Assistiamo, in questi anni, anche sulla spinta di una crescita di cultura digitale nel mondo consumer, all’affermarsi di un fenomeno atteso da tempo: la consapevolezza di un nuovo ruolo dell’informatica.
Dopo anni di focalizzazione maniacale su prestazioni, architetture e tecnologie quasi fine a se stesse, quasi autoreferenziate, spesso distanti dalle vere esigenze di business dell’impresa, eccoci arrivati al punto.
Il punto è una presa di coscienza generale, presso le organizzazioni It e gli utenti delle aziende, che soltanto la piena accettazione di progetti Ict da parte di componenti “intangibili” quali l’organizzazione, le persone, la loro disponibilità a mettersi in gioco e a valutare il “change” come nuova opportunità e non come minaccia ai propri modelli operativi e ai propri ruoli professionali, saprà rendere l’informatica più vicina, utilizzata, finalizzata al business e di conseguenza considerata indispensabile.
In questo lento avvicinarsi al punto di svolta, quello cioè in cui finalmente l’Ict sarà elemento funzionalmente integrato alle strategie di business (più di quanto peraltro non lo sia già oggi in molti casi), un aspetto fondamentale sta anche nel dare il giusto valore alla tecnologia, alla sua capacità di introdurre nuove “practices”, di saper ingegnerizzare e forzare, verso una loro migliore efficienza, processi aziendali magari obsoleti o inutili.
Serve quindi ridare, in termini nuovi, una rinnovata centralità al ruolo della tecnologia. Questa volta non tanto attraverso un’attenzione esasperata a prestazioni e caratteristiche “à la page”, ma sviluppando una reale e condivisa consapevolezza tra utenti e fornitori che le nuove tecnologie Ict oggi disponibili (sia quelle applicative, sia di rete, sia di governance) opportunamente “declinate” per le diverse peculiarità di azienda, possano davvero contribuire allo sviluppo del business.
Si va compiendo quindi e finalmente, anche sulla base della forte pressione di un mercato sempre più complesso e competitivo, il miracolo tanto auspicato: un utente che si chiede: “Come posso far sì che questa soluzione mi faccia essere più competitivo, meglio in grado di soddisfare i miei clienti, più reattivo ai cambiamenti della domanda?” E un fornitore che a sua volta si domanda: “Come può questa soluzione dare ritorni visibili, misurabili sul piano del business, al mio cliente? Come posso integrare queste tecnologie con i processi core della sua azienda?”
Tutto questo è oggi possibile (anche se sempre faticoso) realizzarlo; non solo per il percorso culturale che con differenti velocità fornitori e utenti stanno compiendo, ma soprattutto perché, grazie al disegno, alla modularità, all’apertura, alle practices integrate nelle soluzioni, all’integrazione spinta tra differenti tecnologie, questo obiettivo è sempre più comune e condiviso dalle due parti, fornitori e utenti, che diventano inesorabilmente partner.
In questo disegno è d’obbligo una considerazione finale sul fronte dei fornitori e sulla loro responsabilità in questo passaggio cruciale. Dimentichiamoci il passato recente (Euro, Anno 2000) e alcune pratiche di vendita un po’ troppo “disinibite”, talvolta distanti dalle reali esigenze dei clienti, che hanno certo contribuito a rafforzare quella disaffezione e quello scetticismo che ancora oggi molti utenti dimostrano nei confronti della tecnologia Ict. Oggi i fornitori hanno una nuova grande responsabilità, soprattutto quelli che hanno davvero la forza di spingere le soluzioni Ict verso la frontiera di un utilizzo business oriented; quelli cioè che dispongono di migliaia di terze parti che operano sul territorio. Cosa rappresentano per i grandi fornitori questi partner? Canali di sviluppo del business? Certamente! Ma anche veicoli formidabili di indiretta diffusione culturale per l’accettazione di un utilizzo più strategico della tecnologia, anche da parte di quelle imprese che non ne vedono i benefici immediati. Terze parti come vettori di nuovi messaggi che portino le aziende, anche le Pmi, ad essere capaci, attraverso l’Ict, di raggiungere una nuova dimensione competitiva, magari più internazionalizzata, senz’altro più allineata alle nuove esigenze del mercato.
Ecco allora, signori fornitori, la vostra vera responsabilità per i prossimi anni. Non convincere noi giornalisti che avete capito la lezione, che state facendo una profonda revisione nella proposta di offerta. E non limitatevi a spiegare all’utente come dovrebbe utilizzare al meglio l’informatica perché questa vada ad incidere sui suoi processi più importanti. Non basta! La sfida è un’altra: trasferire alle migliaia di partner locali, che con l’utente finale lavorano ogni giorno, questa capacità di saper interpretare le esigenze di crescita del business dei loro (e vostri) clienti finali, e soprattutto saperle declinare attraverso un’offerta e un supporto adeguato, che davvero aiuti l’azienda ad essere più “digitale” e più efficiente, più in grado di rispondere alle nuove sfide dei mercati.
Sentite cosa ha dichiarato a ZeroUno Andrea Bonaccorsi, ordinario di economia e gestione delle imprese presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa, uno dei massimi studiosi italiani di queste problematiche, in occasione di un incontro avuto con ZeroUno per la realizzazione della nostra Storia di Copertina sul tema del recupero di competitività del sistema Italia: “I fornitori It dovrebbero essere meno impegnati nella vendita di soluzioni e più focalizzati nell’analisi dei modelli organizzativi e decisionali delle imprese, dei loro rapporti con i fornitori, della gestione delle risorse umane e impegnarsi a trarre da queste riflessioni soluzioni It inedite. Ci vorrebbe una maggiore creatività per far sì che le tecnologie Ict si prendano in carico gli elevati livelli di destrutturazione e informalità alla base dei modelli organizzativi delle imprese medie e piccole. I vendor dovrebbero accettare la sfida di mettere in campo soluzioni specifiche che potrebbero generare un enorme mercato, oggi frustrato da combinazioni hardware e software standard, corrette dalle personalizzazioni di qualche piccolo operatore locale. Tutto ciò è indispensabile, poiché il difficile rapporto fra grande impresa It e la piccola impresa italiana è arrivato ormai a un punto di svolta”.
Ed è indubbio, in questo scenario, il ruolo profondamente rinnovato delle terze parti e di una tecnologia che sappia portare “modelli” di utilizzo innovativi e più vicini al business. Se si sapranno dare queste risposte i benefici certo arriveranno. Per utenti, fornitori e per l’’intero sistema Paese.
Cambiamento: non solo una questione di tecnologie
L’innovazione non è più territorio riservato di poche aziende, bensì è la linfa vitale richiesta ad ogni impresa che vuole sopravvivere. Chi pianifica l’evoluzione del business e delle tecnologie deve quindi comprendere come controllare il potenziale di discontinuità derivato dall’evoluzione tecnologica attraverso una valutazione realistica delle funzionalità emergenti e delle tendenze abilitate dall’It, nonché il loro impatto sul business e sulla società. Bisogna inoltre essere consapevoli del fatto che queste fasi di cambiamento emergono non soltanto dalle nuove tecnologie ma anche da nuove applicazioni o dalla convergenza tra tecnologie esistenti che guidano nuove capacità e nuovi business model
(Clicca sull’immagine per ingrandirla) Fonte: Gartner 2005