DALL’OMS UNA NUOVA NORMATIVA GLOBALE ANTI PANDEMIE
È entrato in vigore un trattato con norme per la salute (International Health Regulations, Ihrs) che obbliga i governi a cooperare con la dottoressa Margaret Chan, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per riportare potenziali pandemie entro le 24 ore: una sorta di “rivoluzione di buona governance della prevenzione”. Per la prima volta nelle Nazioni Unite, la sorveglianza andrà “oltre le fonti governative ufficiali, includendo nel monitoraggio, ad esempio, stampa e Internet”. La nuova normativa, la cui conformità è di prioritario interesse generale, va nella direzione di rendere trasparenti i dati sulle pandemie fin dal loro insorgere e aprire la strada ad un’innovazione disperatamente necessaria: gli odierni vaccini non riescono né ad esser prodotti nei volumi necessari su scala mondiale, né a tener testa all’evoluzione di alcuni ceppi virali. Qui la speranza è riposta in vaccini intelligenti, attesi dal “big bang” della biologia del XXI secolo, e in una catena di produzione più efficiente. Ma il 15 giugno 2007 ha rappresentato la data storica della decisione Oms su una governance trasparente dei dati pandemici.
(Economist, 22/6)
APPLE ECOSISTEMA: ATTRAZIONE E RISCHI PER I PARTNER
L’ecosistema Apple è nato nel 1997 quando Steve Jobs ha rotto l’isolamento del Mac (riconosciuto sì come il miglior Pc, ma anche povero di software o dispositivi di partner) e ha impegnato Microsoft a mantenere una versione Mac del suo ubiquo Office, chiudendo d’un colpo ogni disputa pendente. Steve Jobs, maestro nello sfruttare a suo vantaggio il “fattore compatibilità”, nel 2003 ha lanciato una versione Windows di iTunes: le vendite Mac non hanno sofferto, e iTunes è decollato fra gli utenti Windows, maggioranza assoluta del mercato. E ancora, ha abbandonato i chip PowerPc di Ibm per i ben più diffusi Intel. Nel 2006 i fornitori arruolati a creare prodotti compatibili Apple sono oltre 200.000, un +26% sull’anno prima. Ma oltre alle scelte azzeccate, è il trend, la moda che spinge, e Apple cattura consumatori. Consumatori disposti a pagare un premio: Mac ha un prezzo medio di 1400 dollari, il doppio di un Pc “normale”. Gli iPod sono venduti a circa 180 dollari, un 15% in più degli altri lettori musicali. IPhone è in rampa di lancio a 499 dollari, contro i 160 di un Blackberry o i 66 di un cellulare normale.
Ma ecco le perplessità sull’ecosistema di Apple, sia per i fornitori (attratti dal “momento” ad esempio su flash memory e touch screen), sia per produttori di accessori (1 miliardo di dollari di indotto, fra auto con connettività iPod, ormai un 60% in Usa, e già quattro linee aeree che supportano iPod), sia e soprattutto per produttori di contenuti (Apple in Usa vende il 70% della musica digitale ed è ormai terzo venditore assoluto di musica in qualsiasi formato). Primo, l’approccio di Apple all’ecosistema è il contrario di specifiche aperte: ogni informazione condivisa è sulla base del “need to know”, e di preferenza è solo verbale. Secondo, i fornitori di contenuto in particolare – i network televisivi e Hollywood – temono, coi film, il modello inverso del classico rasoio-lamette: Steve Jobs finora ha venduto lucrosi iPod (rasoi), bloccando gli studi su bassi margini con la musica (lamette). Si capisce come mai solo Walt Disney (di cui Jobs è azionista) e Paramount abbiano finora licenziato film a iTunes.
(Business Week, 16/7)
OLTRE IL COLLO DI BOTTIGLIA DEI ROUTER
Il Network Coding (Nc), l’idea di “rimpiazzare un router con un programmatore”, rendendo il router configurabile in funzione del traffico, ma soprattutto trasmettendo al destinatario l’evidenza di messaggi in arrivo, invece dei messaggi stessi (e lasciando al suo software di scaricarli), potrà spingere a fondo l’efficienza (e l’affidabilità) nell’utilizzo delle reti (che sono un insieme di router), prima di dover ricorrere ad aggiunte di hardware o di banda. Proposto all’inizio del 2000, il Nc ha brillantemente superato vari esperimenti, in particolare l’invio simultaneo da diversi utenti di dati in multicasting (a un elevato numero di corrispondenti), col vincolo–obiettivo che ogni ricevente abbia la stessa informazione contemporaneamente (esigenza già attuale, ad esempio per il video gaming online fra più giocatori, o per applicazioni militari). I risultati indicano la sostanziale sparizione di intasamenti nei router (cioè della “latenza in rete”) e una miglior risposta nel tempo alle variabili condizioni di carico del sistema rete. Ci sono dubbi, certo: la sicurezza di questo diverso modo di traversare la rete dei messaggi, con impliciti rimescolamenti randomizzati, o l’addebitabilità dei servizi di trasporto in reti multicasting globalizzate. Ma le reti a latenza zero (e l’informazione istantanea condivisa fra molti) arriveranno. Queste “reti di domani” saranno un’ulteriore spinta ai social network, ma più in generale “influenzeranno la nostra società in modi che non sappiamo ancora immaginare”
(Scientific American, 6/07)