Partire dalla rivoluzione It per ridisegnare il futuro del business e della collettività, perché la digitalizzazione delle imprese e dell’esperienza quotidiana, unita alla velocità del mercato e del cambiamento, impone l’urgenza di un nuovo approccio alle tecnologie, al lavoro e all’organizzazione della vita stessa.
Il filo conduttore del Fujitsu World Tour, la kermesse milanese svoltasi a metà giugno che il vendor ha dedicato a clienti e partner per presentare strategie e soluzioni, è stata proprio la vision human-centric di un domani in cui tecnologie e servizi concorrono alla formazione della società.
“L’Information technology – dichiara Federico Francini, Presidente e Amministratore Delegato di Fujitsu Italia – può offrire valore al mondo in cui viviamo. Ci troviamo di fronte alla digital industrial revolution, per cui l’It impatta tutti i settori trasformando o creando business attraverso una combinazione di strumenti senza precedenti che permettono di acquisire nuovi clienti e revenue”.
Tutto questo si traduce nella Internet of Things: secondo i dati rilasciati durante l’evento, i device connessi alla Rete nel 2020 saranno oltre 50 miliardi (contro i 10 del 2013) e saranno ovviamente tutti fonte di informazioni. “L’ingegneria del dato – osserva Francini – dovrà trovare nuovi modi per aggregare e analizzare le informazioni, mentre i prossimi tre anni saranno cruciali per le aziende al fine di prepararsi alla trasformazione digitale del prossimo decennio”. Non c’è tempo da perdere, come sottolinea anche Joseph Reger, Cto Global Business di Fujitsu durante la sua presentazione; la digitalizzazione del business rende il modo di fare impresa più democratico: i costi si abbassano e la soglia di ingresso per nuovi player è meno selettiva, ovvero “chiunque può iniziare un business digitale”. “I business moment – suggerisce Francini – saranno transitori e veloci. Le aziende devono ricorrere a un approccio bimodale, creando sia efficienza sia innovazione”. L’Ad suggerisce una serie di mosse e necessità per la nuova impresa digitalizzata: rivedere i system of engagement a fianco dei system of records ormai consolidati; ridisegnare l’enterprise information architecture perché i dati siano fruibili in real time; predisporre alti livelli di security contro i cyber risk, nell’era dove tutto è condivisibile (persino i clienti oggi sono di tutti); andare verso l’industrialized It infrastructure, caratterizzata da flessibilità e scalabilità secondo le esigenze di business (e da qui, l’importanza del cloud).
A completare il quadro futuristico, lo sguardo di Vito Di Bari, tra i più noti “visionari” e Innovation Designer della presenza italiana a Expo 2015: assisteremo a un vero e proprio “Big Bang of Data”, intorno al quale entro il 2025 si creeranno 15 milioni di posti di lavoro (più altri 40 milioni generati dall’indotto); il volume di dati a livello worldwide raggiungerà i 260mila exabyte; il focus sarà sui servizi, non sui prodotti (in declino le società industrializzate, basate sul manufacturing puro); gli oggetti più piccoli si costruiranno in casa con le stampanti 3d.
Come si muove allora Fujitsu in questo contesto, soprattutto nell’Italia caratterizzata dalle Pmi, dove il vendor vanta una presenza storica e punte di eccellenza a livello europeo, come sostiene Francini? “Siamo presenti in tutti i settori di mercato, avvalendoci anche di una rete di partner consolidata – spiega l’Ad -. In ambito servizi, abbiamo un portfolio completo dal data center outsourcing all’end-user computing management, con una forte presenza nel retail sia in ambito applicativo sia di gestione del punto vendita [un’area dove Francini vede le maggiori opportunità, caratterizzata da una forte richiesta di tecnologia soprattutto per lo sviluppo di strategie omni-channel, ndr]”.
Tra le novità rilevanti per il nostro Paese, la costruzione di un Private Hosted Cloud Data Center che sarà operativo entro la fine di settembre: “Un’iniziativa – illustra Francini – a completamento del Public Global Cloud di Fujitsu, che fornisce configurabilità e disponibilità predefinite, per dare ai clienti una maggiore flessibilità di offerta, attraverso un’infrastruttura Tier3, tecnologie basate su OpenStack e soluzioni VMware. Il data center ha l’obiettivo di una maggiore vicinanza alle aziende locali, anche se viene gestito a livello globale attraverso il Rim (Remote Infrastructures Management) di Kazan (Russia)”. Un approccio globale-locale che si declina anche a livello di consulenza, per cui il percorso di trasformazione verso il digitale viene guidato sulla base di best practice maturate in ambito worldwide e calate sulle specificità nazionali. E sulla vista globale, Fujitsu punta anche in ambito Ricerca e Sviluppo, dove investe il 5% del fatturato (46 miliardi di dollari al 31 marzo 2014) e impiega il 10% dei dipendenti (170.000): i centri R&D si trovano dislocati in diversi paesi e assorbono idee dagli input provenienti da tutto il mondo, perché, come dice Francini, “essere autoreferenziali è un errore: la differenza non si fa con il lancio di prodotti eccellenti, ma insieme ai clienti e con la sensibilità alle richieste di mercato”.