Un mercato in crescita a doppia cifra fa gola a molti. E quando si parla di cloud – un po’ la moda, un po’ l’idea di andare verso una nuova Eldorado, un po’ la sensazione che sia veramente un modello in grado di fare la differenza – ecco che le startup si accendono come lampadine.
L’Osservatorio Cloud & ICT as Service, insieme all’Osservatorio Startup Digitali e Polihub (l’incubatore del Politecnico di Milano), ha valutato 248 iniziative cloud in Italia. Iniziative che si possono distinguere 2 grandi categorie: le startup cloud-based e i cloud provider.
Le prime sono quelle startup che utilizzano servizi cloud. Il Cloud consente loro di razionalizzare gli investimenti IT e velocizzare le successive fasi di crescita, oltre che ridurre gli oneri e le complessità legati all’IT, dando così maggior rilevanza al core business.
I Cloud Provider, sono invece aziende nate con lo scopo di offrire sul mercato soluzioni as a Service. Rispetto ai grandi provider rivolgono la propria offerta a specifici target di clienti, sia in ambito B2B (in particolare soluzioni customizzate o verticali su ambiti applicativi specifici) che B2C (in genere soluzioni di storage o applicativi per semplificare l’accesso ai documenti).
Le startup, quindi, si fanno portatrici di innovazione sia operando all’interno del mercato cloud come fornitori sia usando esse stesse le soluzioni cloud, che permettono loro di crescere rapidamente, senza l’assillo delle soluzioni on-premise.
Lo scenario in Italia
Dalle analisi dell’Osservatorio e di Polihub, emerge che il 16% delle startup analizzate opera in ambito cloud e ha ottenuto finanziamenti a partire da 30mila euro negli ultimi 2 anni.
In particolare, queste le principali evidenze che sono emerse dall’analisi:
- il 70% delle startup è Cloud-based, mentre il restante 30% offre servizi Cloud;
- il 40% opera in ambito esclusivamente B2c mentre il 60% comprende startup sia esclusivamente B2b che B2c/B2b;
- la maggior parte delle startup offre i propri servizi in ambito SaaS (85%), il restante 15% PaaS e IaaS;
- ll 45% di esse ha ottenuto un finanziamento da parte di un Venture Capitalist, il 25% da parte di un Incubatore, il 15% da parte di un Finanziamento industriale, il 10% da un Business Angel o una Family Office, il restante 5% delle startup ha ricevuto un finanziamento la cui origine è sconosciuta;
- nel 65% dei casi la startup è stata fondata da un imprenditore con profilo manageriale, mentre nel restante 35% dei casi l’imprenditore ha un profilo tecnico;
- per il 55% dei casi l’età del fondatore è compresa tra i 30 e i 40 anni, nel 40% dei casi è inferiore a 30 anni, il restante 5% è superiore ai 40 anni;
- la maggioranza delle startup finanziate ha sede in Lombardia (30%), seguita da Lazio, Sicilia, Emilia-Romagna e Calabria; le restanti sono ugualmente distribuite tra le altre regioni d’Italia.