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Backup in cloud, ecco quanto è diffuso in Emea

Secondo lo studio diffuso da Barracuda Networks le aziende europee non approfittano abbastanza dei benefici del backup in cloud

Pubblicato il 08 Apr 2019

Concept di backup

Le aziende EMEA non approfittano abbastanza dei benefici del backup in cloud, continuando a fidarsi troppo dei fornitori di piattaforme per la protezione dei propri dati. Questo è ciò che emerge da uno studio di Barracuda Networks, fornitore di soluzioni cloud per la sicurezza e la protezione dei dati, che ha coinvolto 432 professionisti IT, manager e responsabili del backup e aveva l’obiettivo di esaminare l’atteggiamento delle aziende europee nei confronti del backup e del ripristino dei dati.
Le aziende moderne si riconoscono per la loro natura distribuita: non è quindi una sorpresa scoprire che la grande maggioranza degli intervistati afferma di dovere effettuare il backup di 1-5 siti. L’8% degli intervistati effettua il backup di oltre 26 siti. Ciò dimostra sia la quantità e complessità dei dati che gli amministratori dei backup devono gestire, sia il fatto che il supporto multisito sia essenziale per molte delle aziende alla ricerca di un fornitore di backup.

Si aggiunga a questa complessità l’estrema varietà di sistemi e software che le organizzazioni europee devono proteggere mediante il backup. I tipi di dati più citati sono le email (76%), i database (94%) e i dati applicativi proprietari (66%), mentre sul fronte delle infrastrutture è stato citato un gran numero di sistemi: Windows Servers, File Server, Linux Server, VMware, Hyper-V e Desktop/Laptop. Una buona visibilità sull’ambiente IT è importante per ogni amministratore dei backup e, di conseguenza, un unico fornitore fidato capace di supportare tutti i tipi di dati e sistemi è un’opzione vista con estremo favore.

Con una tale quantità di siti e sistemi da proteggere mediante backup, sembra che le organizzazioni EMEA non possano permettersi downtime o violazioni, ritenendo questo aspetto più importante dei costi e del supporto. Per quanto riguarda le funzioni, secondo gli intervistati la stabilità del prodotto è la caratteristica più importante, seguita dal ripristino file-based, la possibilità di proteggere tutte le componenti dell’ambiente IT (comprese quelle virtuali, fisiche e SaaS), il costo e il supporto tecnico.

D’altra parte, dato che la crescita del cloud non mostra segni di rallentamento, è interessante scoprire che la maggioranza delle aziende EMEA (64%) dichiara di non effettuare backup nel cloud. E solo il 57% degli intervistati pensa sia “importante” o “molto importante” essere in grado di replicare i backup tra siti o nel cloud.

Le buone pratiche suggeriscono che le organizzazioni dovrebbero effettuare i backup secondo la regola del 3-2-1: almeno tre copie in due diversi formati con una copia archiviata offline. Il malware, ransomware compreso, spesso attacca i server di backup e può diffondersi nei domini logici; pertanto, è vitale che le organizzazioni conservino una copia sicura e “isolata” dei propri dati per fini di disaster recovery. Per questo il cloud rappresenta una soluzione relativamente semplice; tra le organizzazioni che usano il cloud per il backup, il cloud privato è la scelta più popolare (32%).

Secondo gli uomini di Barracuda Networks, “è chiaro che le organizzazioni EMEA vivono un conflitto. Da un lato vogliono fare il backup di una grande varietà di dati e di sistemi distribuiti in più siti. Dall’altro, sono riluttanti a investire in soluzioni di backup nel cloud che potrebbero offrire un’alternativa economica, efficace e semplice per garantire sia la disponibilità sia la compliance. La risposta consiste nell’adottare soluzioni di cloud backup, che possono aiutare a seguire le buone pratiche di settore in tema di risk management”.

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