Università di Salerno, laurea in ingegneria elettronica, e due scelte importanti fatte durante l’Università:
1) l’Erasmus (grazie al “finanziamento” dei genitori che gli ha consentito di passare sei mesi a Glasgow);
2) una tesi di laurea realizzata con un’esperienza diretta in azienda (tema oggetto della tesi “reti private virtuali”, nel 1999, che oggi ci piace leggere come segnale premonitore).
Raffaele Gigantino è da poco più di un anno il numero uno di VMware Italia, azienda alla quale è approdato dopo oltre 15 anni di esperienza in numerose aziende IT di successo tra le quali Microsoft, realtà nella quale ha dapprima ricoperto il ruolo di Direttore Vendite per la Pubblica Amministrazione Centrale (opportunità nata “per caso”, a seguito di un incontro fortuito all’aeroporto di Milano con l’HR Manager di Microsoft che lo invitò a candidarsi per la posizione aperta) e poi quello di Director Solution Sales per Data e Artificial Intelligence – Cloud & Enterprise per l’area Western Europe.
In questa intervista della nostra serie Vita da Ceo, Gigantino si racconta e fa trapelare la sua attitudine alle sfide: “sono una persona ambiziosa, ho sempre voluto guidare una Bmw, non fare il comodo passeggero sulla Limousine”.
Nessuno “nasce imparato”, diceva Totò
ZeroUno: Cosa hai fatto appena nominato Country Manager?
Raffaele Gigantino: Ho chiamato un executive coach. Dalle mie parti si dice “nessuno nasce imparato”, credo che pur nella sua forma dialettale esprima bene l’idea. Metto sicuramente molta passione nel mio lavoro e prendo con molta serietà le sfide; per fortuna mi accompagna anche quella buona dose di umiltà che credo sia fondamentale per mettersi in gioco e per costruire una buona squadra collaborativa e coesa.
Quest’esperienza è interessante, ho scoperto che l’executive coach non offre risposte, fa domande. Il mio percorso personale non è terminato, proseguirò con il chiaro obiettivo di estenderlo poi, il prossimo anno, a tutto il leadership team dell’azienda.
Il coach mi aiuta a riflettere; mi dà la possibilità di dedicare a me stesso del tempo con un effetto “a cascata” sulle persone con cui lavoro e l’azienda. Mi sta dando l’opportunità di imparare a sviluppare attitudini importantissime nel business come l’ascolto partecipato e la capacità di delega.
La passione che aiuta a reggere ritmi intensi
ZeroUno: Qual è oggi la tua “giornata tipo”?
Raffaele Gigantino: Ragionerei più sulla “settimana tipo”. Vivo a Roma con la famiglia, mia moglie e due figli, una bellissima ragazzina di tredici anni e un vivace bimbo di nove anni, ma tre giorni alla settimana li passo a Milano.
Il lunedì mattina mi alzo alle 5.20 per trasferirmi verso Milano. Arrivo in ufficio alle 8.30 e dopo aver verificato numeri, rassegna stampa e altri documenti, partecipo alla riunione del mio leadership team. Dedichiamo la prima parte dell’incontro all’allineamento generale (solitamente Finance, Risorse Umane, Marketing e Vendite) per poi approfondire tematiche specifiche (tecnologia, go-to-market, eventuali iniziative strategiche specifiche) e lasciare infine spazio in chiusura al brainstorming. Una volta al mese apriamo questa riunione a due “individual contributor” che fanno parte delle singole direzioni per incrementare il livello di trasparenza, stimolare il senso di appartenenza e collaborazione e ottenere i loro feedback sulle questioni in agenda.
Nella mia giornata tipo ci sono almeno un paio di colloqui con le persone dell’azienda, di tutte le funzioni e livelli. Mi piace molto entrare in contatto con persone che possono insegnarmi qualcosa e sono convinto che tutti possano insegnare qualcosa agli altri, per farlo però serve tempo, dialogo, confronto.
Gli impegni nella sede di Roma sono leggermente differenti, ma solo perché è diverso il mercato principale di riferimento ma gli impegni di relazione, sia con le persone dell’azienda sia con partner e clienti, hanno sempre la priorità.
