Il consuntivo del mercato Ict relativo al 2003 presenta un bilancio a due facce: abbastanza positivo per le telecomunicazioni, che hanno avuto una crescita dell’1.8% sull’anno precedente e decisamente negativo per l’informatica che, con un decremento del 3.2%, ha registrato il peggior risultato tra i maggiori Paesi europei. Queste due diverse situazioni dipendono da fattori congiunturali e da fattori strutturali.
Il settore delle telecomunicazioni ha ritrovato un suo assetto stabile sia sul lato dei fornitori, il cui numero si è notevolmente ridotto rispetto a solo due anni fa, sia sul lato della domanda e del mercato, che crescono grazie alla telefonia mobile e agli accessi a Internet. Inoltre, va considerato che il mercato delle telecomunicazioni in Italia dipende per il 62% dall’utenza privata e solo per il 38% da quella business, e, in virtù di questa numerosa base di clientela, risulta meno esposto a ciclicità congiunturali. Il settore dell’informatica, al contrario, sta attraversando una fase di profondo riassetto nel sistema dei fornitori, caratterizzato da processi shake-out e di concentrazione, e da una crescita ridotta della domanda, che in Italia proviene per oltre il 95% dalle imprese.
Se nelle telecomunicazioni l’Italia detiene una buona posizione, in termini di tasso di penetrazione e intensità d’uso, nell’It essa è particolarmente in ritardo e le imprese, soprattutto le piccole, non stanno investendo a sufficienza per recuperare competitività nei confronti delle imprese concorrenti sia dei Paesi emergenti che di quelli sviluppati.
Mentre le grandi e medio grandi imprese di tutti i settori fanno un uso sempre più strategico e pervasivo dell’It, le piccole e medie imprese sembrano essere ancora orientate ad un uso prudente, molto più attento ai costi che non ai risultati, delle tecnologie e ad investimenti di tipo incrementale. Gli investimenti It nelle piccole imprese risultano, inoltre, frenati dalla scarsa percezione che gli imprenditori hanno dei vantaggi conseguibili attraverso l’uso delle nuove tecnologie. Un’indagine recentemente condotta da Unioncamere mostra come nelle imprese italiane in generale, ma in quelle di minori dimensioni in modo più accentuato, esista una maggiore propensione ad investire nella sostituzione e nella introduzione di macchinari piuttosto che nell’acquisto di strumenti e soluzioni It.
In questo quadro poco entusiasmante esistono, tuttavia, alcuni segnali deboli che potrebbero generare una svolta positiva nel 2004 e riportare il mercato Ict a livelli di crescita più consistenti rispetto a quelli dell’ultimo biennio. Il primo di questi segnali è relativo al fatto che l’andamento del mercato It per sottoperiodi, mostra come la seconda parte del 2003 sia stata molto meno negativa della prima, soprattutto nell’ultimo trimestre dell’anno. Mentre nella prima parte dell’anno il mercato ha subito un decremento del 4.4%, nel secondo semestre l’andamento è stato meno negativo (-1.9%), grazie ad un miglioramento sia della componente hardware che di quella dei servizi (vedi figura). Nell’ultimo trimestre, inoltre, e in particolare nel periodo natalizio, sono stati molto intensi i volumi d’acquisto da parte del segmento consumer.
Il secondo segnale è che, pur essendo vero che il ritardo di diffusione dell’It presso le imprese in Italia è molto grave (se consideriamo anche le aziende con meno di 10 addetti nei settori Industria e Servizi, l’It è presente soltanto nel 60% delle imprese italiane), nel corso del 2003 circa 200.000 imprese hanno introdotto per la prima volta strumenti informatici. È presumibile che parte di questa domanda provenga da società di nuova costituzione, in considerazione del fatto che la natalità imprenditoriale è ancora molto forte in Italia.
Crescita del mercato in Italia per semestri (2002-2003) % sul semestre precedente
fonte: Assinform/NetConsulting
Un ulteriore segnale positivo viene dalla rapida diffusione della banda larga: il numero di utenti di banda larga in senso lato (xDSL + Fibra Ottica) è aumentato di 687 mila unità negli ultimi sei mesi, un notevole incremento rispetto ai 926 mila dei 12 mesi precedenti, ed ha raggiunto a fine 2003 il totale di 2.250.000 unità. Ciò è sintomo di un’Italia sempre più in rete e di una economia digitale. che lentamente si sta affermando, attraverso un uso sempre più intenso delle tecnologie e dei servizi ai quali esse consentono di accedere.
Un ultimo segnale è dato dalla probabilità che l’ulteriore diffusione dell’It e dell’uso della rete che si è verificata anche in Italia nel 2003, nonostante l’andamento complessivamente negativo del mercato, possa essere supportato dai prodotti, dalle soluzioni e dalle tecnologie innovative che verranno introdotti nel 2004, che potrebbero aprire nuovi mercati come, ad esempio, quello della mobilità business o quello dell’home entertainment.
Oggi tutto questo avviene in modo eterogeneo, attraverso la crescita spontanea dei singoli mercati, ma i segnali di convergenza tra di essi sono sempre più evidenti. Affinché l’economia digitale decolli in Italia occorre, tuttavia, che tutti i soggetti del sistema e, in particolare, le imprese e gli enti della Pubblica amministrazione percepiscano l’innovazione come imprescindibile e si muovano in una visione strategica e in una prospettiva sistemica, a partire da tutte le iniziative di e-government, a livello centrale e locale, oggi in atto. Solo da questo slancio collettivo potrà riavviarsi una fase di sviluppo stabile del mercato già a partire dal 2004.