NEW ORLEANS – C’è una differenza significativa tra il livello di disponibilità dei sistemi che le aziende vorrebbero e quello di cui dispongono. Lo rivela l’edizione 2017, la sesta, del Veeam Availability Report che ha coinvolto quest’anno 1160 decisori in campo IT di aziende private e pubbliche con almeno 1000 dipendenti, situate in 25 Paesi (30 le aziende italiane).
Ebbene, per l’82% dei rispondenti la disponibilità dei sistemi è inferiore a quanto desiderabile e nel 66% dei casi i downtime non pianificati sono un ostacolo all’innovazione e alla trasformazione digitale dei business. La mancanza degli adeguati livelli di disponibilità costa in media alle aziende 21,8 milioni di dollari all’anno (il pool di aziende oggetto d’indagine comprendeva entità con più di 50.000 dipendenti per il 22% e oltre i 100.000 per il 9%). Un poco migliore il dato italiano, con 20,4 milioni di dollari di perdite.
Secondo l’indagine, il tempo massimo accettabile d’interruzione per le applicazioni critiche risulta in media di 25 minuti all’anno, contro i 7,5 accettabili dalle line of business.
Oltre al danno economico l’indagine ha raccolto le altre implicazioni: la perdita di fiducia da parte dei clienti (48% dei rispondenti), il danno al marchio aziendale (40%), la perdita di fiducia dei dipendenti (33%), la sottrazione di risorse dal budget dei nuovi progetti (28%).
Il report evidenzia anche come per molte aziende il cloud sia la soluzione d’elezione per i nuovi progetti digitali, con investimenti SaaS che aumenteranno del 50% nei prossimi 12 mesi. Il 43% dei decisori aziendali ritiene che i fornitori cloud possano dare più garanzie di disponibilità dei dati per le applicazioni mission-critical rispetto ai reparti IT interni.
Come fornitore di soluzioni che abilitano backup-as-a-service (BaaS) e disaster recovery as a service (DRaaS), Veeam sta riempiendo i vuoti nelle soluzioni multi-cloud per la disponibilità dei dati, usabili anche in ambiti di cloud ibrido e on premise. Azure è una delle piattaforme nel mirino Veeam.
Who's Who
Danny Allan
“Abbiamo investito su Azure perché molti nostri clienti usano i sistemi Microsoft ed espresso grande interesse per Azure – ha spiegato al VeeamON 2017 Danny Allan, vp Cloud e alliance strategy –. Abbiamo una stretta integrazione con il file system e il resilient file system di Microsoft che danno benefici di riduzione dei costi ai clienti. I nostri partner possono creare valore offrendo servizi mirati per la protezione dell’e-mail, SharePoint e Onedrive. Continueremo ad approfondire la partnership con Microsoft perché il 50% dei nostri clienti lo richiede, a fianco di un altro 50% che usa i servizi cloud AWS. Noi siamo agnostici, supportiamo entrambe le piattaforme cloud, facilitando le migrazioni dei dati”