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Cloud (r)evolution: il tempo della consapevolezza

Il convegno con questo titolo, organizzato dall’Osservatorio Cloud transformation del Politecnico di Milano, certifica la nuova fase. La buona notizia è che oltre metà delle applicazioni delle grandi imprese italiane analizzate è su cloud; la cattiva notizia che la maggior parte delle organizzazioni continua a gestire il paradigma “as a service” con le stesse logiche con cui gestiva i data center on premise. Per perseguire obiettivi prioritari quali agilità, innovazione, velocità, sicurezza, le organizzazioni dovrebbero invece mettere mano ai modelli di gestione e di governance

Pubblicato il 18 Ott 2023

Contact center in cloud

Dopo un periodo di riflessione dovuta a una situazione esterna complessa, la cloud transformation entra in una nuova fase, quella della consapevolezza. Il giro di boa c’è stato: il 51% delle applicazioni delle aziende del panel dell’Osservatorio Cloud Transformation, costituito soprattutto da grandi aziende, è in cloud. Il dato quantitativo non dice però come il nuovo modello venga davvero utilizzato, aspetto che andremo ad approfondire sulla base delle analisi dell’Osservatorio.

Parlano i numeri

Venendo al dettaglio dei dati, nel 2023 il mercato cloud italiano raggiungerà 5,51 miliardi di euro, con una crescita del 19%, smentendo i timori di una battuta di arresto connessa alla complessa situazione geopolitica, alla crisi energetica e al conseguente aumento dell’inflazione. “La spesa in cloud delle grandi imprese non ha subito rallentamenti nonostante l’inflazione, anche grazie alla precedente allocazione dei budget delle grandi imprese su progetti strategici pluriennali, caratterizzati da contratti a tariffe bloccate, che ha contribuito a mitigare gli effetti del rialzo dei prezzi sull’anno in corso”, precisa Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Cloud Transformation, che evidenzia gli ingenti investimenti dei grandi cloud provider nel mercato italiano dei data center quale importante indicatore delle aspettative di una domanda in ulteriore aumento.

A trainare la crescita sono i servizi infrastrutturali (IaaS) che raggiungono i 1,511 miliardi di euro (+29% sul 2022), aggiudicandosi il 41% del mercato e uguagliano la quota detenuta dai servizi software (SaaS), storicamente i più diffusi, cresciuti del 19%. I servizi PaaS evidenziano a loro volta una dinamica interessante, con una crescita del 27%, pur contribuendo a una quota più ridotta (18%).

Le grandi imprese assorbono l’87% del mercato ma anche le PMI manifestano una notevole dinamica (+34% rispetto all’anno scorso). Nel 2023 il 64% delle Pmi ha almeno un’applicazione cloud, in gran parte di tipo SaaS, a fronte del 42% nel 2020.

Applicazioni: dal lift & shift al cloud native

Fra le applicazioni delle imprese analizzate dall’Osservatorio non ancora in cloud, solo il 12% è on premise mentre il restante 37% risiede in un data center proprietario off-premise. Il parco applicativo in cloud si appoggia per l’89% su un’infrastruttura ibrida e per il 51% si basa su multicloud, con un incremento rispettivamente di 15 e 17 punti rispetto al 2022. Il 48% delle imprese che adottano il multicloud si limitano a integrare i servizi pubblici di provider diversi, mentre nel 49% orchestrano i servizi di diversi provider per spostare facilmente i carichi elaborativi.

Le aziende del panel sembrano pienamente consapevoli dei benefici, in termini di agilità (91%), innovazione (87%), velocità di risposta al mercato (69%), accresciuto livello di produttività (66%). Il 60% apprezza infine i benefici del cloud in termini di sicurezza. “Si sfata così un pregiudizio verso il cloud anche per la gestione dati sensibili” commenta Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation, che evidenzia la fine di un altro mito: solo il 19% apprezza il cloud per il contributo alla riduzione dei costi. Come vedremo anche in seguito, la gestione dei costi rappresenta un elemento di criticità per il pieno utilizzo delle potenzialità della nuvola.

Il cloud viene indubbiamente considerato un fattore abilitante, anche grazie alla leva delle nuove tecnologie, per l’adozione di nuove modalità e di un nuovo modo di lavorare. L’approccio lift & shift che si limita a spostare le applicazioni lasciandole invariate riguarda ormai solo il 28% delle organizzazioni, mentre il 37% sceglie la logica repurchase/replace e il 35% la modernizzazione applicativa. Aumentano di 11 punti le applicazioni cloud native con l’adozione di architetture a microservizi, approcci continuus integration/delivery, l’uso di container e della container orchestration, dell’automated provisioning.

Tuttavia, il ricorso al cloud native è frenato dal timore di ricadute sul business, derivanti dalla riscrittura di applicazioni legacy (68%), dalla percezione di un processo di sviluppo troppo impegnativo e costoso (67%), dalla mancanza di competenze (63%), dall’aumento complessità dell’architettura applicativa (52%).

Le dimensioni su cui lavorare per una cloud transformation efficace

Il bilancio dell’evoluzione fin qui presentata è complessivamente positiva in termini di consapevolezza del ruolo del cloud. Tuttavia, non sempre si traduce in una reale capacità di impiegarne al meglio le opportunità.

“È ormai evidente che in molti casi il cloud rappresenta l’unica opzione valida. Ma qual è il livello di maturità e di efficacia, quali sono le criticità? Quante organizzazioni hanno davvero iniziato a lavorare sulla revisione dei processi impattati dal paradigma as a service?” si interroga Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation.

La ricerca ha cercato di rispondere a queste domande, verificando non solo se le organizzazioni utilizzano il cloud, ma anche come lo fanno, a partire dall’analisi del tipo di applicazioni, dalle competenze, dal confronto fra le modalità operative in cloud e on premise. L’Osservatorio ha, di conseguenza, indicato le diverse dimensioni su cui lavorare per realizzare una completa cloud transformation, sinteticamente riassunte qui sotto.

Dall’analisi emergono alcuni elementi di criticità: mentre sugli aspetti prettamente tecnologici ci sono stati notevoli progressi, sugli altri, come competenze e change management, strategia e governance, si stanno ancora muovendo primi passi.

Nell’adozione del cloud, il 74% usa le stesse logiche impiegate nella modalità on premise, il 21% sta iniziando a lavorare partendo dall’impiego di tool tecnologici, solo il 5% ha davvero intrapreso il percorso della cloud trasformation completa, operando su tutte le dimensioni coinvolte. Le principali difficoltà incontrate riguardano la capacità di trovare le competenze, di formarle, di trattenerle (69%) e quella di adattare i modelli organizzativi alle logiche cloud (63%). In positivo va detto che, a partire dalla consapevolezza che l’attuale gestione dei costi è inefficace, la maggior parte delle aziende (65%) prevede nei prossimi mesi di intraprendere iniziative di ottimizzazione delle risorse e dei costi del cloud.

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