Vita da CIO

Raffaele Frattini (Maccaferri): “L’esperienza in consulenza mi ha insegnato molto”

Come mantenere il difficile equilibrio tra vita professionale e vita privata. Il forte imprinting del lavoro per progetti derivante dalla consulenza che “paga” anche nell’attività in azienda e nelle relazioni con i collaboratori. Sono alcuni degli elementi emersi dall’intervista a Raffaele Frattini, Group IT manager di Officine Maccaferri

Pubblicato il 08 Gen 2020

illustrazione Raffaele Frattini

Appassionato di calcio, “in tutte le sue forme: dal divano al calcetto” dice ridendo, ed entusiasta dello spinning “è un’attività che faccio da anni perché consente di coniugare l’allenamento fisico con il benessere mentale”, Raffaele Frattini è da 2 anni Group IT manager di Officine Maccaferri, una media azienda italiana attiva dal 1879 che opera nel campo dell’ingegneria. Oltre 500 milioni di euro di fatturato, 31 stabilimenti e quasi 3.000 dipendenti sparsi nei 5 continenti: sono i numeri del Gruppo.

Laurea in Ingegneria Informatica, 3 anni in Accenture e 7 in KPMG: è il background di Frattini per il quale l’esperienza in società di consulenza si è rivelata importante per svolgere il ruolo attuale. Un ruolo che, però, ha caratteristiche molto diverse dal lavoro in Accenture e KPMG: “Mentre lì lavoravi per progetti e quindi con programmi quotidiani molto precisi, qui non è assolutamente detto che quando entri in azienda tu possa fare quello che avevi schedulato”. Già perché quando si è responsabili IT, la logica del “questo non mi compete” non funziona: “Esatto, se c’è un problema sei coinvolto, devi dedicarvi il tempo necessario, avere capacità di ascolto e di ribaltare le tue priorità”.

Come equilibrare vita privata e professionale

ZeroUno: Un ruolo impegnativo che sicuramente impatta pesantemente sulla vita privata. Come riesce a conciliare le due sfere, privata e professionale?

Raffaele Frattini: A prescindere dalle attività che quotidianamente possono “crollarti addosso” bisogna essere capaci di gestire la sfera professionale in modo che non impatti troppo su quella privata. È un equilibrio difficile da mantenere, ma che è indispensabile cercare e trovare. Io ho la fortuna di abitare vicino al lavoro e questo sicuramente facilita perlomeno alcuni aspetti logistici, ma ho due figli ancora piccoli ai quali voglio dedicare il tempo che meritano: se ogni giorno arrivi a casa e i tuoi figli sono già a letto e non puoi stare un po’ con loro vuol dire che c’è qualcosa di sbagliato nell’organizzazione della tua attività.

Il lavoro nella consulenza mi ha aiutato a darmi un metodo, ho imparato a organizzare il lavoro mio e del mio team e questo è importante perché il lavoro non finisce mai (a maggior ragione in un gruppo internazionale come Maccaferri con attività dall’Estremo Oriente agli USA che richiedono un presidio dell’IT h24) e se non definisci tempi, priorità, attribuzioni finisci per esserne fagocitato. Naturalmente contano molto le persone che lavorano con te ed è anche grazie a loro che sono riuscito a perimetrare molto bene i due ambiti.

L’abilitatore tecnologico all’innovazione

ZeroUno: Come è organizzata la funzione IT in Maccaferri? E qual è la sua organizzazione IT ideale?

Raffaele Frattini: Ho iniziato in Maccaferri in un ruolo che potrei definire di “mini CIO” nel senso che quando sono entrato, nel 2016, l’organizzazione IT era differente, completamente centralizzata nella holding del Gruppo, con un CIO di Gruppo e delle figure come la mia dedicate ad ogni subholding, principalmente per attività di Demand , budget Management e pianificazione strategica in ambito applicativo.Tutta la gestione delle infrastrutture e dei servizi era centralizzata, ma quasi interamente affidata in outsourcing a partner esterni. Successivamente sono stati creati dei dipartimenti IT in ognuna delle subholding principali (Officine Maccaferri, SAMP, Manifatture Sigaro Toscano), dando più autonomia a queste e lasciando solo parte dell’infrastruttura in comune nella holding principale. A quel punto sono diventato CIO a tutti gli effetti a capo di un team di 4 persone in Officine Maccaferri, un altro team IT in Brasile che segue tutta l’area latino-americana e qualche altra persona in siti critici. Nonostante non sia mia intenzione ribaltare il precedente modello di esternalizzazione perché sono convinto che la flessibilità infrastrutturale sia fondamentale per una realtà come la nostra, ci siamo però resi conto che è importante che ci siano persone interne in grado di entrare con competenza nei progetti e nel controllo dei servizi continuativi, per questo è nostra intenzione ampliare il team.

