L’uso sempre più strutturale al business del cloud pubblico, la necessità di applicazioni distribuite e di accesso a dati dispersi geograficamente stanno cambiando per sempre il modo di utilizzare le reti. Lo conferma Andrea Bono, country manager BT in Italia, in occasione di un recente incontro con la stampa dedicato ai trend del networking e alle strategie dell’Operatore per rispondere alle esigenze del mercato.
Il networking evolve nella direzione della virtualizzazione, diventando programmabile in modo speculare a quanto sta accadendo nel mondo delle infrastrutture IT e della fruizione delle applicazioni aziendali: “Il primo trend è la necessità di supporto delle nuove esigenze di rete e sicurezza che accompagnano lo sviluppo del cloud – precisa il manager -. Il cloud cambia le necessità di connessione a livello geografico, richiede capacità oggi rintracciabili solo in reti software driven”.
Ulteriore impatto sulle reti lo hanno la mobilità e i cambiamenti organizzativi imposti dall’economia digitale, “cambiando le modalità della collaborazione in ‘cloud collaboration’, stimolando la domanda di piattaforme di unified collaboration rispetto a quelle di telefonia [motivo che ha spinto BT a stringere accordi con Microsoft e Cisco per offrire soluzioni aperte e disponibili a livello globale, ndr]”.
Un ulteriore trend segnalato da BT riguarda la domanda di sicurezza: “Gli attacchi segnano un trend di crescita – prosegue Bono -, più ci si muove sul fronte del cloud e delle reti software-defined e più l’azienda espone superfici d’attacco. Per ridurre il rischio serve personale specializzato impegnato 24 ore su 24, esigenza che ci ha portato a mettere a disposizione dei clienti i servizi e gli skill che avevamo sviluppato internamente a protezione della nostra rete”. Per offrire servizi di sicurezza e monitoraggio, BT dispone di una rete di 15 SOC (security operation center) e service hub operativi nelle 24 ore che offrono servizio a 1700 clienti a livello globale.
Tecnologie e servizi per il networking flessibile
La risposta di BT alle attuali esigenze di networking porta il nome di Dynamic Network Services (DyNS), programma in cui sono integrate componenti di virtualizzazione e di orchestrazione in grado di operare su hardware di Cisco e Nokia (partner tecnologici di BT), attraverso il linguaggio di modeling Yang. “L’uso della banda di rete è cresciuto del 30% nell’ultimo anno – spiega Keith Langridge, vp connected portfolio di BT Global Services – e questo determina le necessità di migliorare gestione e sicurezza”.
DyNS abilita le capacità SD-WAN (Software Defined WAN) e NFV (Network Functions Virtualization) “È un nuovo modo di fare networking, creando via software i servizi di cui si ha la necessità – precisa Langridge –, usando il portale, oppure sfruttando l’automazione attraverso le API, adattando dinamicamente le capacità di rete al variare delle esigenze”. NFV consente di implementare servizi, come routing e firewalling, sotto forma di moduli software che girano su hardware commerciale standard.
Le funzionalità di networking possono essere in questo modo virtualizzate e gestite più facilmente insieme ai comuni processi di IT management, come le installazioni software orchestrate da remoto, disaccoppiando gli eventuali aggiornamenti dell’hardware. Le capacità SD-WAN (Agile Connect il servizio BT) sono complementari a NFV e funzionali al controllo e alla gestione remota degli elementi della rete.
Affidando il controllo della rete a un software centralizzato, Agile Connect promette di rendere più efficace la gestione delle reti di aziende che hanno filiali sparse a livello geografico, poter gestire al meglio e in dettaglio il controllo delle policy, sia dal lato del network provider sia da quello delle applicazioni utente. I servizi DyNS sono stati sviluppati secondo i concetti di “cloud of clouds” già enunciati dall’Operatore inglese 6 anni fa e tradotti più recentemente con le soluzioni di network più adatte all’implementazione di logiche multicloud. Per rendere questo possibile, BT ha potenziato negli anni la propria infrastruttura basata sul Multiprotocol Label Switching (MPLS) e aumentato i POP (sono 4900 i point of presence di BT nel mondo in 180 Paesi del mondo).
“La rete dà la possibilità di accedere in modo diretto ai servizi cloud di una molteplicità di provider, dando ai clienti la libertà di scegliere il best of breed – precisa Langridge -. La stessa rete dà supporto globale anche ai servizi di telefonia PBX, di contact center e unified communication. Il numero e la vicinanza dei POP consente di ridurre l’uso di Internet all’ultimo miglio, avvalendosi di SD-WAN per garantire priorità, prestazioni e sicurezza alle applicazioni sull’intero collegamento”.
BT è oggi certa di avere l’infrastruttura adatta ad accompagnare i clienti nella transizione al cloud, “anche nel caso di aziende che usano il cloud ibrido per la coabitazione sicura tra mondo IT legacy e nuove applicazioni – spiega Marco Verzellino head of portfolio Italy -. Le connessioni veloci in fibra tra 250 data center [50 di BT e 200 di terze parti, ndr] della nostra rete MPLS ci permettono di avvicinare i cloud provider ai fruitori dei servizi, sfruttando algoritmi intelligenti per garantire il routing con le migliori prestazioni”.