Analisi

Cloud, il nuovo ruolo del sistema informativo

Il problema reale di molte imprese non è tanto se adottare il cloud, ma come rendere efficiente un sistema informativo composto da soluzioni interne e pubbliche che devono parlare fra loro. L’analisi dell’Osservatorio Cloud & ICT as Service lungo tre direttrici fondamentali: il percorso infrastrutturale, applicativo e client

Pubblicato il 12 Nov 2013

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L’onda del cloud è inarrestabile. Anche in Italia, che storicamente non eccelle nell’adozione dell’IT, il mercato cloud cresce a doppia cifra.

Per i CIO il problema non è tanto se adottare il cloud in azienda, ma come integrare il cloud all’interno di un sistema informativo già operativo, che risolve determinate esigenze e che va rivisto alla luce delle nuove tecnologie.

Per le start-up o le nuove imprese paradossalmente il percorso è più semplice e si può già ipotizzare di realizzare da zero un sistema informativo “in cloud”, ma per chi ha già alle spalle importanti installazioni on premise, rimettere tutto in discussione non è banale e non vale neanche la pena.

In realtà, il tema chiave è capire come far parlare il sistema informativo tradizionale con il mondo cloud per far convergere questi percorsi in una visione d’insieme consistente.

Per farlo, l’Osservatorio Cloud & ICT as Service ha coniato il termine “Cloud Journey” che analizza le tre componenti logiche di un sistema informativo (infrastruttura, patrimonio applicativo, gestione dei client) per capire come si sono mosse le imprese italiane.

Le tre direttrici di evoluzione del sistema informativo (fonte: Osservatorio Cloud & ICT as a Service - School of Management Politecnico di Milano)

Percorso infrastrutturale
Da alcuni anni le imprese le imprese italiane sono impegnate in un progressivo abbandono dei server tradizionali (presenti oggi solo nel 23% delle organizzazioni del campione dell’Osservatorio) e passa verso logiche di virtualizzazione (37%), razionalizzazione (32%) e automazione (8%). Quest’ultimo passo, che appare ancora oggi il più difficile, è quello che permette di realizzare un vero e proprio Private cloud infrastrutturale.

Questo percorso, seppur interno, non è però privo di ostacoli, come emerge dall’analisi del campione e dal confronto con i CIO: occorre innanzitutto introdurre una visione architetturale dell’infrastruttura, per poterla razionalizzare e guidare; occorre poi cambiare le skill e il ruolo delle risorse della parte sistemi, introducendo logiche di processo e standardizzazione di non facile accettazione. Tutto ciò richiede una Governance più prescrittiva da parte della Direzione IT.

Un percorso più semplice sembra quello del Public IaaS, oggi perseguito nel 13% dei casi, che presenta benefici evidenti:

  • variabilizzazione costi
  • disponibilità di una elevata elasticità a fronte di una domanda non prevedibile o molto discontinua
  • miglioramento delle performance

Secondo gli analisi dell’Osservatorio, le barriere, legate al controllo e alla sicurezza sui dati, sono superabili soprattutto se si portano avanti iniziative locali o su tematiche non core (es. sistemi di testing e di sviluppo, sistemi di staging, backup, …).


Percorso applicativo
Negli ultimi anni le architetture si sono evolute principalmente lungo due vie:

  • la prima via prevede un importante lavoro nel back-end per la creazione di architetture orientate ai servizi (oggi presenti nel 16% delle aziende del campione)
  • la seconda prevede l’integrazione delle interfacce utente basata sulla progressiva portalizzazione delle applicazioni (20%).

Nei restanti casi del campione non è ancora stata affrontata, o viene ritardata, una visione architetturale più prospettica e sistemica: tant’è che la maggior parte dei casi analizzati vede ancora prevalere un’architettura a silos applicativi isolati (25%) o integrati ad hoc (39%).

In questo contesto il SaaS può essere visto come una scorciatoia, che i CIO intervistati segnalano essere potenzialmente insidiosa, in quanto l’integrazione con il proprio sistema informativo è fondamentale e non è sempre di semplice attuazione.

Anche qui la frattura è piuttosto netta, fra chi utilizza SaaS in maniera episodica e debolmente integrata (27% del campione) e chi è riuscito a far convergere questi due mondi passando per l’integrazione a livello di front-end (6%) o a livello di back-end (10%), appoggiandosi in questo caso anche a soluzioni di integrazioni esterne (iPaaS).


Percorso client
Sul fronte della gestione dei device si sta assistendo a un rapido percorso di centralizzazione e standardizzazione. Mentre ancora il 41% delle aziende del campione presenta una gestione tradizionale, si nota una forte accelerazione del fenomeno e un rapido incremento di progetti di centralizzazione e automazione della gestione.

Questo passo abilita all’interno dell’azienda una logica di BYOD (Bring Your Own Device), oggi trainata e richiesta a gran voce dagli utenti interni, soprattutto dal management.

Di fronte alla spinta sempre più pressante lanciata della consumerizzazione dell’ICT, le aziende non possono che attrezzarsi per arrivare a una gestione evoluta dei device che, se finora ha ancora poca diffusione (4%), è nell’agenda di moltissimi CIO e spesso fra i primi posti.

Anche in questo caso la gestione di un Sistema Informativo Ibrido porta l’azienda a dover gestire, con le dovute policy di sicurezza e controllo, un insieme estremamente ampio di device e sistemi operativi, che pur essendo esterni entrano a pieno diritto nel perimetro del sistema informativo aziendale.


Il “Cloud journey” delle imprese italiane
Guardando alle percentuali di avanzamento lungo questi 3 percorsi e, approfondendo la tematica tramite l’analisi dei casi, emerge come sia presente oggi un forte scollamento fra due categorie di aziende.

Chi ha portato un percorso progressivo di evoluzione della propria architettura (applicativa e infrastrutturale), un’evoluzione delle competenze interne verso nuovi ruoli di e ha intrapreso un confronto interno sulle tematiche della sicurezza e della privacy vede oggi nel Cloud un formidabile alleato per semplificare la gestione dell’operatività e portare innovazione senza forti investimenti.

Queste aziende integrano il Cloud con il proprio Sistema Informativo, che a tutti gli effetti è diventato Ibrido, e stanno ottenendo importanti successi, forti risparmi e un’accelerazione nel cambiamento di ruolo della direzione ICT verso un maggiore impatto strategico.

Per contro altre aziende sono ancora ferme, impegnate nella risoluzione di storici problemi architetturali, nello sciogliere dubbi su sicurezza e privacy, nell’affermare un ruolo centrale della direzione ICT nei confronti delle spinte autonome delle Line of Business, che vedono nel Cloud la possibilità di “sorpassare” l’IT interno, “bypassandolo” in una relazione diretta con i fornitori di servizi.

In queste aziende – concludono gli analisti dell’Osservatorio – il Cloud viene affrontato con scetticismo ed è quasi percepito come una minaccia: poiché non si è ancora pronti a gestirlo con maturità e consapevolezza, la questione viene rimandata e al più si vede il Cloud come una risposta puramente tattica.

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