Tilt, aiutare le imprese ad adottare le startup

A poco più di un anno dall’inaugurazione, Tilt, digital hub di Trieste, presenta le tre startup che hanno vinto, fra le 30 finaliste, il bando IFChallenge Ict, e pronte per essere adottate da aziende radicate sul territorio ma aperte al mondo, come Fincantieri, Illycaffè, Gruppo Principe, Geoclima, Specogna. In questo periodo, l’ecosistema Tilt, a cui concorrono istituzioni, università, finanza e imprese, si è consolidato e può indicare un modello win-win di integrazione fra startup e aziende tradizionali.

Pubblicato il 30 Mag 2017

TRIESTE – Il Summit Tilt ha festeggiato il primo compleanno del digital hub, lanciato poco più di un anno fa; su iniziativa di Teorema Engineering e Area Science Park, ente nazionale di ricerca sotto il controllo del Miur, in collaborazione con l’Università di Trieste e con Microsoft, di cui Teorema è partner strategico.
Una delle notizie che ha animato l’evento, è l’intenzione dichiarata della leadership cinese di investire nei porti italiani di Genova e Trieste come terminali della nuova via della seta, notizia confermata dopo l’incontro del primo ministro italiano Paolo Gentiloni, con  il presidente cinese Xi Jinping. E’ certo una grande opportunità per la città di Trieste (e anche Genova) di tornare agli antichi splendori, ma anche una sfida per tutto il suo territorio.
Ci sono ritardi da colmare. “Le imprese più smart capiscono di dover inserire più innovazione nei loro processi e prodotti, ma si rendono anche conto che la R&D fatta in casa non è più sufficiente – sostiene Michele Balbi, Presidente di Teorema Engineering e co-ideatore di Tilt – Se l’innovazione non può nascere solo dall’interno è necessario farsi aiutare dai giovani imprenditori”.

Michele Balbi, Presidente di Teorema Engineering e co-ideatore di Tilt

Carlo Purassanta, Amministratore Delegato di Microsoft Italia, sottolineando l’importanza che possono avere le startup per una via italiana all’innovazione, ha evidenziato alcuni limiti come la scarsità di startup (circa 6mila) a fronte dei troppi incubatori (109). Punto dolente anche quello degli investimenti di Venture Capital: a fronte dei circa 200 milioni investiti in Italia in startup, in Francia e Germania si investe 10 volte tanto e 100 volte nell’area di San Francisco. La sua ricetta è dunque “fare massa critica e investire su startup focalizzate sulla digitalizzazione nei settori dove l’Italia è credibile”. E’ questa la via che Microsoft ha seguito con l’iniziativa GrowItUp, che, per accelerare l’innovazione, punta a mettere in contatto, in un’ottica di open innovation, le grandi imprese espressione del Made in Italy e le startup più promettenti.

L’ecosistema Tilt

Il modello Tilt può rappresentare un esempio di collaborazione fra più attori.
Un ruolo centrale è svolto da Area Science Park: “La nostra dimensione è decisamente inferiore in termini di estensione, laboratori, aziende se ci confrontiamo con il prototipo per le startup rappresentato da Standford Research Park – sostiene il Direttore Generale Stefano Casaleggi – Ma noi siamo un innovation factoring e investiamo nelle startup, in capitale e risorse, mentre molti incubatori sono di fatto ‘affittacamere’ tecnologici”. Anche Casaleggi condivide la necessità di concentrare le risorse su pochi acceleratori (al massimo 12) specializzati sulla base delle competenze del territorio dove “creare startup serve anche per bilanciare la chiusura inevitabile di alcune delle aziende tradizionali”. Critico a suo parere il ruolo del venture capital italiano che ha tradito le aspettative, polverizzato in micro-fondi con altissima redditività . “Invece di Venture Capitalist ‘senza cuore’ è oggi necessario puntare sulle imprese, che possono investire nelle startup non solo in una logica di profitto finanziario ma affiancarle, anche in una logica industriale, per aiutarle a crescere”.
Altro attore chiave è l’università. Maurizio Fermeglia rettore dell’Università degli Studi di Trieste, sottolineando la necessità della formazione per preparare i giovani all’avvento dei nuovi mestieri, ha annunciato l’avvio di un corso magistrale in data science, in inglese. Ma ricorda anche che questo non basta: “La formazione è ancora troppo lenta. Per accelerare dobbiamo adeguare l’insegnamento per sfruttare le competenze dei nostri ragazzi, correggendone gli errori”.