Raffaele Frattini foto
Raffaele Frattini, Group IT manager di Officine Maccaferri.

ZeroUno: E qual è la sua organizzazione IT ideale?

Raffaele Frattini: In un dipartimento IT ideale vedo prima di tutto una divisione tra ambito infrastrutturale e applicazioni con una funzione dedicata alla security trasversale ai due ambiti. L’infrastruttura non importa dove risiede (on premise, in cloud, in ambienti ibridi…), l’importante è che l’IT interno ne mantenga il controllo. Per l’ambito applicativo, invece, è fondamentale conoscere i processi e conoscere il business specifico dell’azienda, non ci si può affidare solo alla consulenza esterna. Dal punto di vista puramente logico vedo un livello sottostante con una divisione netta tra nuova progettualità e mantenimento dei servizi continuativi dove la security è, come dicevo, trasversale e questo è un tema molto delicato perché le problematiche di sicurezza sono molto cambiate negli ultimi anni e sono necessarie competenze nuove.

C’è poi un altro elemento che è molto importante in realtà come la nostra ed è l’elemento geografico: quando sviluppiamo un progetto che dalla corporate va a impattare sulle varie consociate nel mondo è fondamentale avere il punto di vista locale, un punto di collegamento che raccolga le istanze del business. Il demand non può essere gestito solo a livello di corporate.

ZeroUno: Parlando di demand e relazione con il business mi viene spontaneo chiederle qual è la sua idea di innovazione…

Raffaele Frattini: Negli ultimi 5 anni sta succedendo qualcosa di molto importante, una vera e propria rivoluzione tecnologica. Ed è importante perché a mio parere la tecnologia è un abilitatore fondamentale di innovazione: non sarebbe possibile pensare oggi a nuovi prodotti e servizi, a nuovi modelli di business disruptive rispetto al passato se non ci fosse stato il potenziamento della connettività, se non fossero stati sviluppati i nuovi database, se gli analytics avanzati non avessero consentito di dare valore ai dati ecc.

L’abilitatore tecnologico è quindi indispensabile per attuare la trasformazione digitale, poi ovviamente bisogna pensare anche a nuove modalità di organizzazione, dell’IT e dell’azienda nel suo insieme (e anche qui lo sviluppo tecnologico è un supporto imprescindibile nel caso, per esempio, dello smartworking).

La relazione con i collaboratori, il business e i vendor

ZeroUno: E per quanto riguarda il suo “stile” di management? Come gestisce, per esempio, il rapporto con i collaboratori?

Raffaele Frattini: Quello che ho sempre apprezzato molto del lavoro in consulenza è il lavorare per obiettivi e quindi ho cercato di trasferire questo modello alle mie persone in Maccaferri. E questo significa che non mi interessa a che ora una persona arriva in ufficio e fare un controllo puntuale sulle sue attività. Quello che ho cercato di trasmettere è il senso di responsabilità per cui se una persona è responsabile di un progetto, di un’attività, di un incarico se lo può gestire come meglio ritiene, quello che alla fine importa è il risultato, nei tempi e nei modi definiti. Vedo che questo è un sistema che paga sia in termini di risultati per l’azienda sia dal punto di vista relazionale.

La parte che invece mi è ancora un po’ difficile e nella quale devo migliorare è la gestione pura delle risorse umane che non è assolutamente da sottovalutare perché non ero abituato ad attribuire riconoscimenti o alla gestione quotidiana delle persone che invece è molto importante.

