Una benevola provocazione, uno spunto, un’idea, un esempio o un modello: la si può interpretare come si crede l’idea presentata da Trilog sul palco dei Digital360 Awards per raccontare il proprio approccio all’intelligenza artificiale. Secondo Corrado Cordioli, Head of SAP Service Line di Trilog, è il semplice e autentico desiderio di mostrare come questa tecnologia, spesso raccontata come insidiosa e pericolosa, possa essere utilizzata per facilitare la vita delle persone. E non di poche, ma di molte.
Nel caso d’uso raccontato a Lazise, durante l’evento finale dei Digital360 Awards, tenutosi in concomitanza con il CIOSumm.IT, si volge lo sguardo verso tutti coloro che parlano lingue diverse dall’italiano o hanno difficoltà di udito e comprensione di materiale di comunicazione, soprattutto se in forma scritta. Trilog ha scelto di trasformare l’AI generativa e i “suoi” Large Language Model in una soluzione per meglio spiegare promozioni e informazioni legate all’offerta commerciale di una realtà che quotidianamente gestisce interazioni con 1.500 rivenditori di servizi di telefonia, spesso anche con persone straniere e affette da problemi di udito.
Introducendo l’AI, ha scelto di mettere in primo piano l’inclusione, come valore e anche come atto pratico, rendendo più accessibile all’azienda una fetta di mercato che a oggi genera un business importante. Lo ha fatto creando un layer di interfaccia “non scritto”, che valorizzasse il contatto visivo, riuscendo a espandere il servizio di customer care h24, senza più “freddi” bot ma con soluzioni in grado di innescare negli utenti finali sensazioni più umane e gradevoli.
Raccontando questa “storia di tecnologia buona” dal palco, Cordioli sottolinea gli aspetti più concreti e pratici di questa sua applicazione, precisando che è solo una delle tante possibili. Il punto fondamentale da affrontare oggi, per l’AI, è il decidere cosa farne e indirizzarne i benefici in modo il più aperto, efficace e ampio possibile. Includendo, aiutando, facilitando, migliorando la vita delle persone, anche di quelle che non devono per forza averci a che fare ma che, in realtà, sono spesso tra le prime che possono beneficiarne.