’agilità e flessibilità richieste per sviluppare e mantenere sempre funzionanti ed efficienti i nuovi canali digitali

Pubblicato il 28 Set 2020

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Oggi la trasformazione digitale sta producendo grandi cambiamenti anche all’interno del mondo bancario, ad esempio attraverso la progressiva affermazione del paradigma open banking: utilizzando interfacce standard come OpenAPI, l’open banking permette a banche, istituti finanziari e assicurativi di esporre, condividere e integrare, in modalità controllata, parte dei propri dati e informazioni con altri business partner. Ciò, pur attenuando le tradizionali linee di demarcazione tra diversi settori di mercato, consente di sviluppare per i clienti servizi sempre più evoluti e completi come, ad esempio, i prestiti peer-to-peer o gli instant payment. Grazie a tali innovazioni tecnologiche, che rendono possibile la connessione di svariati touchpoint interni ed esterni, e il coinvolgimento di un numero crescente di player appartenenti a settori commerciali differenti, gli utenti finali e i consumatori possono vivere un’esperienza d’uso di app e servizi digitali più fluida e omogenea, indipendentemente dal fatto che navighino sul web da un PC, o che stiano interagendo su un canale mobile tramite lo smartphone. Soprattutto, diventa possibile utilizzare servizi della banca anche su canali di terze parti, e acquistare sui canali della stessa prodotti e servizi di terzi, come ad esempio le assicurazioni. Il trend, in sostanza, è verso ecosistemi digitali sempre più interconnessi che abilitano nuove esperienze utente.

Open banking, benefici e sfide

Come illustrato, il digitale permette a istituti bancari e finanziari di rispondere tempestivamente alle opportunità di mercato, e di aprirsi a collaborazioni esterne, con il risultato di espandere la propria base clienti e sviluppare prodotti e servizi innovativi e cross-industry. Tuttavia, per cogliere questi benefici, occorre realizzare un ecosistema di API immediatamente disponibili e costruire un’infrastruttura tecnologica moderna in grado di integrarsi con l’infrastruttura IT preesistente. Quest’ultima è tipicamente costituita da sistemi bancari core che possono anche essere legacy, datati e non progettati per supportare il volume di traffico generato dai nuovi canali digitali, né in termini di continuità del servizio (24/7), né in termini di prestazioni e tempi di risposta dei sistemi stessi. Inoltre, l’infrastruttura legacy rende difficile attivare la disponibilità e l’aggiornamento dei dati per gli applicativi interni, per i canali proprietari e di terzi, nonché l’integrazione con partner esterni.

La soluzione al problema, naturalmente, non è eliminare i sistemi bancari legacy, preposti allo svolgimento di attività fondamentali per il business; d’altra parte, cercare di farli evolvere espandendone capacità e prestazioni finisce per dimostrarsi una strategia costosa e non realmente risolutiva. A livello hardware, infatti, l’espansione può comportare investimenti importanti nel lungo termine, e per contro, dal punto di vista software, si continua a rimanere imprigionati in un’architettura non flessibile in rapporto alle necessità d’innovazione di prodotti e servizi IT.

In particolare, i sistemi di core banking sono progettati per eseguire con efficienza alcune funzioni chiave dei processi bancari, ma non ideati con un’attenzione alla qualità dell’esperienza utente. Né, tanto meno, consentono a una banca di sviluppare per i propri utenti user experience personalizzate, uniche e differenziate rispetto ai concorrenti. Queste ultime si possono realizzare solo attraverso un Digital Integration Hub, in grado di disaccoppiare i sistemi di core banking dalle logiche di business dedicate all’erogazione di esperienze utente personalizzate e capaci di evolvere nel tempo. Un digital integration hub costituisce anche un layer di protezione e sicurezza per i sistemi di core banking, e permette di farli evolvere, o di sostituirli, con maggior facilità.

Gartner indica la strada: serve una piattaforma digitale omnicanale

L’approccio più corretto, secondo la società di ricerca e consulenza Gartner, sta nella realizzazione di un ‘Digital Integration Hub’ (DIH), una piattaforma digitale omnicanale in grado di interporsi tra i ‘systems of record’ – ossia i sistemi di core banking e gli altri sistemi IT che presiedono i processi e le aree di business chiave -, e i ‘systems of engagement’, cioè i differenti touchpoint che consentono di fornire agli utenti le esperienze digitali. Oltre a disaccoppiare i sistemi bancari core dai vari canali di contatto con i clienti (web, mobile, chatbot, e-commerce), un DIH crea un layer di aggregazione delle differenti fonti di dati, caratterizzato da aggiornamento continuo, elevate prestazioni e scalabilità, e accessibile tramite API ai vari canali esterni.