A Milano la mia giornata lavorativa inizia un po’ prima al mattino, mentre a Roma inizia un po’ più tardi ma finisce anche più tardi la sera. Questo perché quando sono a Roma ho dei doveri non negoziabili con la mia famiglia, devo accompagnare i ragazzi a scuola.
Il weekend cerco di dedicarlo sempre alla famiglia. Non sempre riesco a farlo a mente libera… i pensieri rimangono anche fuori contesto lavorativo; prendere decisioni è una delle cose più difficili che tiene la mente molto occupata.
ZeroUno: Quanto conta la passione nel guidare un’azienda?
Raffaele Gigantino: Credo sia importante promuovere in azienda un clima favorevole per poter dare concretezza ai tre pilastri della strategia aziendale: persone, innovazione, crescita.
Io voglio far diventare VMware Italia un’eccellenza per il Paese e per farlo serve passione. Senza di quella non potrei svegliarmi alle 5.20 ogni lunedì mattina. Durante la settimana sono quasi sempre fuori casa, spesso mi ritrovo a cenare da solo e sono fuori per impegni e incontri anche quando mi trovo a Roma.
La mia passione però da sola non basta, serve anche quella delle altre persone dell’azienda, così come serve quella dei partner e dei clienti.
Essere rilevanti per il Paese
ZeroUno: Quali sono gli obiettivi personali che ti sei dato per “lasciare il segno” in VMware?
Raffaele Gigantino: Voglio portare avanti l’impostazione “filosofica” dell’azienda che crea innovazione lasciando però a partner e aziende clienti la libertà di scegliere in che modo utilizzare le nostre tecnologie, svincolandosi da legami hardware, lasciando decidere a loro che storage o network scegliere, e facendo in modo che questa libertà si rifletta anche nella scelta del cloud.
La corporation ha previsto una crescita significativa per l’Italia nei prossimi cinque anni: io miro a raggiungere tale obiettivo in tempi ancora più rapidi.
È una sfida/obiettivo importante che richiede le persone giuste, motivo per cui, come dicevo, dedico parte del mio tempo ai colloqui one-to-one con le persone dell’azienda. Scegliere le persone giuste credo sia l’unica chiave per il successo.
E c’è un obiettivo per me ancora più importante, voglio che VMware diventi rilevante per il nostro Paese, non solo per chi appartiene al mondo Tech. Un’azienda come VMware dev’essere motore primario della trasformazione digitale, delle aziende e del Paese. Percorsi che non portano avanti solo i Cio. Quando parlo di rilevanza intendo dire che il valore che possiamo portare possa essere riconosciuto e percepito dai Cfo, dagli Hr manager, dagli uffici legali, dalle linee di business, dal top management…
ZeroUno: Come fa una società di forte stampo ingegneristico e tecnologico a parlare con chi usa un linguaggio, seppur aziendale e di business, completamente differente?
Raffaele Gigantino: La sfida mi “impone” di aprirmi anche a discipline con le quali ho meno dimestichezza, come Marketing e Comunicazione, soprattutto guardando al digital e al social, e fare in modo che tutte le persone in azienda acquistino una maggiore praticità con nuovi strumenti e nuove modalità di comunicazione e visibilità.
ZeroUno: Che messaggio ti sentiresti di dare ai giovani di oggi che devono indubbiamente affrontare sfide importanti per il loro futuro?
Raffaele Gigantino: direi loro di cogliere le incredibili opportunità che la tecnologia oggi offre: un modo più veloce e comodo per comunicare, un rapido accesso a qualsiasi informazione, la possibilità di essere sempre connessi e, non meno importante, la nascita di nuove opportunità di lavoro.
Suggerirei loro di unire passione e conoscenza e guardare avanti con fiducia, perché potranno essere proprio loro a rappresentare i talenti del futuro e giocare un ruolo fondamentale nella trasformazione digitale del nostro Paese.
E anche per questo VMware si impegna con costanza per promuovere iniziative e programmi educativi, come quello recentemente annunciato con la CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), per aiutarli ad acquisire le competenze sulle tecnologie più innovative e orientarsi verso le nuove figure professionali che saranno sempre più richieste dal mercato del lavoro. come ad esempio il Cyber Security Manager, il Data Scientist o il Privacy Specialist.