FIRENZE – Le città, dove nel 2050 sarà concentrato circa l’80% della popolazione, restano il cuore per lo sviluppo e la sostenibilità del pianeta. La loro digitalizzazione è certo un modo per recuperare efficienza e consentire ai cittadini di accedere via Internet ai servizi, ma serve soprattutto a sviluppare innovazione, creatività, nuove applicazioni, generando sviluppo economico e stimolando la partecipazione, grazie alla disponibilità per tutti degli open data. Conferma questa tendenza la carrellata di esperienze presentate a Major Cities of Europe 2016, evento internazionale dedicato da anni all’analisi di queste tematiche, tenutosi quest’anno nella città di Firenze. Esperienze che hanno puntato in gran parte sulla condivisione dei dati di provenienza multipla (amministrazioni, cittadini e imprese) e sul coinvolgimento dei cittadini per creare servizi utili.
Ricordiamo ad esempio il caso della città di Zurigo che, mettendo on line i propri open data, non solo pubblici ma anche delle aziende private che offrono servizi alla città, permette ai cittadini di partecipare alle decisioni, grazie a una piattaforma digitale.
La città di Copenhagen ha creato, a sua volta, un marketplace che consente la condivisione e la compravendita di dati grazie a una piattaforma alimentata anche da sensori in logica IoT. La visione integrata, consente all’amministrazione di ottimizzare tutte le aree cittadine, sia in un’ottica di gestione sia di previsione. Ai privati, in particolare alle Pmi e alle startup, è possibile sfruttare l’accesso ai dati a prezzi accessibili, in ottica di business (figura 1).
A Tel Aviv è stato creato un sistema che consente alle diverse categorie di cittadini di accedere a informazioni e servizi in modo personalizzato sulla base delle proprie esigenze. Vengono ad esempio proposte informazioni e offerti servizi sulla base dell’età, della professione, della zona di residenza…. Parte integrante della strategia è il sistema di supporto a quelle startup che creano applicazioni e servizi utili alla città, come app per il turismo, la mobilità, il commercio nell’area di Tel Aviv. Il Comune si offre come beta test restituendo i feed back e offre pubblicità alle soluzioni delle startup in cambio di una riduzione dei costi per i residenti. Ricordiamo che l’area di Tel Aviv è la seconda al mondo per concentrazione di startup dopo la California.
A Berlino è invece in corso la sperimentazione per coinvolgere i cittadini nella progettazione dell’illuminazione pubblica e del controllo del rumore, chiedendo ad esempio di monitorarlo attraverso gli smartphone e di inviare le segnalazioni attraverso piattaforme predisposte; si tratta di una sperimentazione fondata sulla consapevolezza dell’importanza di far capire ai cittadini che per l’amministrazione, sindaco in testa, la loro partecipazione è fondamentale.
Lione ha creato, a sua volta, una piattaforma dove incoraggia cittadini e imprese a collaborare attraverso la creazione di un database condiviso dove confluiscono informazioni sociali, ambientali ed economiche provenienti sia dal settore pubblico sia da quello privato. C’è però la consapevolezza che la piattaforma tecnologica da sola non basti, ma vada accompagnata da un’organizzazione, in pratica da laboratori dove i cittadini possano mettere alla prova le applicazioni, da centri dove le startup possano testare e migliorare le loro soluzioni.
La città di Vienna ha presentato digitalcity.wien, portale basato sulla partecipazione, che da due anni raccoglie e lancia idee iniziative per promuovere la digitalizzazione e l’innovazione della città.
Italia: il centro chiama, la città risponde
L’Italia si è presentata, questa volta, con una strategia coordinata fra il centro, con Agid e l’Agenzia per la coesione territoriale da un lato e le amministrazioni locali, rappresentate dalle città di Firenze e di Venezia, dall’altro.
Antonio Samaritani, Direttore Generale di Agid, ha ribadito che la strategia del governo, di cui Agid è il braccio operativo nell’ambito dell’innovazione Ict, prevede di mettere a disposizione un sistema di infrastrutture immateriali (Sistema Pubblico di Identità-Spid, pagamenti elettronici-PagoPA, Anagrafe unica digitale) e un sistema di standard e di regole tecniche, oltre a un modello Ict, sui quali le città potranno costruire i servizi. “Finora le stategie smart city hanno seguito un approccio molto tecnologico mentre è fondamentale farle crescere attorno al cittadino a partire dalla conoscenza delle specifiche realtà”, ha detto il Direttore Generale.
Per sviluppare i servizi, le 14 città metropolitane potranno contare sui finanziamenti (892 milioni) del Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane 2014 – 2020 (PON Metro), come ha ricordato Giorgio Martini, Direttore dell’Agenzia per la coesione territoriale. Il programma si basa su tre driver: le smart city, l’inclusione sociale e lo sviluppo economico locale. Alle smart city sono assegnati 152 milioni per l’attuazione dell’Agenda Digitale, mentre 318 milioni sono dedicati alla mobilità urbana ed all’efficientamento energetico, 117 per interventi infrastrutturali a supporto. “In ambito digitale lavoriamo sui servizi e non sulle infrastrutture di cui si occupa il piano nazionale sulla banda ultralarga (Bul), che dispone di 2,5 miliardi – ha precisato Martini – L’Agenzia opera per garantire servizi per i cittadini, interoperabili, replicabili e scalabili, che si appoggeranno sulle piattaforme previste dal piano Agid”. L’obiettivo è la copertura del 70% dei Comuni che fanno parte delle 14 Aree Metropolitane e l’utilizzo di Internet per almeno il 50% dei cittadini.
La città presenti, Firenze e Venezia, entrambe allineate sulle priorità definite da Agid, hanno posto l’accento, rispettivamente, su velocità e semplicità e su diffusione della cultura digitale.
“La Pa deve fare in fretta ciò che il privato già fa, per rendere semplice la vita ai cittadini”, ha detto Lorenzo Perra, assessore all’innovazione del Comune di Firenze, dove il 10% dei 400mila abitanti, è registrato e fa regolarmente transazioni, per 50% via mobile. L’obiettivo è estendere l’utilizzo a tutta la popolazione e utilizzare i finanziamento Pon Metro per digitalizzare il sistema edilizia.
“La sfida non è solo aumentare e implementare la tecnologia, ma accompagnarla con la diffusione della cultura digitale”, ha sottolineato Luca Battistella, Assessore all’innovazione del Comune di Venezia, che ha istituito 7 punti di alfabetizzazione digitale sul territorio e che dal 2009 ha previsto nel proprio statuto la cittadinanza digitale, confermata poi dalla riforma Madia.
In conclusione, Martini e Samaritani concordano sulla centralità del tema della governace che impone anche alle città di superare la rigida separazione fra assessorati verso una maggior integrazione, abilitata anche dalla tecnologia, e nuove modalità di programmazione di medio-lungo termine, il più possibile basata sul massimo coinvolgimento dei cittadini. “La governance è il tema fondamentale che va portato avanti con il contributo di tutti, amministrazioni centrali e locali”, ha concluso Samaritani.