Il “Piano e-Government 2012 ” recentemente presentato dal Ministro Brunetta costituisce un passo senz’altro positivo per vari motivi. Innanzitutto perché rilancia l’innovazione tecnologica come tema centrale per la modernizzazione della Pa e del Paese. L’e-government è un processo complesso d’informatizzazione e trasformazione organizzativa e culturale della pubblica amministrazione. Attraverso l’uso diffuso e mirato di tecnologie e sistemi digitali, si punta a semplificare e rendere efficiente il lavoro delle istituzioni e a offrire agli utenti, cittadini e imprese, sia servizi efficaci e rapidi, che nuovi servizi tecnologicamente avanzati. Il risultato, dunque, dovrà produrre non solo un cambiamento profondo nella Pa, ma un salto di qualità generale nella vita del Paese.
In questi ultimi anni, tuttavia, dopo una spinta iniziale che aveva acceso sul tema i riflettori dell’attenzione politica, si era registrato un silenzioso scivolamento dell’e-government verso una zona d’ombra. Con la crisi economica in atto si rischiava addirittura di vedere il tema seppellito nel grande dimenticatoio delle buone intenzioni. Ben venga quindi il Piano del Ministro Brunetta che, riportando l’e-government al centro dell’azione di governo, inserisce, accanto alle politiche dell’emergenza messe in atto per affrontare la crisi nell’immediato, un fattore di respiro strategico come la modernizzazione della Pa.
Non meno importante è il contributo che il Piano può offrire per aprire nuove opportunità di sviluppo e crescita economica. Dalla sua applicazione, infatti, dovrebbe derivare un circolo virtuoso nel Paese, con la creazione di domanda qualificata d’infrastrutture tecnologiche avanzate e d’innovazione informatica a fungere da stimolo verso le imprese, per la produzione di nuove tecnologie, applicazioni, soluzioni.
Nel merito, il Piano ha il pregio di rappresentare uno sforzo di razionalizzazione di progetti già in essere, accanto a progetti e servizi che si prevede di avviare nel corso del prossimo periodo. La metodologia di gestione, che il Ministro si propone di realizzare con attività di indirizzo e monitoraggio e rendere pubblica attraverso un portale dedicato su Internet, appare ispirata da criteri di controllo manageriale e trasparenza del tutto condivisibili.
Accanto ai fattori positivi del Piano, vi sono tuttavia da considerare anche una serie di aspetti critici che, se non approfonditi e meglio definiti, potrebbero compromettere la sua implementazione.
Innanzitutto emerge che il Piano può oggi contare su una scarsa copertura finanziaria, pari a poco più del 20% delle risorse necessarie. Ciò può essere motivo di allungamento dei tempi di attuazione dei progetti che rischiano, così, l'obsolescenza tecnologica prima ancora di essere completati. Proprio per questo motivo e in virtù dell’ampiezza dell’intervento, che intende interessare praticamente tutti i settori di interazione della Pa, dal turismo alla scuola, dalla giustizia alla sanità, dalle imprese alla mobilità, ai beni culturali, all’ambiente, ecc. così come per la molteplicità e varietà dei progetti, andrebbe stabilita una strategia di sistema, in modo da rendere governabile quello che oggi appare soprattutto un elenco di problemi e progetti. Si tratta, in sostanza, di inquadrare il Piano in una scala di priorità, che leghi gli interventi ai temi strategici del Paese e definisca una progressione di progetti e obiettivi anche in base alle risorse umane, finanziare, logistiche disponibili.
Per gli importanti riflessi che l’attuazione del Piano può avere sulla funzionalità del Paese, si vorrebbero evitare di percorrere esperienze fallimentari già vissute attraverso finanziamenti a pioggia. In un momento di crisi come questo ogni risorsa è preziosa e la strada dell’innovazione intrapresa dal Ministro Brunetta è la giusta sfida. Ma a patto di far crescere le capacità della Pa di gestire sistemi complessi, di sostenere gli interventi con la qualificazione delle risorse umane, di far emergere una leadership in grado di ottenere dai progetti valore reale, risultati tangibili in tempi certi e brevi. Nel soddisfare le esigenze del proprio ammodernamento, infine, la Pa può e deve contribuire alla crescita dell’industria informatica in Italia, chiamando il settore a operare in un contesto competitivo e a collaborare per lo sviluppo dell’intero Paese.
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