Alcuni tra i principali esperti mondiali in ambito Blockchain intravedono un futuro costituito da migliaia, se non milioni di Blockchain, un futuro che consentirà non solo lo scambio di valore (moneta, beni, dati, ecc.) senza ‘conflitti’, ma anche un nuovo flusso del valore stesso con conseguente ridefinizione dei ruoli, dei rapporti, dei poteri e della governance (sia che si tratti di aziende sia di Paesi o di economie globali). Uno di questi ‘pensatori’ è William Mougayar, venture capitalist e Advisory Board Member di Ethereum Foundation [organizzazione non-profit nata nel 2014 con sede in Svizzera che promuove lo sviluppo di nuove tecnologie e applicazioni, con particolare focus sulla Blockchain e le nuove architetture software open e decentralizzate –ndr], in questo momento ritenuto a livello globale uno dei massimi esperti in tema Blockchain, convinto che si stia entrando in una nuova fase dell’evoluzione di questa tecnologia “dominata da spinte di business ed imprenditoriali, più che dallo sviluppo tecnologico”.
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COMPETENZE E BUSINESS MODEL – Capitale e fiducia digitali si costruiscono e regolano con gli smart contract |
La Blockchain è 80% business
“Dal 2009, e in realtà fino ad oggi, gran parte delle conversazioni e degli sforzi di tutto il mercato della Blockchain si sono concentrati sugli aspetti tecnologici – confessa Mougayar nel suo blog http://startupmanagement.org/blog/ – ma più di un anno fa ho compreso e notato che la Blockchain è per l’80% business e solo per il restante 20% tecnologia”.
Mougayar descrive dettagliatamente la sua visione nel libro ‘The Business Blockchain’ all’interno del quale riporta due asserzioni particolari:
- “la Blockchain ha caratteristiche polimorfiche e la sua applicazione si tradurrà in una molteplicità di effetti”;
- “noi non dovremmo chiederci quali problemi risolve la Blockchain, perché questo ci dà una visione ristretta del suo potenziale; piuttosto, dovremmo immaginare nuove opportunità e affrontare problemi ancora più ambiziosi che attraversano i confini organizzativi, normativi e mentali”.
La tecnologia ha già dato molto sul fronte Blockchain, sta guidando le agende dei Cio (e non solo) portando alla luce interessanti discussioni e lezioni “ma ora abbiamo bisogno di cambiare l’equilibrio della conversazione”, è l’opinione dell’esperto. “Ciò che l’industria ancora non ha fatto, è discernere le differenze di idee tra fantascienza, ricerche, esperimenti, speculazioni o prodotti che possono funzionare”. In altre parole, Mougayar invita l’industria dell’It ad accelerare il passo mettendo in atto progetti concreti mediante i quali comprendere in modo più approfondito cosa è possibile fare e cosa invece risulta inattuabile mediante un modello Blockchain comprendendone quindi anche le implicazioni su processi e governance in un modello di business. “Non sto dicendo che la tecnologia non sia importante, né tantomeno che abbiamo finito di innovare le infrastrutture di base e i capability layer – puntualizza Mougayar – ma è arrivato il momento di accelerare sul fronte dei nuovi business model, del miglioramento dei processi, della governance, della trasformazione, innovazione e disruption nonché della focalizzazione su end-user application, consumer product e soluzioni verticali (figura 1)”.
A titolo di esempio Mougayar riporta nel suo blog alcuni esempi di chi sta provando a mettere in pratica la Blockchain da una prospettiva di business. Consensys è un vendor che pare abbia il maggior numero di progetti Blockchain all’attivo [il condizionale in un mercato ancora tutto da definire è d’obbligo – ndr], implementati con tecnologie Ethereum in ambiti di business ben specifici [Ethereum è una piattaforma decentralizzata per la creazione e pubblicazione peer-to-peer di contratti intelligenti (smart contract); per poter girare sulla rete peer-to-peer, questi smart contract sfruttano una potenza computazionale distribuita che i partecipanti al network ‘pagano’ tramite una moneta digitale criptata, chiamata Ether – ndr]: servizi di customer care, sviluppo di nuove soluzioni e miglioramento dei processi interni di business, piattaforme di crowdfunding, sistemi di gestione della proprietà intellettuale, ecc. R3 è un’azienda che ha sviluppato la piattaforma Corda (un distributed ledger per servizi finanziari, ossia un ‘libro mastro’ all’interno del quale vengono registrati e gestiti accordi finanziari che vengono distribuiti e governati da una rete basata su tecnologia Blockchain) partendo da un white paper business-oriented, cioè analizzando prima il contesto di mercato e su quali servizi finanziari intervenire. Infine c’è l’eclatante caso di Steemit, una piattaforma di social media che sfrutta la Blockchain per guadagnare e far guadagnare gli utenti incentivando la creazione di contenuti (leggi anche il box "Streemit, la Blockchain che fa guadagnare tutti").
Verso la Software Defined Organization
L’idea forte è che il disegno organizzativo deve andare verso nuove forme ibride di intelligenza e di lavoro, è il pensiero di Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di Strategia Aziendale in Sda Bocconi, ribadito a gran voce durante l’annuale convention di Finaki, sia nella sua presentazione sia nella sessione di lavoro dedicata specificatamente alla Blockchain. “Attraverso la tecnologia ci sposteremo sempre più verso la Software Defined Organization – specifica Carnevale Maffè – dove si scriveranno meno procedure e il modello organizzativo sarà modellato sulla base degli smart contract”.
Partendo dall’assunto che oggi il valore sta ‘ai bordi’ (pensiamo ad un’azienda manifatturiera, il valore si esprime o sul fronte R&D oppure al capo opposto con Servitization e Data Management che ridefiniscono la post-vendita; nel mezzo, tutto ciò che riguarda produzione o assemblaggio non producono più alcun valore – figura 2), le organizzazioni si trasformano da strutture gerarchiche a ‘orgware’ (un mix di hardware, software e organizzazione) dove ciò che serve connettere sono le menti. Un modello che proprio nella Blockchain può trovare l’infrastruttura portante e abilitante nuove forme collaborative (regolamentate da smart contract) dove il profitto si genera su meccanismi di fiducia e controllo distribuiti e strumenti di premiazione meritocratici.
Senza esporci troppo nella descrizione di scenari futuristici, poniamo in chiusura alcune considerazioni che obbligano tutti noi a rimanere con i piedi per terra. Un utilizzo ‘tipico’ della Blockchain privata comporta un accordo molto stretto tra aziende e soggetti coinvolti nell’impiego del medesimo software. Oggi è decisamente comune osservare organizzazioni, anche governative, che comunicano e si interfacciano utilizzando protocolli e format di dati comuni, cosa che però ha richiesto diverse iterazioni, accordi e tempo. Convincere le aziende o gli enti pubblici ad utilizzare lo stesso stack di software Blockchain potrebbe rappresentare una sfida ancor più grande.
Per maggiori informazioni: Blockchain: cos'è, come utilizzarla e come cambierà il business