Due prove, la prima il Covid e la seconda la ridefinizione geopolitica ed economica in atto dovuta alla guerra della Russia in Ucraina, stanno modificando alla radice i criteri di gestione delle Supply chain e dei flussi di commercio tra imprese e paesi. La pandemia ha rappresentato uno “stress test” delle tecnologie digitali applicate al commercio mondiale consentendo la sopravvivenza delle imprese, soprattutto di dimensione media e medio piccola.
L’applicazione intelligente di queste tecnologie, cosiddette TradeTech, con una forte componente di automazione embedded (autonomous) e intelligence integrata rappresentate da robotica, Intelligenza Artificiale, blockchain, IoT, hanno infatti consentito di ottimizzare e garantire, nonostante inevitabili stop and go, le attività nei porti, aeroporti e grandi magazzini di distribuzione, consentendo l’operatività terra-mare-aria e sopperendo a forti riduzioni di personale dovute al contagio Covid.
E così, come lo smart working ha creato nelle persone la chiara percezione di poter impostare nuove modalità organizzative di lavoro, anche l’utilizzo spinto di tecnologie TradeTech applicate alle catene del valore in un contesto critico come quello della pandemia, ha lasciato oggi una nuova consapevolezza sulle opportunità e potenzialità di queste tecnologie che, anche alla luce di pesanti revisioni di flussi dovuti alla guerra in corso in Europa, stanno ridefinendo l’ecosistema globale dei traffici commerciali.
Il nodo delle regole
Quello che sta accadendo ora, denuncia un recente studio del World Economic Forum, “Policy approaches to harness trade digitalization – The promise of TradeTech”, è la mancanza di un coerente quadro di politiche commerciali armonizzate tra i paesi che sappia governare, sistematizzare e rendere strutturale questa digitalizzazione diffusa a diverse velocità.
L’adozione di queste tecnologie innovative applicate alle Supply chain, infatti, è quasi sempre guidata dal settore privato e senza adeguate politiche normative commerciali sostenute dagli enti nazionali, si rischia uno sviluppo disomogeneo. Se gli obiettivi di efficienza dei flussi e anche di miglioramento della sostenibilità ambientale sono, grazie a queste tecnologie, raggiungibili in tempi relativamente brevi (l’impatto di queste tecnologie su catene del valore spesso obsolete consentono recuperi importanti in termini di efficienza e risparmio costi) una frammentazione normativa come l’attuale rischia di determinare una distribuzione disomogenea con rischi di crescita diseguale, vulnerabilità sul fronte della sicurezza informatica e approcci tecnologici nazionali (tendenza al tecno-nazionalismo) nemici di un’integrazione funzionale su cui queste catene del valore necessariamente prosperano.
E’ vitale, quindi, aumentare il peso di iniziative multilaterali, considerando che stiamo parlando dell’applicazione di soluzioni complesse come, per esempio, i modelli di condivisione e trasferimento elettronico di documenti, servizi e strumenti, l’applicazione di smart contract su piattaforme blockchain, digital token-criptomonete, identità digitale di persone fisiche e legali e di merci fisiche e digitali che incidono spesso in profondità su modelli di scambio commerciale consolidati e obsoleti.
Efficienza, resilienza, risparmio e capacità previsionali
L’adozione delle TradeTech si scontra, come vedremo, con inadeguatezze tecnologiche, protezionismi commerciali, immaturità normative, interessi nazionali e, ormai, perfino geopolitica (il disegno di una supply chain può favorire o penalizzare economie e sviluppo sociale).
Ma le promesse di un’adozione diffusa e condivisa delle tecnologie digitali sono “attrattive”: da supply chain migliorate nel loro livello di resilienza e robustezza, alla mitigazione dei rischi di criminalità finanziaria; dalla trasformazione delle attuali supply chain strutturate in modelli di lavoro sequenziale a elevata frammentazione operativa e alta burocrazia, a sistemi web condivisi e integrati in grado di connettere tutti gli operatori della catena del valore in un lavoro cooperativo e contestuale; da una maggiore trasparenza sugli attori coinvolti a una loro estensione e inclusività più semplice, anche coinvolgendo attori di dimensioni più contenute; da un attuale elevato livello di imprevedibilità della criticità a migliori livelli previsionali, controllo degli inventari, ottimizzazione degli stock, manutenzione predittiva, identificazione preventiva dei colli di bottiglia, capacità più rapida di approvvigionamento.
Le “5G” del TradeTech
Gli esperti in logistica ingaggiati a livello mondiale dal Wef hanno definito almeno cinque building blocks che potranno giocare un ruolo primario nell’adozione diffusa di tecnologie digitali nel trade e nella loro adozione su ampia scala. Le 5G del TradeTech si basano tutte sul concetto di globalità:
1 – Global data transmission and liability frameworks (Framework globali per la trasmissione dei dati e relativa responsabilità).
