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QuantumX, la newco fondata da Nextmind tra i pionieri del computer quantistico in Italia 



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La società guidata da Fabrizio Lenzini può contare su solidi legami con il mondo della ricerca universitaria e le big tech e guarda soprattutto alle applicazioni commerciali del quantum computing in ambito finanziario 

Pubblicato il 13 set 2024



QuantumX
Immagine di SerGRAY da Shutterstock

Trailblazer – letteralmente “quelli che tracciano la pista” o, più semplicemente, gli “apripista”. È così che nei paesi anglosassoni chiamano i pionieri, quelli che tra i primi si cimentano nell’esplorazione delle potenzialità di un nuovo mercato o di una nuova tecnologia. Un impegno che implica la capacità di abbandonare con coraggio la propria zona di comfort e le sicurezze che questa è in grado di garantire per abbracciare con fiducia il cambiamento.  

Un impegno che si è assunto lo specialista di design delle esperienze digitali Nextmind, che proprio con l’obiettivo di essere tra i primi a muoversi nel comparto ancora acerbo del computer quantistico italiano alla fine della scorsa estate ha fondato QuantumX.

Chi è e QuantumX

La newco è un’organizzazione che accoglie un team composto da matematici, fisici, esperti di meccanica quantistica e programmatori specializzati in informatica quantistica, che si propone sul mercato come partner per le medie e grandi aziende alle prese con i colli di bottiglia e i limiti tipici dei sistemi di elaborazione e analisi dati tradizionali.

Le applicazioni del quantum computing sono molteplici – dal machine learning all’intelligenza artificiale alla cybersecurity – e versatili, coprendo diversi settori che vanno dalla chimica al Finance, dai trasporti al Manufacturing, dal farmaceutico alla sicurezza. “In pratica”, spiega Fabrizio Lenzini, Founder di Nextmind e principale investitore di QuantumX, “in qualsiasi comparto in cui sia presente un’applicazione sostenuta da un sistema di calcolo avanzato, è possibile rifattorizzare il codice del software in questione e utilizzare le tecnologie quantistiche per ottenere simulazioni sempre più precise e compiere analisi sempre più sofisticate”.

Come nasce la new company che gravita nell’orbita di Nextmind 

”Già da 3 o 4 anni avevamo in mente di concentrarci su tecnologie di nuova generazione come la Blockchain, i Big Data e l’Artificial Intelligence, ma ci sembravano tutto sommato abbastanza ‘democratiche’: spazi di mercato in cui un po’ tutti, anche senza competenze specifiche, possono buttarsi nella mischia e fare il loro gioco. Come Nextmind, invece, siamo sempre stati abituati a ‘sporcarci le mani’, sia nei confronti del cliente finale sia verso i system integrator, e abbiamo trovato nel computer quantistico una nicchia nella quale potevamo veramente fare la differenza ed esprimere tutto il nostro valore. Senza contare il fatto che in questi ultimi sette anni mio padre, un docente universitario di fisica in pensione, si è interessato a questa materia e che l’Università di Pisa, con cui collaboriamo da diversi anni, aveva già attivato i primi corsi di programmazione declinati sul quantum computing”.

I servizi su cui puntare 

Come evidenzia l’ultimo Osservatorio Quantum Computing & Communication del Politecnico di Milano, nonostante le startup attive nel nostro Paese in questo comparto siano una manciata, si moltiplicano sul web i video e gli articoli di giornale che riportano le storie di successo e i Proof of Concept (PoC) di colossi dell’automotive e del manifatturiero: “Non si parla più solo di ricerca e sperimentazioni e questo ci fa capire che siamo entrati in una fase importante di evoluzione del mercato” sottolinea il manager. Un’evoluzione nella quale QuantumX si propone l’obiettivo di giocare un ruolo da protagonista puntando su servizi specifici: 

  • PoC (Proof of Concept): analisi e refactor di algoritmi core 
  • Programmazione: implementazione di algoritmi quantistici 
  • Training: corsi di alta formazione in Quantum Programming 
  • Big Data: innovazione nel campo dell’informatica quantistica applicata alle Big Data Analytics 

I chimici degli algoritmi 

In un ambito così particolare, in cui non ci si può improvvisare, le competenze tecniche sono il vero fattore critico di successo. “Il computer quantistico, a differenza di alcune tech wave del passato che si sono rivelate a conti fatti delle scatole vuote, necessita di una profonda conoscenza della tecnologia. Il contributo scientifico di cui possiamo godere in virtù dei legami che abbiamo stretto con l’Università di Pisa e l’Università degli Studi di Milano è essenziale e ci assicura un vantaggio competitivo rilevante su chiunque si affaccerà sul mercato nel prossimo futuro” sottolinea Lenzini, che ci tiene anche a sottolineare quelle che individua come particolarità di QuantumX che la distinguono dalle altre startup che operano sul nostro territorio.

“La maggior arte delle altre realtà lavora unicamente sui simulatori quantum inspired che girano, però, su computer classici. Noi, invece, mettiamo mano ai computer quantistici, lavoriamo sull’hardware e sugli algoritmi. La nostra forza risiede nell’aver creato un vero e proprio ecosistema a supporto dell’offerta, grazie alle collaborazioni con il mondo accademico e con player come QuEra Computing, IBM e Google, che sono le realtà che hanno più sperimentazioni in corso. Inoltre, siamo costantemente impegnati a tradurre le esigenze dei clienti in nuovi modelli matematici, mappandoli sul modello del computer quantistico. In pratica, siamo dei chimici degli algoritmi”. 

I settori che verranno trasformati dal computer quantistico 

Il Finance sarà probabilmente il settore in cui potremo vedere le prime applicazioni commerciali del computer quantistico già entro i prossimi 3, al massimo 5 anni, si dice convinto il manager. Ed è proprio il comparto in cui si concentra l’interesse di QuantumX. “Le applicazioni principali sono quelle che riguardano l’antiriciclaggio e il rilevamento frodi, la gestione del portafoglio titoli, la stima del profilo di rischio e le raccomandazioni sui prodotti finanziari”.  

Già diversi grandi nomi, tra banche e società di gestione del risparmio, hanno avviato dei PoC per capire se effettivamente quello che stanno facendo oggi con hardware e software di tipo tradizionale è comparabile, e soprattutto migliorabile, con il computer quantistico. “Ma l’aspetto più rilevante che pochi considerano – conclude Lenzini – è che ci sono esigenze che attualmente è impossibile soddisfare con un computer classico e che, invece, sono perfettamente coperte grazie a questa tecnologia. Un esempio su tutti? Il calcolo del rischio di fondi che includono titoli derivati, che è stimabile solo in modo molto approssimo con gli strumenti tradizionali. Le modellizzazioni che si realizzano attraverso il Quantum Computing permettono invece di abbattere drasticamente la probabilità di errore, assicurando un vantaggio competitivo rilevante alle realtà che le sperimenteranno per prime”.

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