Il mercato del Cloud in Italia atteso nel 2015 è stimabile attorno a 1,51 miliardi di euro, con una crescita complessiva del 25%. È quanto risulta dai dati della quinta edizione dell’Osservatorio Cloud & Ict as a Service della School of Management del Politecnico di Milano. La Ricerca evidenzia poi che il cloud è ormai percepito come importante abilitatore della trasformazione in atto e sottolinea come vi siano differenti approcci con cui le aziende introducono questo modello. E questo emerge in modo distinto da quanto rilevato durante l’analisi condotta sul campione di 79 Grandi Imprese coinvolte nella ricerca, dato che ambienti non integrati e progetti pilota stanno lasciando spazio a progettualità mature, caratterizzate da un approccio sistemico, derivante da un aumento di consapevolezza da parte delle Direzioni IT dell’importanza della definizione di una roadmap strategica che coinvolga tecnologie, competenze e processi.
Focalizzandosi sugli aspetti tecnologici, emerge come la Cloud Journey debba essere definita per indirizzare sia aspetti infrastrutturali sia quelli legati all’architettura applicativa.
In particolare, in figura 4 vengono riportati i dati relativi alla diffusione delle tecnologie infrastrutturali rilevata nelle aziende, dove emerge come, accanto a infrastrutture tradizionali, presenti nella quasi totalità delle aziende (97,5%), vengano utilizzate ormai in maniera diffusa sia soluzioni ingegnerizzate e automatizzate (38%) sia servizi fruiti in modalità as-a-Service (17,7%).
Il dato più interessante, però, è sicuramente quello relativo alle infrastrutture ibride, in quanto circa l’8% delle aziende coinvolte segnala iniziative di Hybrid Cloud infrastrutturale, in particolare in ambito Backup, Disaster recovey e per la gestione di carichi di lavoro estemporanei quali ambienti di sviluppo e test e cloud bursting.
Viene confermata, quindi, la tendenza delle aziende verso un Sistema Informativo ibrido, che prevede un percorso interno di evoluzione della propria architettura infrastrutturale finalizzato all’integrazione e all’orchestrazione di infrastrutture automatizzate on-premise, sistemi ingegnerizzati e molteplici Cloud Pubblici. In questo modo è possibile ottenere tutti i benefici derivanti dalla semplificazione della gestione infrastrutturale, abilitando modalità agili di sviluppo e rilascio degli applicativi che avvicinino il mondo dei sistemi con quello dello sviluppo applicativo.
Ed infatti non sono solo le infrastrutture informatiche a evolvere all’interno delle aziende che vedono nelle tecnologie Ict la possibilità di creare valore e differenziale competitivo, ma soprattutto si osserva un cambiamento a livello di portafoglio applicativo, che rappresenta l’area It che più contribuisce alla generazione di valore e differenziale competitivo.
I dati raccolti mostrano, infatti, una crescita del mercato Cloud per quanto riguarda i servizi applicativi (+40%). E se questo da un lato porta alla possibilità di accedere velocemente a un numero sempre crescente di funzionalità specializzate per gli specifici ambiti, dall’altro le aziende corrono il rischio di non riuscire ad avere una visione complessiva della propria architettura applicativa, che, se non adeguatamente controllata, potrebbe trasformarsi in una molteplicità di isole verticalizzate separate le une dalle altre in un Sistema Informativo “disintegrato”.
Risulta evidente, quindi, come anche a livello applicativo sia necessario sviluppare strategie di integrazione che valorizzino la possibilità di collegare tra loro le differenti funzionalità verticali messe a disposizione dai singoli applicativi, cloud o on-premise, al fine di comporre un Sistema Informativo solido e coerente, ma che al contempo permetta un’agile sostituzione dei suoi singoli elementi costitutivi.
Anche sotto questo aspetto l’Osservatorio Cloud & Ict as a Service rileva differenze nella maturità delle aziende analizzate non tanto nella diffusione di soluzioni applicative cloud, ma nel percorso verso il Cloud Ibrido (figura 5).
Dall’analisi della tipologia di integrazione emerge un approccio attendista, poiché si evidenzia come il 35,7% delle imprese utilizzi SaaS non integrato o sperimenti integrazioni solo per specifici progetti pilota nel 31,4%. Ci sono poi aziende che invece stanno già utilizzando in modo diffuso integrazioni ad-hoc o di front-end (24,3%), e infine un 8,6% di imprese ormai mature e che hanno sviluppato un approccio strategico all’integrazione applicativa, integrando servizi cloud con applicazioni on-premise in modo strutturato. L’analisi approfondita di questi casi aziendali mostra in particolare come si tratti di imprese che negli scorsi anni hanno sviluppato un’architettura applicativa interna orientata ai servizi, che adesso sfruttano per poter connettere applicazioni on-premise e servizi cloud esposti grazie anche alla sempre maggior diffusione di cloud-API all’interno dei prodotti SaaS.
La visione a tendere è quella in cui le aziende si troveranno a passare da grandi suite applicative on-premise, personalizzabili talvolta solo con effort molto rilevanti, a un modello sempre più vicino al concetto di marketplace self-service, in cui i singoli utenti potranno comporre i propri applicativi approvvigionandosi di funzionalità estremamente verticali, non personalizzabili, ma integrabili tra loro anche in ottica di processo.
In generale si rileva come queste esigenze emergenti siano già state in parte recepite dal mercato dell’offerta in termini di prodotti e servizi e di dinamiche interne alla filiera cloud. Infatti, se da un lato si osserva un consolidamento e una concentrazione in relazione alle tematiche infrastrutturali di Cloud Enabling Infrastructure, dall’altro si assiste a una propensione sempre maggiore verso l’interoperabilità e l’integrazione dei sistemi, per esempio con l’adozione di standard architetturali open o mediante l’esposizione di un numero sempre maggiore di servizi mediante cloud-API.
*Stefano Mainetti è Direttore dell’Osservatorio Cloud & Ict as a Service