L’applicazione di tecnologie infrastrutturali e wireless finalizzate all’armonizzazione dei flussi digitali (di dati e informazioni) e fisici (di merci) richiedono connettività continua e accesso a dati sensibili. Negli scambi internazionali di dati, tra paesi con leggi e normative differenti, devono essere garantiti privacy, riservatezza su informazioni confidenziali e rispetto di leggi e regolamentazioni nazionali.
Gli accordi intergovernativi giocheranno un ruolo sempre maggiore nella definizione di quadri normativi di riferimento definendo le responsabilità tra i soggetti mentre, sul fronte infrastrutturale, un ruolo centrale sarà sempre più quello di garantire un accesso diffuso, in termini di infrastrutture e tariffe, al mercato delle telecomunicazioni, disegnato su princìpi di connettività globale.
Il traffico Internet globale sta registrando da anni una crescita esponenziale: dai 100 Gb al giorno del 1992 si è passati a 100 Gb al secondo del 2002 e le proiezioni indicano stime di 150.000 Gb al secondo per il 2022. Si prevedono inoltre circa 30 miliardi di device worldwide dal 2025, con una forte diffusione dell’IoT nelle varie componenti della società, dai sistemi intelligenti diffusi in ottica smart cities alla gestione dinamica delle supply chain.
2 – Global legal recognition of electronic transactions and documents (Riconoscimento legale globale delle transazioni e documenti elettronici).
Anche su questo punto lo studio assegna un ruolo primario agli accordi intergovernativi per la messa a punto di framework ufficiali finalizzati al riconoscimento delle transazioni e dei documenti elettronici (firma elettronica, trasferimenti di dati secondo procedure condivise, e-contracts). Vi sono tuttavia ancora paesi che non riconoscono la validità legale dei sistemi e delle notifiche elettroniche applicati alle transazioni commerciali e siamo ancora indietro rispetto a modelli condivisi per l’identificazione dei prodotti correlata a sistemi di classificazione condivisi.
3 – Global digital identity of persons and objects (Identità digitale globale di persone e oggetti).
La certezza dell’identità del soggetto, la sua autentificazione elettronica è fondamentale all’interazione in un sistema di scambio commerciale informatizzato. Gli esperti del Wef indicano la necessità, per le aziende, di aderire a quegli organismi internazionali che stanno lavorando al mutuo riconoscimento e identificazione dei soggetti coinvolti negli scambi commerciali elettronici.
A livello di governi nazionali, invece, l’appello è di contribuire alla definizione di un framework di certificazione globale per cui operatori con un’identità digitale accreditata possano essere riconosciuti globalmente. Esistono oggi numerosi sistemi di riconoscimento di identità digitale, ma la sfida è quella di disegnare un meta-sistema che colleghi in modo integrato questi sistemi che attualmente non colloquiano tra di loro.
4 – Global interoperability of data models for trade documents and platforms (Interoperabilità globale di modelli di dati per documenti e piattaforme commerciali).
Negli scambi internazionali di merci, su supply chain che si riconfigurano dinamicamente in tempi sempre più abbreviati, una digitalizzazione end-to-end richiede definizioni e strutture di dati comuni e condivise per poter gestire le informazioni attraverso le varie frontiere, assicurando al contempo l’interoperabilità tra piattaforme quasi sempre eterogenee.
La sfida è raggiungere un’uniformità il più possibile condivisa nella semantica (definizioni dei dati) e nella loro sintassi (struttura e formati) per un approccio trasversale sia sul fronte giurisdizionale, sia su quello tecnologico, sia sui processi e flussi documentali e di dati. Già esistono librerie condivise e accettate di definizioni comuni. I governi dovranno accelerare verso questa direzione di aumento dell’interoperabilità dei documenti commerciali
5 – Global trade rules access and computational law (Accesso globale alle regole commerciali e leggi elaborative correlate).
Serve applicare sistemi di automazione all’interpretazione del complesso quadro normativo internazionale. Recentemente innovazioni sul fronte legale degli scambi commerciali hanno focalizzato la possibilità di ridurre le barriere rappresentate dalle norme amministrative al trade attraverso l’utilizzo del linguaggio naturale in form predefiniti, per fornire gli utenti le necessarie informazioni legali sui numerosi parametri tecnici di riferimento alle attività commerciali. È un processo di automazione che va diffondendosi all’interno di questo universo normativo per semplificare gli scambi e la messa a punto di una serie di leggi per l’elaborazione dei dati al fine di accelerare la digitalizzazione degli scambi.