Abbiamo deciso di intervistare su questo argomento Federico Soncini Sessa, CEO e Co-founder di Mia-Platform, una delle quattro società al mondo che forniscono una soluzione end-to-end di Digital Integration Hub.

Foto di Federico Soncini Sessa
Federico Soncini Sessa, CEO e Co-founder di Mia-Platform

“Crediamo che il modello DIH possa diffondersi in molti settori, soprattutto quello bancario, dove le grandi realtà hanno molti sistemi e tecnologie stratificate nel tempo, e oggi possono faticare a stare al passo con il mercato. Ne è un segnale l’emergere prepotente del fintech e la crescente attenzione delle Big Tech a questo settore. Far evolvere i sistemi di core banking è giusto e si può anche adottare l’ultimo prodotto di mercato, ma prima o poi anche quello sarà legacy e il rischio, se non si cambia approccio, è di ritrovarsi con una serie di prodotti più o meno datati, che fanno fatica a integrarsi.”

La proposta di Mia-Platform per il settore finance ricalca il modello DIH. “La banca moderna ha bisogno di realizzare la propria piattaforma, personalizzata sulle sue specifiche esigenze e composta di diversi elementi che possono evolvere e cambiare autonomamente – adottando le tecnologie più performanti sul mercato -, senza intaccare la continuità di business. L’obiettivo è disaccoppiare i sistemi dai canali, così da poter concentrare gli sforzi sulla creazione di valore per gli utenti finali.”

Come procedere? “La soluzione è, appunto, realizzare un Digital Integration Hub: un’architettura applicativa innovativa perché permette di sfruttare velocità, potenza e affidabilità dei sistemi moderni preservando i sistemi core.”

Il DIH si caratterizza per alcuni componenti chiave. “Un DIH permette di aggregare diverse fonti di dati in un layer ad alte prestazioni e bassa latenza. Questo sincronizza le informazioni con il backend tramite un sistema ad eventi; crea uno stream di dati aggiornati in tempo reale ed esposti ai canali attraverso API. In questo modo i dati saranno sempre aggiornati e accessibili 24/7 da tutti i touchpoint , anche con i sistemi inattivi o in aggiornamento, ottenendo un’agilità di business senza precedenti”. Un’agilità che permette di esporre in maniera continua i dati rilevanti per il funzionamento di applicazioni e servizi, in modo da consentire a un utente di svolgere una data operazione, ad esempio una transazione, su qualsiasi dispositivo e canale, a qualunque ora del giorno o della notte.

Soluzione al “fai da te”

La soluzione DIH consente a un’impresa di evitare di sviluppare da sé una piattaforma “fatta in casa”, che comunque richiederebbe un notevole investimento di tempo e denaro, senza peraltro avere la certezza del risultato finale. Parlando di DIH, invece, sul mercato esistono alcune soluzioni già pronte, che consentono a un’organizzazione di trasformarsi in una “platform company” in brevissimo tempo: Mia-Platform, ad esempio, si posiziona come una soluzione completa, che permette di modernizzare gradualmente i sistemi IT preesistenti, senza interromperne l’operatività ed esponendo dati e informazioni sempre aggiornati a tutti i nuovi canali digitali.

Tra i progetti di modernizzazione più rilevanti, sviluppati con l’aiuto della piattaforma digitale di Mia-Platform, vi è quello realizzato per Cattolica Assicurazioni, che, in meno di un anno, ha potuto rilasciare otto prodotti sviluppati dalla piattaforma. L’app della compagnia è stata rilasciata in pochissimo tempo, grazie al riutilizzo di servizi già creati; inoltre, adottando il paradigma OpenAPI, Cattolica ha potuto stipulare un accordo banca-assicurazione con Banco BPM, per l’offerta integrata di servizi assicurativi.

Anche Helvetia Assicurazioni ha adottato la soluzione di Mia-Platform: integrando otto differenti gestionali preesistenti, ha realizzato un DIH grazie al quale gestisce le Single Customer View di oltre quattro milioni di clienti italiani e internazionali, esponendo le informazioni a 11 canali.

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