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PMI, le buone regole per tradurre gli incentivi in innovazione concreta

L’esplodere della tensione internazionale con conseguenze negative sui mercati e sul costo delle materie prime sta rendendo indifferibile l’innovazione digitale delle imprese, sia con lo scopo di restare sul mercato sia con quello di poter cogliere le nuove opportunità di business. Per questo motivo, serve accelerare i processi di trasformazione digitale, sfruttando tutte le risorse disponibili, compresi gli incentivi che il Governo ha varato per l’innovazione. Ne parliamo con Paola Pomi, CEO di Sinfo One, system integrator specializzato nell’implementazione delle soluzioni ERP e di trasformazione digitale.

Pubblicato il 07 Mar 2022

Secondo il report “Le policy e le normative a supporto della digitalizzazione delle PMI: le azioni dell’Italia e il confronto con l’Europa”, pubblicato dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, la trasformazione digitale delle PMI è ancora oggi limitata a specifici servizi o strumenti operativi. Secondo gli analisti, le imprese faticano a rivedere in modo strategico i loro processi, a causa di una situazione ancora critica sia dal punto culturale, sia da quello tecnologico.

Digital transformation: lavori in corso nelle PMI

A oggi, solo il 21% delle PMI ritiene di essere avanti, o almeno a buon punto, nel percorso di trasformazione digitale. Buona parte delle imprese (43%) sa di dover puntare sul digitale per rispondere alla crisi creata dalla pandemia, ma ha difficoltà a procedere ai necessari cambiamenti. A fronte di un 58% d’imprese che dichiara di avere buone o elevate competenze digitali, vi è un 42% dove le competenze sono scarse o distribuite in maniera poco omogena tra il personale, rendendo difficile l’obiettivo dell’utilizzo diffuso del digitale nei processi aziendali.

Dal punto di vista del system integrator Sinfo One, la digital transformation è comunque partita: “I vertici aziendali si sono resi conto che l’IT è cruciale per far fronte alle crisi e per garantire la competitività” spiega Paola Pomi, CEO di Sinfo One. “C’è un numero crescente di aziende che avvia progetti mirati o anche piani di trasformazione articolati, ma spesso con risorse interne insufficienti”.

Gli obiettivi di business che rendono urgente il cambiamento

Non c’è solo l’inflazione a preoccupare le aziende: “Una variabile sulla quale, almeno nella zona euro, non c’era mai stata preoccupazione” spiega Paola Pomi. “Ci sono i costi dell’energia e delle materie prime che si scaricano sui costi di vendita. Un problema che colpisce, in particolare, i retailer dei beni di largo consumo perché i consumatori faticano ad accettare cambiamenti nei prezzi”. Per gestire la situazione non basta poter ricalcolare il conto economico su base giornaliera, oppure avere il dettaglio sul costo effettivo di ogni singolo lotto di produzione. “Serve anticipare e simulare cosa può accadere con il cambiamento di una o più variabili per essere pronti su cosa fare” precisa Pomi.

Tra le variabili, ci sono le iniziative sulle quali l’azienda può avere piena capacità di controllo: “Per esempio, il lancio di promozioni in grado di incrementare le vendite o almeno di mantenere le quote di mercato in attesa della futura ripresa”. Per questo serve poter estendere le capacità di analisi, previsione e simulazione anche alle fonti esterne. “Per confrontare, per esempio, i volumi di vendita dei competitor – continua Pomi – avere contezza del contesto di mercato, capire se nei momenti di congiuntura si stanno acquisendo spazi di mercato oppure no”.

Integrazione, cloud e real time per sfruttare davvero il valore dei dati

Le PMI italiane usano ancora applicazioni di vecchia concezione, frammentate e con dati segregati in silos. “Questo impedisce di avere una vista olistica su ciò che accade all’impresa” lamenta Pomi. “Situazione che non consente di usare i dati già disponibili e di nuove fonti, come i sensori IoT”. La segregazione dei dati su sistemi differenti, ma anche l’incapacità di analizzarli in tempo reale attraverso le grandi risorse elaborative disponibili in cloud, impediscono di usare i dati per scopi diversi da quelli operativi, per esempio, per ottimizzare i processi di produzione e fare previsioni.

“È il tema dell’ultimo miglio” precisa Pomi. “Usare i dati per alimentare dashboard con cui evidenziare le anomalie o predire ciò che succederà più avanti nel tempo”. Integrare dati differenti permette di applicare modelli di controllo sofisticati, per esempio, per mettere in relazione i prezzi di vendita con i costi delle materie prime e della produzione. “Con queste variabili che cambiano velocemente, molte imprese non riescono più a prevedere le marginalità su ciò che vendono – precisa Pomi – oppure riescono a farlo solo a consuntivo, prendendosi forti rischi”.

Un problema che può essere risolto con soluzioni digitali integrate, capaci di elaborare insieme le informazioni che provengono da acquisti, supply chain, magazzino, spedizioni e vendite, elaborando dati aggiornati in tempo reale. “Questo serve per reagire rapidamente ai cambiamenti – continua Pomi – e ottenere le informazioni per migliorare il controllo di gestione. Per esempio, per conoscere gli impatti fiscali delle merci a magazzino, avere i numeri per valutare l’adozione delle logiche di lean manufacturing”.

Sfruttare gli incentivi governativi per accelerare l’innovazione

La trasformazione digitale trova aiuti concreti nelle misure prese dal Ministero dello Sviluppo Economico nel piano di transizione 4.0, che attinge alle risorse del Recovery Found europeo e del NextGenerationEU. Le imprese possono ottenere credito d’imposta sui beni strumentali a supporto degli aspetti di trasformazione digitale e produttiva. Il credito d’imposta è disponibile anche per ricerca e sviluppo, quindi per attività di design, innovazione digitale, transizione ecologica e sostenibilità.

Un’altra risorsa significativa è Formazione 4.0, sostenuta da 24 miliardi di strumenti fiscali. La legge di bilancio 2021 ha precisato, tra le categorie di spesa ammissibili per Formazione 4.0, i costi del personale interno ed esterno, così come quelle per la creazione dei piani di formazione. Questo incentivo abbraccia un po’ tutte le tecnologie abilitanti: big data, analisi dei dati, cloud, server security, server fisici, sistemi di prototipazione rapida, realtà aumentata, robotica avanzata e collaborativa, manifattura additiva, IoT e integrazione digitale dei processi aziendali.

“Purtroppo, molte difficoltà nell’innovazione nelle PMI non dipendono dai budget o dagli incentivi, ma dai preconcetti del management” argomenta Pomi. “C’è spesso molta paura a usare gli incentivi, perché complicati e in continuo cambiamento. Le aziende temono d’incappare in problemi burocratici una volta avviati i progetti e definiti i budget”. Un problema che in realtà si risolve facilmente. “Usando la competenza di una società di consulenza specializzata che sa esattamente cosa può essere oggetto d’incentivo e cosa no, preparando i documenti che servono a ottenerlo” spiega Pomi. “Una competenza che spesso manca ai tradizionali interlocutori con cui le PMI hanno relazioni. E per superare l’ostacolo, diventa necessario affrontare problemi di natura politica”.

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