Partnership fra imprese e startup: ci vuole un coach

Grazie a Tilt si è dunque instaurato un dialogo fra istituzioni, università, finanza e imprese creando un ecosistema favorevole alla nascita e allo sviluppo delle startup che, una volta mature, sono pronte a entrare in un’azienda strutturata. “La startup, insieme alla flessibilità e alla capacità di adattamento, porta all’azienda competenze e tecnologie innovative, generando un vantaggio competitivo e trova un laboratorio esteso per la ricerca e lo sviluppo dove insediarsi e integrarsi, così da agevolare la creazione di soluzioni innovative”, ricorda Balbi.
L’ostacolo maggiore per questa collaborazione win-win è l’integrazione fra organizzazioni estremamente diverse per cultura e dimensioni. Il ruolo di Teorema è quindi selezionare le startup sulla base delle esigenze delle aziende e formarle alla cultura aziendale supportandole dal punto di vista marketing, commerciale, manageriale, relazionale…

Le startup selezionate e le imprese che le adotteranno

Un momento della Tavola Rotonda

In una tavola rotonda hanno portato il proprio punto di vista le imprese, di settori tradizionali, disponibili ad adottare startup.
Una di queste è Fincantieri che, secondo Massimo Debenedetti, Vp Research & Innovation si trova a proprio agio in un ambiente come quello di Tilt. “Partecipiamo con interesse ad iniziative come TILT che si integrano perfettamente con l’approccio all’open innovation adottato da Fincantieri – dichiara il manager – Consideriamo fondamentale per la leadership tecnologica e l’innovazione, prerogative dell’azienda, la creazione di un ecosistema composto da fornitori, startup, centri di eccellenza nel campo dell’Ict e delle altre tecnologie abilitanti”.
Christian Specogna, proprietario dell’azienda viti-vinicola Specogna, una delle più importanti della zona, punta alla collaborazione con giovani imprenditori per accelerare il percorso verso un’agricoltura 4.0: “La digitalizzazione è il futuro per un’agricoltura di precisione che consenta, a differenza del passato, trattamenti e approcci differenziati”, sottolinea.
Geoclima, azienda internazionale che produce macchine termodinamiche per sistemi di raffreddamento e aria condizionata, punta alla creazione di algoritmi e modelli che, partendo dai dati di funzionamento, possano ridurre i consumi. Dopo una prima collaborazione con una startup e con l’Università ora è pronta a ripetere l’esperienza.
Un’adozione è già stata annunciata da parte del Gruppo Principe, principale produttore del prosciutto di San Daniele, per Foodchain, startup che ha costruito una piattaforma per la tracciabilità alimentare basata su blockchain. Mentre sono ancora in attesa di adozioni ufficiali altre due startup vincitrici del bando IFChallenge Ict. Mysnowmaps, sulla base delle rilevazioni sull’innevamento e stato delle acque, permette una previsione della sua evoluzione, mentre Emoj, propone un Toolbox capace di catturare le emozioni dei clienti di fronte a un prodotto, migliorando la customer experience.

Nuove startup dovranno “scaldare i motori” per il prossimo bando, annunciato per settembre, che si muoverà con un approccio on demand (a partire dalle esigenze espresse dalle imprese disposte ad adottarle) e sarà focalizzato su alcune specializzazioni, fra cui Industria 4.0. Con il nuovo bando si punterà ad attirare talenti internazionali, sfruttando anche la posizione di crocevia (non solo rispetto ai nuovi scenari con la Nuova Via della Seta, ma anche grazie alle relazioni con i paesi mittleuropei) di Trieste.

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