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Smart City e PNRR: attuazione e sfide aperte

Il mercato italiano delle città intelligenti, grazie al PNRR, potrebbe espandersi ben oltre i 900 milioni di euro del 2022, con una crescita superiore ai corrispondenti mercati internazionali. Lo evidenzia l’Osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico di Milano che registra il rispetto di milestone e target in campo digitale a fine 2022. L’anno in corso si presenta però particolarmente critico per il rischio di rallentamenti nell’attuazione e la conseguente difficoltà di realizzare soluzioni di ampio respiro nelle città

Pubblicato il 27 Giu 2023

smart city IoT

Il convegno “Smart City, andare oltre la terra di mezzo”, sintesi dell’attività del 2022 dell’Osservatorio Smart City, ha stimato per la prima volta questo mercato, evidenziando un valore di 900 milioni di euro, con una crescita del 23%, più sostenuta rispetto al contesto internazionale. L’incremento è stato determinato in parte dall’assegnazione dei primi fondi legati al PNRR, grazie ai quali crescono, ad esempio, le soluzioni legate all’energia, come smart grid e comunità energetiche rinnovabili, contribuendo con una quota del 13%, superiore a quella in passato prevalente come lo smart metering, ossia i sistemi che consentono la telelettura e telegestione dei contatori di luce, gas, acqua. Tuttavia, prevalgono ancora applicazioni consolidate, come l’illuminazione pubblica (che assorbe il 24%) e la smart mobility (21%).

Il 39% dei comuni al di sopra dei 15mila abitanti ha avviato almeno un progetto di Smart City nel 2022 che, sommandosi a quelli avviati in precedenza, porta a 89% la quota di amministrazione che hanno progetti in campo. Aumenta al tempo stesso (+41%) il numero di comuni che afferma di voler investire in iniziative di Smart City nel prossimo triennio a fronte del 33% dello scorso anno.

smart city e PNRR

Nonostante l’incremento delle iniziative, permane ancora un elemento di debolezza che ha caratterizzato i progetti Smart City anche negli anni passati. Manca infatti una spinta diffusa all’integrazione fra i vari progetti verticali, in una logica di interoperabilità e di valorizzazione dei dati. Il PNRR, grazie agli elevati investimenti previsti per rigenerare, digitalizzare e rendere più efficienti in centri urbani, potrebbe sbloccare questa situazione che limita i benefici complessivi per le città e i cittadini.

Tuttavia, la necessità di spesa in tempi rapidi potrebbe indurre i Comuni a puntare su tanti progetti circoscritti anziché a soluzioni di ampio respiro con il rischio di mantenere la logica dei silos. I ritardi nel perseguimento degli obiettivi a partire dall’anno in corso potrebbe, inoltre, portare alla perdita di parte consistente dei finanziamenti.

L’impatto del PNRR sulle Smart City


L’Osservatorio ha stimato, come ha riferito Luca Gastaldi, direttore dell’Osservatorio SmartCity e membro della segreteria tecnica per l’attuazione del PNRR, fino ad aprile 2023, che i finanziamenti PNRR con un potenziale impatto sul mercato smart city superino i 17 miliardi di euro, un’occasione di cui sono consapevoli Comuni: l’82% ha infatti in programma investimenti finanziati con fondi del PNRR, puntando su digitalizzazione, sostenibilità e inclusione.

Delle risorse totali, 2,9 miliardi rientrano nella Missione 1, relativa alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, con azioni abilitanti per la Smart City, come la piattaforma digitale nazionale dati (PDND), il Piano Italia 5G (considerato tuttavia dal Governo uno dei progetti fortemente a rischio), progetti di mobilità integrata per sperimentazioni di Mobiliy as a Service in 6 città metropolitane (Milano, Torino, Firenze, Roma, Napoli e Bari). La quota maggiore di finanziamenti connessi alla smart city deriva dalla Missione 2, relativa a rivoluzione verde e transizione ecologica, in cui 10,7 miliardi di euro sono destinati a soluzioni finalizzate ad aumentare l’efficienza energetica e la sostenibilità in chiave Smart Land.

Di particolare interesse e attualità risultano le attività per il monitoraggio integrato del territorio, per la riduzione dei rischi idrogeologici e per la creazione di comunità energetiche, in particolare nei centri urbani con meno di 5mila abitanti. La Missione 5, a favore dell’inclusione e della coesione, prevede finanziamenti con riferimento esplicito alle Smart City, con 2,5 miliardi di euro destinati ai piani urbani integrati.

Quest’ultimo intervento ha come obiettivo il miglioramento delle periferie di 14 Città Metropolitane, grazie alla creazione di nuovi servizi per i cittadini e digitalizzando le infrastrutture per trasformare le aree più vulnerabili in realtà intelligenti e sostenibili. Infine, 1 miliardo di euro è destinato a progetti di rigenerazione urbana e qualità abitativa.

Lo stato di attuazione, i rischi e le criticità

I ritardi nell’attuazione del PNRR che hanno riguardato altri settori non hanno investito, almeno entro fine 2022, la digitalizzazione, che vede l’Italia destinataria del 37% (oltre 48 miliardi di euro) delle risorse europee rivolte alla trasformazione digitale, mediamente dedicata dai Paesi in prevalenza (45%) a iniziative egov. “Per quanto riguarda l’attuazione della digitalizzazione, l’Italia è in linea e, alla fine del 2022, era addirittura avanti nell’implementazione delle iniziative rispetto agli altri paesi europei”, sostiene Gastaldi.

Queste buone performance non sono però sufficienti a metterci al riparo dai nuovi ostacoli che si frappongono al rispetto dei tempi imposti dal PNRR. Nel 2023 e nei primi mesi dell’anno successivo sono previsti obiettivi che possono essere raggiunti solo con difficoltà e grande impegno. È il caso, ad esempio, del target che prevede la prima copertura a 1Gbps del 5G in aree bianche (missione 1) o di alcuni milestone della missione 2 che prevedono la progettazione preliminare dei sensori per il telerilevamento per prevenire il rischio idrogeologico, control room regionali e centrali interoperabili, sistemi di sicurezza informatici, l’aggiudicazione delle gare per la riduzione delle perdite idriche.

Per rispondere al livello ambizioso del Piano, i comuni dovranno gestire in modo accurato le risorse, far fronte alla carenza di competenze e di personale amministrativo e tecnico, rispettare le scadenze imposte. Affinché le città non falliscano nella complessa trasformazione urbana supportata dalla digitalizzazione, sarebbe necessario aiutarle in tutte le fasi che caratterizzano gli investimenti PNRR. “Il supporto dovrebbe andare dall’identificazione delle procedure alla scrittura dei bandi, al raggiungimento degli obiettivi fino alla gestione della manutenzione di quanto realizzato” suggerisce Gastaldi. “È necessario fornire servizi di consulenza e linee guida di riferimento che possano identificare e risolvere le problematiche, superando i rallentamenti delle PA”.

Si tratta, in sostanza, di creare una rete di scambio di competenze e di buone pratiche che metta in campo anche la collaborazione del pubblico con il privato e tra imprese per creare un’organizzazione efficiente, capace di orchestrare le attività. È questo l’aspetto che può fare la differenza, per superare le difficoltà nella gestione della complessità che spesso hanno rallentato e continuano a frenare la trasformazione del settore pubblico.

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