All’ interno delle aziende, oggi, esistono sistemi informativi complessi che, tuttavia, risultano stabili e affidabili. In un contesto di mercato in cui le parole d’ordine sembrano però essere flessibilità e dinamismo, questo non basta più. Lo scenario tipico di un data center, presenta strutture eterogenee, spesso caratterizzate da sistemi legacy, e in genere da una complessità che assorbe circa l’80% delle risorse per il mantenimento (governance) dell’esistente, lasciando relativo spazio (il 20% circa in media) a progetti di business innovation tramite l’Ict. Quale strada percorrere allora verso un nuovo modello in cui le percentuali di stabilità/immobilismo e flessibilità/dinamicità si possano riequilibrare, aprendo la strada a nuovi modelli soprattutto di private e hybrid cloud? Se ne è parlato nel corso di un recente incontro organizzato da ZeroUno in collaborazione con Bt e Cisco e la partecipazione di NetConsulting. Un incontro che ha consentito, tra l’altro, di aprire ai partecipanti le porte del data center di Bt (ex i-Net) di Settimo Milanese, sede dove la società offre servizi It in cloud per le aziende.
Tre linee di sviluppo dei sistemi informativi
“Le linee guida dell’evoluzione dei sistemi informativi e delle relative architetture sono definite sulla base di tre assi prioritari che caratterizzano i modelli di riferimento: il miglioramento delle performance tecniche ed economiche; l’orientamento a sistemi e tecnologie aperte (verso la standardizzazione); la flessibilità e il dinamismo operativo”, spiega Riccardo Zanchi, partner NetConsulting durante la presentazione iniziale con cui l’analista ha delineato il quadro e il contesto di riferimento italiano. E in questa prospettiva il cloud offre delle opportunità reali ma, sottolinea Zanchi, “in questo momento il cloud rappresenta ancora una via per la ricerca dell’efficienza dei sistemi It; sembra ancora distante la strada verso l’efficacia nei confronti del business”.
Il perché è presto detto: “La strada verso la flessibilizzazione dei servizi It è tortuosa, richiede vari step evolutivi e importanti scelte di ridisegno non solo architetturale ma anche dei processi di business e dell’organizzazione (quella It in primis). Inoltre, non esistono regole valide per tutte le imprese, né una meta uguale per tutti; ogni azienda ha specificità ed esigenze diverse ed è proprio in base a queste che identifica il proprio percorso”, osserva Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno e chairman dell’evento, chiedendo ai partecipanti quali sono le loro riflessioni in merito.
“L’importante è che l’It riesca a comprendere bene il business della propria azienda (qual è il mercato in cui opera e come si muove in tale contesto; qual è il go to market dell’azienda e quali sono i processi organizzativi ed operativi; come lavorano gli utenti e quali sono le loro esigenze; quali esigenze e quali obiettivi determinano la strategia di business) – interviene Luca Bruschi, responsabile Marketing Enterprise di Bt Italia. “La via migliore per capire quale percorso intraprendere, dovrebbe essere quella dell’assessment operativo dell’ambiente It. Un’analisi di dettaglio, dunque, non solo delle caratteristiche tecnico-funzionali dell’ambiente tecnologico, ma anche delle caratteristiche operative delle applicazioni, dalla quale ricavare poi le giuste informazioni per identificare il percorso di cambiamento del sistema informativo”.
Partire cioè da una vista business per “disegnare” la propria “cloud revolution”. “Il cloud è certamente una rivoluzione – osserva Bruschi – ma non è così veloce come appare (almeno non nel mondo enterprise); la vera flessibilità It si raggiungerà quando le applicazioni saranno davvero indipendenti dall’hardware sottostante, e oggi siamo ancora molto lontani da questo scenario”.
“Pensare oggi di trasferire l’intera infrastruttura hardware e software in ambienti cloud è estremamente improbabile – sottolinea Bruschi –, per due ragioni: da un lato, la tecnologia non è ancora pronta (è certamente matura ma sono ancora moltissimi i passi da fare per raggiungere quei livelli di automazione, self provisioning, allocazione dinamica delle risorse, multitenancy, ecc. che dovrebbero caratterizzare un ambiente cloud); dall’altro, la normativa è ancora carente ed esistono concreti problemi di sicurezza e compliance”.