ZeroUno: E con quelli che sempre più spesso vengono definiti “clienti interni”? Le persone del business?

Raffaele Frattini: Questa è la cosa che mi viene più facile perché è quello che faccio da anni, gestire i clienti, che poi siano esterni o interni c’è poca differenza. Il primo imperativo è non andare mai verso una situazione di contrasto, non si deve mai arrivare al conflitto e questa è una cosa che nella consulenza si impara a gestire molto bene: ad ogni incontro con il cliente, ad ogni passo ci si prefissa quello che si deve ottenere (per esempio 4 requisiti base fondamentali per procedere con il progetto) e a quello si punta. Con l’esperienza si riesce a capire come evitare situazioni conflittuali e devo dire che questo mio comportamento viene apprezzato dai colleghi del business.

ZeroUno: E il terzo referente? Il fornitore? Come gestisce la relazione con i vendor?

Raffaele Frattini: Anche sotto questo aspetto ho fatto abbastanza palestra sia in Accenture dove la consulenza era di tipo soprattutto tecnologico sia in KPMG dove invece la parte tecnologico dei team era principalmente in carico a fornitori esterni. Quest’ultima attività dove mi occupavo anche della gestione delle tariffe, mi ha inoltre permesso di vedere le cose anche dal punto di vista del fornitore. Ma quello che è comunque fondamentale è la trasparenza, paga sempre sia con i collaboratori interni sia con i colleghi del business sia con i fornitori.

Con questi ultimi, per quanto riguarda nuove proposte, a volte la relazione può essere problematica perché, e di questo mi sono reso conto da quando ho assunto il ruolo di CIO: c’è chi ti tartassa stile call center. Nella maggior parte finisci per non dare loro retta, perdendo magari anche opportunità interessanti per questo ho trovato utile, per esempio, l’evento Richmond IT Director Forum: ho potuto incontrare molti vendor che mi hanno portato specifiche esperienze, non solo tecnologiche ma anche consulenziali. Inoltre, sei psicologicamente predisposto perché sei lì proprio per questo e quindi hai un atteggiamento sicuramente più disponibile all’ascolto di quando ti arriva la telefonata improvvisa in ufficio. Nello specifico ho trovato molto interessante anche la parte di workshop anche se, in questo caso, consiglierei di ridurne il numero ma aumentare il tempo a disposizione perché in alcuni casi 50 minuti non erano sufficienti per approfondire tutti gli aspetti trattati o per confrontarsi con il relatore.

illustrazione Raffaele Frattini
Raffaele Frattini, Group IT manager di Officine Maccaferri. Illustrazione di Elisa Vignati.

Il momento più entusiasmante e quello più critico

ZeroUno: Avviandoci alla conclusione di questa intervista le faccio un’ultima domanda “di rito”: qual è stato il momento più entusiasmante della sua carriera lavorativa? E quale il più difficile?

Raffaele Frattini: In generale, quando raggiungi un obiettivo, in particolare quando dentro di te avevi la certezza che l’avresti quasi sicuramente “bucato”, è un momento di grande soddisfazione. Se devo fare un caso specifico posso citare l’implementazione del CRM nella sede indiana. Lo scorso anno avevamo fatto una roadmap per un CRM per tutte le nostre aree commerciali, era una roadmap abbastanza lineare, partita in America latina, poi proseguita nelle sedi europee e infine in Asia.. Era tutto ben organizzato nei tempi e nelle risorse e tutto stava andando bene quando l’amministratore delegato mi ha detto che implementare il CRM in India era importantissimo: bene, ho pensato io, lo mettiamo a piano e lo inseriamo nella roadmap. Ma l’idea dell’AD era molto diversa: il CRM doveva essere implementato subito. La mia prima reazione è stata di panico, ho subito pensato che la cosa avrebbe ritardato tutto il progetto e sarebbe costata molto perché avrei dovuto spostare dei fornitori, non conoscevo le persone della sede indiana ecc. Invece, superata questa prima fase, ci siamo organizzati e siamo riusciti a implementarlo nei tempi (anzi… con una settimana di anticipo) con costi molti inferiori a quel che temevo. È stato un momento di grande soddisfazione.

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