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Una batteria in una ex-miniera: cercasi idee green per accumulare rinnovabili



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In Finlandia verrà realizzata la batteria gravitazionale più profonda d’Europa, in una cava in disuso dal 2022 di oltre 1.400 metri di “altezza”.  Un progetto che ricorda l’esistenza, oltre che la necessità, di opzioni per l’accumulo di energie rinnovabili variabili, alternative alle batterie agli ioni di litio. Meglio se, come questa, più durature e anche…

Pubblicato il 13 mar 2024

Marta Abba'

Giornalista



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Per utilizzare sempre di più l’energie rinnovabili anche presenti “a singhiozzo”, è necessario imparare l’arte dell’immagazzinarle. Quelle variabili diventano altrimenti “poco affidabili” e destinate a restare la ruota di scorta di una società basata sui carboni fossili.

Se vogliamo farlo in modo crescente e massiccio, dobbiamo anche capire come accumulare energia in modo sostenibile, comodo, pratico e diffuso, non lasciando nulla di intentato. È per questo che la notizia proveniente dalla Finlandia, di una ex-miniera convertita in batteria, non va etichettata come una trovata balzana. Mostra una valida alternativa a quelle chimiche che può in alcune occasioni sostituirle, facendo la propria parte nella transizione ecologica che stiamo compiendo.

Finiti rame e zinco, si “deposita” energia

La miniera in disuso, improvvisamente “colpita da celebrità” è quella situata a Pyhäsalmi, paesino a 450 km a nord di Helsinki, in Finlandia. Rame e zinco da anni estratti da depositi posti a oltre 1.444 metri di profondità sono esauriti, lasciando un abbondante spazio verticale inutilizzato dal 2022. C’è chi ci ha visto lungo e, invece che lasciar diventare questo luogo una scenografia per film di fantasmi, ha deciso di sfruttarlo per realizzare la batteria gravitazionale più profonda d’Europa. Si tratta dell’azienda scozzese Gravitricity.

Il suo progetto recentemente annunciato prevede infatti la realizzazione di un impianto di accumulo in un pozzo ausiliario di 530 metri che sembrerebbe in grado di raggiungere una capacità pari a 2 megawattora.

La tipologia di batteria definita “gravitazionale” è letteralmente alimentata dalla gravità. Immagazzina energia potenziale sollevando un peso in ferro a una certa quota con cavi d’acciaio, motori elettrici. Poi lo tiene sospeso, fino a quando non si manifesta la necessità di energia, a quel punto lo rilascia inviandone una certa quantità alla rete

I principali vantaggi di questa tecnologia di accumulo energetico riguardano durata e impatto ambientale. Tutti i componenti utilizzati – argani, cavi d’acciaio e pesi pesanti – possono resistere per decenni, infatti. Un’eternità rispetto all’aspettativa di vita delle batterie agli ioni di litio oggi usate su larga scala e che possono caricarsi e scaricarsi solo un certo numero di volte e per pochi anni prima di perdere capacità.

Non va poi trascurato il fatto che l’estrazione dei minerali per le batterie agli ioni di litio comporta problemi ambientali e di diritti umani. Riciclarli, inoltre, non è affatto semplice: i materiali usati per le batterie gravitazionali presentano una footprint molto più leggera.

Promettente e sostenibile, questo metodo di accumulo proposto in Finlandia va però ancora perfezionato. È necessario lavorare sulla sua scalabilità e sulla quantità di energia generata, oggi troppo piccola anche se più economica. Esistono anche dei problemi tecnici a cui guardare, banali ma basilari, come per esempio l’innata tendenza a srotolarsi delle coppie di cavi d’acciaio mentre sollevano il peso.

Nuova vita alle miniere vuote: saranno batterie?

Il varo di questo progetto, nonostante sia migliorabile e ancora tutto da realizzare, mostra al mondo una valida opzione per accumulare energia in modo duraturo e affidabile. I lavori per svilupparlo sul campo potranno integrarsi con le attività di smantellamento delle miniere, ottimizzando strumenti, tempi e costi, e disegnando un futuro nuovo per le miniere giunte a fine vita. Sparse nel mondo ce ne sono sempre di più: solo negli Stati Uniti superano il mezzo milione e i ricercatori calcolano che convertendo in tal modo quelle in USA, Cina, India e Russia, si potrebbero accumulare anche 70 terawattora.

L’idea alla base non è affatto nuova, tanti ci stanno lavorando e ci hanno lavorato, come altri stanno pensando ad altre varianti. C’è chi ha infatti proposto o testato liquidi pompati tra serbatoi a diverse altezze, vagoni ferroviari carichi spinti su e giù per le colline, ricavando energia con freni rigenerativi, e grandi cilindri galleggianti tirati sott’acqua e riportati in superficie.

Una delle alternative più popolari è il pompaggio idroelettrico, ma al momento è un’opzione che presenta numerosi problemi di messa a terra perché richiede un terreno specifico, infrastrutture costose e un’approvazione dei piani sempre più difficile da ottenere. Questo non significa che l’idea non vada approfondita: potrebbe evolvere in modo positivo come lo potrebbe fare anche l’originale progetto curato da un’azienda svizzera. La sua intenzione è di utilizzare una gru a più bracci con motori e generatori per costruire una sorte di torre di Babele da 120 metri con centinaia di mattoni da 35 tonnellate in grado di alzarsi e abbassarsi agilmente in base alle variazioni della domanda di energia.

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