“Per spingere davvero sull’innovazione si dovrebbe sviluppare un contesto di ricerca e sviluppo su settori chiave, creando delle asimmetrie: si dovrebbero individuare alcuni settori trainanti da proporre al mondo della ricerca e a quello delle imprese e assegnare alle startup il ruolo di collante fra questi due poli per creare un ecosistema end-to-end”, è il ragionamento di Carlo Purassanta, Amministratore Delegato di Microsoft Italia, che si riferisce al ruolo che governi e istituzioni europee dovrebbero avere nell’incentivare l’innovazione. Nell’intervista rilasciata a ZeroUno, il top manager si focalizza sul ruolo dei vendor Ict in questo contesto.
ZeroUno: Che ruolo possono svolgere i grandi protagonisti dell’informatica?
Carlo Purassanta: Come Microsoft abbiamo in campo diverse iniziative per favorire l’incontro tra aziende e giovani, anche tramite la collaborazione con le università, fra cui Digitali per crescere. Il programma prevede infatti l’apertura di laboratori di esperienza digitale (Led) presso le università con l’obiettivo di supportare la digitalizzazione del Paese; in questi laboratori, ai quali partecipano Pmi e studenti, forniamo soluzioni digitali e competenze tramite i system integrator della nostra rete di partner. In questo modo contribuiamo a portare le aziende là dove i giovani si trovano, le università, abilitando il colloquio fra questi due mondi su tecnologie, innovazione, mobilità. Questa iniziativa rappresenta un catalizzatore di potenzialità. L’università coinvolta più recentemente è stata quella di Venezia e la prossima, l’ottava, sarà, l’università di Bologna. Per permettere a ognuno di questi laboratori di collaborare abbiamo creato un gruppo esterno basato su Yammer [ndr: il social network privato di Microsoft per le aziende]. Anche i 160 ragazzi che hanno partecipato a Restart Europe [evento svoltosi lo scorso luglio in concomitanza con l’evento europeo Digital Venice e organizzato da Microsoft in collaborazione con Startupitalia e l’adesione di Avanade, Hp e Vodafone, ndr] sono presenti nel gruppo e possono a loro volta continuare a collaborare. Lavoriamo anche per il coinvolgimento di investitori esteri e abbiamo invitato a partecipare all’iniziativa l’American Chamber of Commerce, oltre a diversi centri di ricerca come Area Science Park di Trieste, il Cosbi [centro di ricerca sulla bioinformatica dell’Università di Trento, ndr], l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, l’Istituto Boella di Torino (http://www.ismb.it).
Pensiamo di aver creato un ambiente dove startupper, system integrator e centri di ricerca possono confrontarsi e dove chi ha idee interessanti può condividerle in modo virtuale.
Un’altra iniziativa è il programma BizSpark, nato cinque anni fa e pensato per supportare le startup in tutte le fasi: dallo sviluppo dell’idea di business al coaching, dalla ricerca dei finanziamenti fino allo scale up. Per aiutare i team di ragazzi che vogliono creare un’impresa a fare le ‘cose giuste’ abbiamo coinvolto, in Italia, circa 30 partner che svolgono diversi ruoli: sollecitare e cercare le idee, definire il business model, fornire i servizi necessari per creare l’azienda, cercare i finanziatori. Alle startup che entrano nel progetto viene fornita gratuitamente anche l’infrastruttura fino a quando hanno tre anni di vita o fino al raggiungimento di un milione di revenue. Questa iniziativa ci ha consentito di valutare 1400 progetti di azienda di cui oltre 350 sono diventati startup con, in media, quattro persone che ci lavorano.
Zerouno: Microsoft prevede anche di aiutare le startup a entrare direttamente in contatto con le imprese che potrebbero rappresentare i loro potenziali clienti?
Purassanta: Oggi le aiutiamo su base individuale presentando la singola startup alla singola azienda. Vorremmo però creare un percorso più strutturato.
A livello europeo partecipiamo per esempio al progetto Sep [Startup Europe Partnership, coordinato da Mind the Bridge, ndr. Vedi articolo "Mind The Bridge: un ponte fra startup e corporation"] nato per creare una rete fra startupper avanzati e industrie, ma ritengo che questo progetto avrà un impatto limitato visto che all’interno di eventi dedicati nei singoli paesi si riuscirà a mettere in contatto al massimo un centinaio di startup con qualche decina di aziende. Non è tuttavia sufficiente per il rilancio del Paese; ritengo dunque che questo modello vada replicato e amplificato a livello locale.
Vorremo anche far convergere l’offerta delle startup (soprattutto quelle in area B2B o B2B2C) verso i servizi che già offriamo facendole rientrare nei nostri pacchetti di soluzioni in modo che per loro risulti più facile entrare nella value proposition rivolta all’impresa. Penso che possa essere un modo per superare il possibile scetticismo, soprattutto delle grandi aziende nei confronti di una startup, e per dare più autorevolezza alla loro proposta. Questo “marchio di garanzia” dei grandi protagonisti dell’Ict (fornito non solo da Microsoft ma anche da altri attori) potrebbe diventare un veicolo importante per far decollare le nuove realtà innovative. Il nostro obiettivo è individuare per ognuno dei settori selezionati (importanti per l’Italia, come energia, food, meccanica, salute, turismo, design…) tre o quattro aziende significative e trovare occasioni di contatto con le startup che possono fornire soluzioni innovative per i diversi settori. Non penso necessariamente ad aziende di grandissime dimensioni come Eni ed Enel, ma anche aziende medie innovative e con una prospettiva internazionale, come, ad esempio, Brembo per la meccanica, Illy per il food, Prada e Benetton per il fashion…