Ne hanno un po’ paura, come persone e cittadini del mondo, ma almeno altrettanta è la voglia di saperne di più, di capire e di esplorare le opportunità che offre. Da professionisti, non la vedono come una minaccia, ma come uno strumento come un altro per comunicare, creare, esprimersi. Sono le voci di tanti artisti quelle che si susseguono nella carrellata video di opinioni sull’intelligenza artificiale generativa con cui Arsenalia conclude il proprio intervento ai Digital360 Awards. Non li ha intervistati per caso, sono alcuni dei giovani studenti coinvolti quest’anno nel workshop Extra Ordinario.
Giunto alla sua quarta edizione, questo progetto vede l’azienda tech ospitare per i tre mesi estivi presso i propri spazi di Marghera i laureandi della Accademia delle Belle Arti di Venezia. Ogni giorno loro creano, riflettono, sperimentano e lavorano alle proprie opere artistiche 100% umane mentre il team di Vulcano Agency, l’agenzia creativa di Arsenalia che opera in questi spazi, continua il suo lavoro. Nel frattempo, qualche CIO o responsabile business li visita per meeting e incontri organizzativi, trovandosi a camminare tra artisti e arte in divenire.
Quella che può apparire una semplice condivisione di spazi, un accordo tra pubblico e privato, un’ottimizzazione di strutture architettoniche e di servizi, per Arsenalia rappresenta invece il significato che l’AI – e in generale la tecnologia – devono avere nel contesto attuale.
“Grazie alla possibilità di essere in contatto con questi giovani, così differenti dalle persone che si possono incontrare ogni giorno per lavoro, chi come me si occupa di innovazione si rende conto di cosa deve significare l’aumento di produttività che vogliamo creare con questa tecnologia” spiega infatti Gianluigi Alberici, partner di Arsenalia, durante l’evento finale di Lazise, tenutosi in concomitanza con il CIOSumm.it.
Rendere le persone più produttive attraverso l’AI, per Arsenalia deve tradursi “nella possibilità di poter essere più persone e meno macchine, avere tempo per dedicarsi ad attività umane come le arti, il pensiero, la filosofia” aggiunge Alberici. Un messaggio che affida anche alle immagini dei giovani all’opera negli spazi di Marghera, perché resti impresso in chi si occupa ogni giorno quasi solo di tecnologia, per lo meno al lavoro, e che può correre il rischio di sentire come lontano o superfluo ciò che l’uomo da sempre coltiva, per migliorare la sua vita.