Entro metà dicembre sarà disponibile anche in Italia Avaya Cloud Office, soluzione UCaaS (Unified communications as a service) frutto della partnership tra Avaya e RingCentral. Dopo il lancio ufficiale dello scorso marzo negli Stati Uniti e l’approdo in Irlanda, Francia e Paesi Bassi, Avaya Cloud Office adesso verrà proposta in altri cinque Paesi europei. Oltre al nostro, in Austria, Belgio, Germania e Spagna. Il punto di forza risiede nella sua modalità all-in-one che raggruppa funzionalità di voce, video, messaggistica istantanea, riunioni, conferenze e collaborazione. In pratica, le aziende che la utilizzeranno non dovranno installare il classico centralino telefonico o PBX (private branch exchange) per gestire le chiamate, ma avranno a disposizione un’unica interfaccia, che comprende anche la fonia, per rispondere a esigenze di comunicazione plurima e multi device, visto che potrà essere adoperata su desktop e dispositivi mobili. Il sistema, fra l’altro, oltre all’integrazione nativa con Microsoft Office 365 e con la rubrica di Google, contempla più di 100 connettori verso altre applicazioni e punta così a eliminare la frammentazione che spesso vede il sovrapporsi di app per canali di comunicazione differente o per svolgere attività di collaborazione e task management in contesti aziendali allargati.
Perché il cloud aiuterà anche dopo la fine della pandemia
“Il cloud – spiega Massimo Palermo, Country Manager Avaya Italia – si è rivelato un potente abilitatore sia durante la fase di emergenza sia in quella post Covid. Lo shift verso il remote working e la possibilità di lavorare ovunque non scompariranno con l’emergenza. Le organizzazioni hanno sperimentato i benefici del cloud in termini di produttività, di work-life balance e di costi”. Avaya Cloud Office nasce per assecondare e sostenere questa tendenza. “La tecnologia – continua Palermo -, e soprattutto le soluzioni di Unified communications as a service, sarà un abilitatore fondamentale per il successo, per aiutarci a navigare nel cosiddetto new normal o next normal. Riteniamo perciò che Avaya Cloud Office risponda a una domanda crescente che serve a mantenere una workforce distribuita sempre più collegata, più connessa e ingaggiata. Non si può gestire l’ambiente dinamico di oggi con i tool di qualche mese fa. Questo è il momento in cui le aziende stanno valutando se cambiare il loro modello operativo non solo riguardo alle soluzioni UCaaS, ma in generale”. C’è in particolare una platea, che secondo il Country Manager, potrà avvantaggiarsi di un sistema interamente in cloud: le piccole e medie imprese, proprio quelle maggiormente colpite dalla crisi e che non hanno le risorse finanziarie e neppure la liquidità che occorre per coprire infrastrutture IT resilienti. Il cloud, infatti, garantisce “un deployment velocissimo nell’arco di ore o giorni, con investimenti minimi profilati sulla base degli utenti”.
La rete dei partner Avaya per il passaggio da Capex a Opex
Non mancano delle resistenze, ammette Massimo Palermo, che identifica come principale inibitore in Italia l’essere ancorati a un modello di implementazione della tecnologia la cui sostenibilità economica è stata affidata spesso al meccanismo dell’ammortamento fiscale. Ma il passaggio dal Capex all’Opex può avvenire coinvolgendo la rete di partner Avaya, in gran parte formata anch’essa da PMI. A questa rete, sottolinea Palermo, “diamo la possibilità di rivendere una soluzione leader senza dover investire risorse e infrastruttura. Non sono previste certificazioni, quindi c’è un onboarding estremamente semplificato, né chiediamo di essere esperti di cloud, perché una volta segnalato il potenziale cliente, Avaya si occupa del provisioning e dell’attivazione. Anche il modello di compensazione è disruptive rispetto a quello solito. Al partner, infatti, vengono riconosciute due tipologie di remunerazione: una fissa al momento della chiusura del contratto e poi le revenue ricorrenti come percentuale del valore fatturato mensilmente al cliente finale”.
Quel cambiamento di mindset che occorre ai rivenditori
Sul ruolo che il partner può giocare nella diffusione di Avaya Cloud Office insiste anche Paolo Bergamini, Sales Engineering Leader South Europe, che chiarisca anche il perimetro della collaborazione tra Avaya e RingCentral: “Dal punto di vista tecnologico e del cloud, il baricentro è di RingCentral. Ma la value proposition, affinché sia portata sul mercato, necessita della nostra rete di partner e dell’esperienza di Avaya nel segmento Unified Communication and Collaboration. La rete di partner aggiunge a complemento altri servizi come la consulenza, l’integrazione con altri sistemi applicativi ed eventualmente i device telefonici dove sono richiesti”. Con una differenza che dipende dal tipo di business associato alle piattaforme UCaaS. Anche chi non è storicamente un partner di Avaya o chi non appartiene al mondo delle telecomunicazioni può diventare un potenziale rivenditore di Avaya Cloud Office. L’unico requisito, precisa in conclusione Massimo Palermo, è che si tratti di realtà “disponibili a un cambiamento di mindset, disposte a soffermarsi su aspetti non meramente tecnologici, ma più ‘nobili’, legati ai processi di business del cliente”. L’imperativo è di uscire dalla propria comfort zone, nella quale magari si presidiano tecnologie on premise, perché questo oggi non è più garanzia di continuità. A fronte di un’esigenza di maggiore agilità delle aziende che nel cloud individuano una possibile leva abilitante, la domanda che i rivenditori tradizionali dovrebbero porsi è se i loro clienti andranno da loro a cercare la soluzione o si rivolgeranno altrove.