L’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano ha evidenziato un andamento positivo nell’adozione del cloud che coinvolge in primis PA, sanità e manifatturiero dove quest’ultimo, dopo il rallentamento del 2020, torna a livelli pre-pandemia. Un segnale importante viene dal progressivo interesse verso l’Italia anche da parte di grandi gruppi internazionali e nazionali nell’investire e localizzare infrastrutture nel Paese. Come ricorda Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio, questo fenomeno aiuterà non solo le grandi imprese, ma anche le realtà territoriali ad accedere al cloud, migliorandone la comprensione. La localizzazione è utile anche per creare figure professionali, generando un volano di competenze che potranno diffondersi dall’offerta alle aziende utenti e alla stessa PA.
Il punto ora è definire su quali aree agire e quali azioni implementare per trarre vantaggio dalla situazione favorevole.
Il cloud per abilitare la comunicazione integrata superando l’ottica emergenziale
“Ci si poteva aspettare un picco di domanda nel cloud in coincidenza con la pandemia destinato ad attenuarsi; oggi assistiamo invece non solo al consolidamento, ma a un’ulteriore crescita – commenta Paolo Fortuna, South Europe Direct Touch Sales Director, Alcatel-Lucent Enterprise – Il dato più significativo deriva non tanto dalle statistiche delle licenze vendute, ma dall’uso reale di comunicazione unificata; le persone si sono abituate durante il lockdown a questi strumenti e continuano a usarli”.
Un altro elemento interessante che dimostra la volontà di superare la fase emergenziale è l’impiego del PaaS per rispondere all’esigenza di integrare la comunicazione nelle applicazioni esistenti e l’interesse delle imprese per un’adozione organica. Alcatel-Lucent risponde mettendo a disposizione una piattaforma aperta per consentire la comunicazione a persone e processi e intraprende un processo di adozione di Communication as a Service che può aiutare anche i settori finora più indietro nell’adozione del public cloud come la PA. “Per i vendor c’è però la necessità di competenze verticali per indirizzare le diverse tipologie di utenti e non limitarsi a efficientare applicazioni già esistenti ma stimolare l’adozione del cloud per creare processi e soluzioni nuovi”, aggiunge.
Silvana Suriano, Responsabile Sales Engineering, Avaya, enfatizza la necessità di migliorare la comunicazione delle aziende e del ruolo che può svolgere il cloud in questa direzione. “Le organizzazioni generano valore per i clienti attraverso nuovi servizi e prodotti ma soprattutto con la capacità di comunicare con i clienti e i dipendenti, fornendo una sensazione positiva di collaborazione; un concetto che si può estendere alla PA”, spiega, ricordando che alle soluzioni di comunicazione e collaborazione il cloud porta semplicità di implementazione e di adozione di nuovi strumenti tecnologici, garantendo maggiore compatibilità con i device esistenti. “L’adozione può diventare più veloce anche nella PA dove è presente un mondo eterogeneo”, sottolinea. Nella comunicazione verso i clienti, l’adozione di servizi di Contact Center as a Service, possono garantire velocità di implementazione senza la necessità di grandi infrastrutture on site che in passato frenava le PMI.
Verso un cloud che parli il linguaggio del business
Massimo Ippoliti, Vice President, Chief Technology & Innovation Officer, Capgemini, lamenta una visione ancora troppo tecnologica del cloud e una scarsa attenzione al suo impatto business. “Certo sappiamo che con il cloud siamo più agili a fornire nuovi servizi e ridurre il time-to-market – afferma – Tuttavia andrebbe analizzato meglio l’impatto del cloud sui nuovi modelli di business abilitati anche nelle sue dimensioni organizzative”. Per farlo entrano in gioco i dati o meglio i data ecosystem, generalmente presenti nei nuovi modelli di business abilitati dal cloud. È quanto emerge dalla ricerca “Data sharing master”, realizzata dal Cap Gemini Research Institute, che ha analizzato i data ecosystem, ossia diverse tipologie di partnership adottate per trarre valore dai dati e dalla loro composizione. “Delle quattro tipologie identificate, i più interessanti sono gli ecosistemi di dati collaborativi, quelli che di fatto traggono maggior vantaggio dal cloud”, spiega. Aziende di diversi settori che servono lo stesso cliente o lo stesso mercato, condividono i dati per costruire, comporre, veicolare i servizi, generando un importante vantaggio, grazie alla capacità di generare risultati significativi in termini di fatturato e risultare poco imitabili. Il cloud si rivela un abilitatore fondamentale (non sufficiente ma necessario) sia per condividere i dati sia per gestirli grazie alle piattaforme di servizi.
“Vediamo clienti molto consapevoli e pronti ad affrontare la trasformazione cloud – sostiene Eugenio Barozzi, Public Cloud Sales, IBM – Le organizzazioni ci stanno guidando in modo deciso, sulla base di esigenze specifiche di business, talvolta dettate dall’esterno, come la compliance nel finance”. In questo caso la richiesta è di aiuto nel percorso verso il cloud, rispettando la compliance, riducendo i rischi, garantendo la massima sicurezza. Per rispettare le diverse esigenze settoriali, IBM ha creato framework dedicati per le diverse tipologie di industria per indirizzare queste tematiche. “Tutti i cloud provider forniscono servizi analoghi ma il valore fornito consiste nella capacità di accompagnare il cliente nella trasformazione grazie alle regole definite”, sottolinea.
Ci sono dunque tutte le condizioni per il sorpasso, come indica il titolo del convegno di presentazione del report 2021, anche sulla spinta della pandemia che, dopo aver frenato sugli investimenti strutturali a favore dell’emergenza, ha aumentato al tempo stesso la consapevolezza del ruolo del cloud. Persino le PMI, le più refrattarie al cloud, hanno manifestato tassi di crescita quasi doppi rispetto alle grandi imprese, mentre gli investimenti previsti dal PNRR indicano la rilevanza fondamentale attribuita all’adozione del cloud nella Pa per la resilienza del Paese.