Il mondo sta andando in una direzione in cui si attinge a servizi sia dal cloud pubblico sia dal cloud privato. Ci sono delle caratterizzazioni nel cloud pubblico che fanno propendere per questo tipo di soluzione, ma quando è preferibile scegliere una soluzione piuttosto che un’altra? In questo articolo sintetizziamo i motivi per i quali un’azienda potrebbe considerare di andare in una direzione piuttosto che in un’altra.
I punti di forza del cloud pubblico
In linea generale, il cloud pubblico presenta costi più bassi e, soprattutto, permette un utilizzo delle risorse in funzione delle esigenze del momento. L’azienda può quindi aumentare o ridurre le risorse in uso per indirizzare una tematica di riduzione dei costi. Un altro tema molto importante quando si parla di cloud pubblico è quello dell’agilità. Il cloud pubblico è probabilmente quello con il deployment di ambienti e applicazioni più semplice e veloce: le risorse pronte per essere utilizzate rispetto a un ambiente dedicato basato su risorse provenienti da un cloud privato. Quindi, in estrema sintesi, i tre elementi caratterizzanti del cloud pubblico sono:
- costi e competitività, perché di fatto si utilizzano piattaforme shared;
- elasticità, ovvero la possibilità di utilizzare le risorse in funzione dell’utilizzo del momento;
- agilità, ossia la possibilità anche per piccole aziende di effettuare un’implementazione rapida di nuovi sistemi e nuove applicazioni, basati su piattaforme condivise e immediatamente disponibili.
Cloud privato, quando è una buona scelta
Le aziende che scelgono un cloud privato hanno bisogno di certezze in termini di performance. Quando si parla di cloud privato ci si riferisce chiaramente a risorse private e non condivise tra più utenti; peculiarità che dà certezza ai clienti finali per quanto riguarda le performance. Con il cloud privato l’azienda ha inoltre la possibilità di trasferire le licenze che utilizzava on premise, garantendosi un ritorno dall’investimento fatto per l’acquisto delle licenze stesse.
Un altro elemento differenziante quando si parla di cloud privato è ovviamente la personalizzazione, che è basata sulla specifica richiesta del cliente. Nel cloud privato, l’ambiente viene disegnato ad hoc anziché basarsi su disegni industrializzati.
Hybrid cloud, l’intersezione tra cloud pubblico e cloud privato
L’intersezione tra il cloud pubblico e il cloud privato crea quello che viene denominato hybrid cloud. Questo terzo modello richiede uno sforzo notevole da parte dell’azienda poiché essa è costretta a integrare due mondi diversi. In questo contesto, avvalersi di un’azienda esterna con un solido know-how può rappresentare una buona soluzione. Abbiamo chiesto a Luigi Capuano, Head of Hybrid Cloud & MS Offering di WESTPOLE, di spiegarci quali sono i servizi che offre la sua azienda in questo specifico contesto.
Le soluzioni di WESTPOLE
WESTPOLE si pone come player di riferimento per svolgere le attività di integrazione e di governo nel corso del tempo a effettuare management di un ambiente che abbraccia sia il cloud pubblico che il cloud privato. I data center di riferimento sono due, uno a Roma e uno Milano, e da entrambi si fanno pubblicazioni infrastrutturali del classico mondo x86 e anche di infrastrutture più di nicchia legate a tecnologie del mondo IBM Power.
“Uno dei nostri elementi differenzianti è il posizionamento in tecnologie di nicchia per via di una partnership consolidata con IBM, che ci permette di avere le competenze necessarie per fornire questo tipo di soluzioni. Obiettivo di WESTPOLE è quello di governare l’eterogeneità che i clienti si trovano a dover gestire in funzione dei vari workload”, ha dichiarato Capuano. “Che cosa significa eterogeneità? Significa che le infrastrutture potrebbero essere pubblicate da WESTPOLE nei propri datacenter, ma che il cliente nel tempo potrebbe aver utilizzato dei cloud pubblici, tipo Google Cloud o Amazon web services. A questo punto si presenta una complessità di gestione molto significativa e lo staff interno potrebbe non avere le competenze necessarie per gestire i vari ambienti. È qui che WESTPOLE si affianca al cliente e lo aiuta a gestire la complessità”.
WESTPOLE e il modello ibrido
WESTPOLE ha abbracciato il modello del cloud ibrido. “Vediamo naturale che i clienti abbiano distribuito le applicazioni e i carichi di lavoro in ragione delle loro specificità. Ci sono clienti che hanno spostato in cloud alcuni applicativi di produttività personale, come ad esempio quelle di collaboration come Cisco Webex Teams, e hanno quindi la necessità di un player che abbia il know how per gestire questo tipo di complessità. Ci può anche essere un cliente che ha necessità di una soluzione per far convergere le informazioni del mondo IOT all’interno del cloud pubblico affinché questi dati siano elaborati con algoritmi di machine learning o di AI per poi essere successivamente presentati al fine di ottenere delle informazioni. C’è poi il cliente che utilizza il datacenter di WESTPOLE per un cloud privato, quindi una soluzione dedicata che assicura le risorse, e quello che sfrutta il cloud pubblico per una soluzione basata su un’architettura standard che fa riferimento a delle virtual machine, oppure ancora quello che sta usando il datacenter di WESTPOLE per soluzioni basate su microservizi come container”.
WESTPOLE tende a differenziarsi dai competitor. “I nostri clienti hanno con noi un rapporto diretto e organizzato; eroghiamo un servizio rapido e flessibile in base alle esigenze di continuità del servizio stesso. Quando un end user si rivolge a un fornitore cloud, come ad esempio Amazon, si scontra con tutta una serie di livelli di complessità che riguardano soprattutto la gestione dei ticket e i conseguenti ritardi. Obiettivo di WESTPOLE è instaurare con i clienti finali un rapporto diretto basato sulla soddisfazione per la gestione del servizio.