Efficientamento tecnologico
“Non dimentichiamo che quando parliamo di cloud – in
terviene Luca Mattii, Data Center Solution Sales broadcaster & Telco di Cisco – parliamo necessariamente di eccellenza tecnologica, di strumenti abilitanti quei concetti di flessibilità, dinamicità e velocità, migliore time to market. È inevitabile, quindi, che per rendere applicabili e realizzabili tali concetti, serva necessariamente un percorso di efficientamento tecnologico”.
Come emerso più volte nel corso dell’incontro, la ricerca dell’efficacia passa da differenti step di efficienza, identificabili, per esempio, in un percorso verso il private cloud; l’approccio è, come sempre, graduale e parte dal consolidamento dell’hardware e la virtualizzazione (server e storage), salendo via via verso la standardizzazione delle infrastrutture, l’automazione dei processi, la graduale apertura verso ambienti di public cloud, lavorando sull’integrazione e salendo via via fino allo strato applicativo (con consolidamento e standardizzazione delle applicazioni e loro migrazione in ambienti cloud).
Quest’ultimo aspetto ha però sollevato alcune perplessità nei partecipanti alla tavola rotonda. “La standardizzazione delle applicazioni potrebbe impattare in modo negativo sui processi – osserva, per esempio, Roberto Contessa, Ict manager di Fratelli Branca Distillerie (a sinistra)-. Per molte aziende italiane la customizzazione applicativa ha rappresentato un valore aggiunto a livello competitivo; e per molte realtà è ancora così”.
Condivide la visione del collega, Paolo Sassi, Cio di Artsana (a destra), che però sottolinea come l’elemento di riduzione dei costi spinga poi le aziende a compiere anche importanti scelte di razionalizzazione e standardizzazione. Sulle opportunità del cloud, Sassi aggiunge: “vedo il cloud come uno strumento di innovazione; grazie alla tempestività e alla possibilità di sfruttare risorse solo per il tempo necessario, le aziende possono abilitare, in modo tattico, nuovi scenari all’interno dei quali sperimentare e avviare progetti pilota, facendo poi tutte le valutazioni strategiche necessarie. Fondamentale però, è la capacità di controllo dell’It”.
“Non vediamo come trend la standardizzazione dei processi – risponde e conclude Mattii -. Ciò che vediamo nel lungo periodo è la migrazione delle applicazioni core in ambienti cloud ma questo non significa affatto perdere le logiche di business in esse contenute. Certo, sarà sempre più fondamentale imparare a fare una efficiente (ed efficace) governance It”.
Il mantenimento del controllo applicativo (cioè del loro livello di servizio in funzione dei business requirement) e la governance di processo saranno, dunque, le vere nuove “responsabilità” dell’It, con impatti importanti sulla struttura del dipartimento It (skill, responsabilità e ruoli) che dovrà passare dalla ricerca di efficienza alla capacità di dare risposte efficaci e di valore al business.
I protagonisti dell’evento ZeroUno
Questi i nominativi dei manager che hanno partecipato all’Executive Lunch di ZeroUno:
• Luca Bruschi, responsabile Marketing Enterprise di Bt Italia
• Italo Candusso, Ict manager di Bomi Italia
• Roberto Contessa, Ict manager di Fratelli Branca distillerie
• Diego Dematte’, It director di STMicroelectronics
• Renato Gaggia, It manager di Cartorama
• Stefania Groppo, del reparto assistenza tecnico-sistemistica del CSI – Consorzio Sistema Informativo piemontese
• Luigi Maisto, responsabile It settore sistemi di Banca Popolare di Milano
• Andrea Mattasoglio, dirigente acquisti di Cilea
• Luca Mattii, data center solution sales broadcaster & telco Cisco
• Roberto Perolfi, It manager di Banca Popolare di Milano
• Paolo Sassi, Cio di Artsana
• Flavio Tavarnelli, responsabile area rete e telefonia di Irccs Humanitas