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Rete al centro, ma non per tutti. Una sfida per CIO

Sono ancora tante le aziende che non colgono l’importanza strategica della rete nel miglioramento della produttività, della sicurezza e della digitalizzazione. E non ne riconoscono gli impatti sul business. La sfida per i CIO è quella di renderla esplicita, mostrando come scelte studiate possano portare benefici anche in chiave ESG

Pubblicato il 31 Ott 2023

Immagine di Fit Ztudio su Shutterstock

Ha retto anche di fronte alle più repentine e frequenti evoluzioni delle tecnologie e dei trend di mercato e la rete resta sempre strategica, nonostante visioni e prospettive siano mutate nel tempo. Trasporta i dati, con tutto il loro carico di valore, detta il tempo della connessione e può ospitare faglie di cyber security : chi si occupa di IT non può decidere di trascurarla, nonostante lo “spadroneggiare” dell’intelligenza artificiale in ogni strategia di investimento.

Anzi, proprio questa “invadente” tecnologia potenzia il ruolo della rete, semplificandone l’ottimizzazione e potenziandone la sicurezza, grazie ad analisi di pattern che permettono di “gestire ciò che non si conosce”.

Perché non si investe nella rete

Secondo una ricerca di HPE Aruba Networking, tra i leader IT la consapevolezza del ruolo della rete nella trasformazione aziendale è in crescita. In particolare, il 64% dei 2100 intervistati, sparsi in 21 paesi, ritiene favorisca l’efficacia della cybersecurity e il 61% che contribuisca a una maggiore innovazione. La visione di una rete centrale per la digital transformation è chiara, quindi, ma solo nel contesto IT. Molti la considerano una commodity, senza riuscire a coglierne il potenziale.

In un altro sondaggio pubblicato da HPE Aruba con le risposte di 200 leader aziendali internazionali, infatti, ciò che emerge è che un manager aziendale su quattro ammette di avere solo una conoscenza funzionale o limitata della rete aziendale. Questo gap compromette e rallenta iniziative di trasformazione digitale che la vedono protagonista. Solo il 47% dei CIO, infatti, ritiene che la propria attuale rete sia in grado di garantire sicurezza e il 37% di supportare le tecnologie emergenti.

“È ancora molto difficile far percepire il network come strumento di produttività e innovazione” fa notare Edoardo Accenti, Country Manager HPE Aruba Italia, citando un dato che lo mostra in maniera definitiva. Il 53% dei manager dichiara di non capire appieno come la rete possa aiutare a guidare l’innovazione. Questa è la realtà in cui i CIO devono imparare a muoversi e a valorizzare il ruolo della rete.

“Un network efficiente non significa solo dare la possibilità di collegarsi da qualsiasi luogo, con un sempre maggiore ingaggio. L’esperienza d’uso che si può offrire può riguardare un nuovo utilizzo sempre più digitale degli uffici, più coinvolgente e motivante. Quindi più produttivo. Questo messaggio deve riuscire a raggiungere anche altri team – spiega Accenti – perché non dipende solo dall’IT la scelta di puntare sulla rete. La sua importanza e le potenzialità che porta con sé devono essere tradotte all’interno dell’azienda in nuovo processo che porta vantaggi concreti e comprensibili”.

Un compito ambizioso per i leader IT, perlomeno guardando lo scenario descritto dai dati HPE Aruba per il 2023. Il 50% dei leader aziendali afferma di voler investire su iniziative digitali ma solo nel 25% riguarderanno l’infrastruttura di rete.

A complicare la sfida c’è il tema dell’interoperabilità: “va sempre assicurata, anche con le terze parti che offrono il servizio. Questo può diventare un inibitore, frenare gli investimenti per l’evoluzione della rete, per il timore di comprometterne proprio il livello di interoperabilità” spiega Accenti. Un settore in cui questa paura è particolarmente sentita è l’healthcare, “dove innovazione significa semplificare l’accesso ai servizi e garantire la piena interoperabilità delle parti che operano in ospedale”.

Chi investe nella rete… e chi dovrebbe farlo

Ci sono settori parzialmente paralizzati dalla paura del cambiamento – con un crescente numero di casi d’eccezione – ma anche altri che stanno generosamente investendo sulla rete, trasformandola in una leva di business sempre più potente. Accenti cita il caso dell’hotellerie e del cruise, ma anche quello dell’entertainment: “tutti questi hanno pienamente compreso l’importanza di investire molto in digitale, per offrire un’esperienza personale buona agli utenti. Hanno ben chiaro in mente che la rete genera business revenue e vantaggi evidenti e ci stanno puntando sempre di più”.

Per motivi diversi, ma con simile livello di consapevolezza, anche il mondo del manufacturing sta puntando sulla rete. Sia per ottimizzare la produzione, sia per espanderla. Accenti racconta infatti che “tante aziende italiane stanno investendo sull’interazione tra IT, IoT e sicurezza, consapevoli di come la rete sia strategica per gestire e controllare, raccogliere dati e rendere efficiente la produzione. Cresce anche il numero di quelle in espansione in altri Paesi, quindi con l’esigenza di propagare servizi, livello di servizi e sicurezza di rete. Un’altra grande sfida tecnologica che vede sempre la rete al centro e impatta fortemente sul business”.

Rete come leva di sostenibilità

Come se non bastasse, anche nelle strategie ESG la rete sta tornando a recriminare un ruolo di primo piano, man mano che si approfondisce con pragmatismo il rapporto tra transizione ecologica e tecnologica. “Ci sono molti aspetti su cui intervenire, si può partire dalla semplificazione e dalla scelta virtuosa delle infrastrutture, in modo che abbiamo un numero sempre minore di cablaggi, per esempio” spiega Accenti. E poi cita altri aspetti su cui chi si occupa di tecnologia può dare il proprio contributo, mentre investe sulla rete.

Il ciclo di vita dei prodotti e dei servizi è un altro aspetto importante, non solo nella rete, e da affrontare con la consapevolezza di dover cambiare un intero paradigma, partendo dal momento in cui si progetta. “La tecnologia deve essere da subito pensata in modo che supporti un certo modello di consumo, per poter poi proporre ai leader IT modalità di acquisizioni più moderne rispetto all’acquisto hardware, che permettono il riutilizzo del materiale non più usato in azienda, rendendolo disponibile in modo differente al suo interno o all’esterno. Nel mondo della tecnologia, di rete e non, c’è tanto materiale che può essere potenzialmente riutilizzato ma va pensato in modo adatto e scelto in modo attento”.

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